Teatro della Pergola
Gioele Dix: un malato immaginario in forma smagliante
Pieno successo a Firenze di una bellissima edizione del capolavoro di Molière
di Domenico Del Nero
Foto Fabio Artese
35 anni senza il minimo acciacco. Il
Malato Immaginario prodotto
dal teatro Franco Parenti che ha esordito
ieri sera alla Pergola di Firenze è firmato da Andrée
Ruth Shammah, la stessa regista che lo diresse all’inizio degli
anni 80 del secolo passato; i costumi sono ancora quelli di Gian
Maurizio
Fercioni, eleganti e perfettamente indovinati; non sono sempre
“d’epoca”, ma spaziano in maniera simpatica e mai fuori luogo
dal Seicento all’Ottocento e oltre, sempre contribuendo in maniera
perfetta a caratterizzare personaggi che sono unici e irripetibili,
ma anche tipi eterni: la magia di Molière
e
dei
grandi drammaturghi.
Una
magia che ieri
sera ha perfettamente funzionato e incantato il pubblico che riempiva
il teatro in ogni ordine di posti; un entusiasmo manifestato dai
vivacissimi applausi ma anche dai commenti entusiasti nel foyer;
stavolta anche lo spettatore più ipercritico ha dovuto trangugiare
…. la medicina del successo.
E
se questo malato gode di buona, anzi ottima salute il merito è
sicuramente di una compagnia di ottimo livello: uno dei quei casi in
cui ogni ingranaggio funziona, e lo spettacolo corre veloce senza
momenti di stanchezza o senza che mai l’occhio si stacchi dal
palcoscenico verso l’orologio.
La
regia, anzitutto, caratterizzata da vivacità, buon gusto, equilibrio
e freschezza; l’occhio della regista è naturalmente fisso sul
protagonista, intorno al quale si muovono a diversi ritmi gli altri
personaggi, raccontando una storia sicuramente godibile e divertente,
ma non superficiale. Argan siede infatti come un sovrano sul suo
trono di medicine, cataplasmi e impiastri, ma più che sovrano, è
suddito, anzi ostaggio nella mani dei medici, della moglie avida e
interessata, della sua ipocondria e dabbenaggine. Proprio
come l’Orgon del Tartufo, questo Argan è il primo artefice della
sua rovina, che potrebbe essere davvero calamitosa se non
intervenissero a salvarlo persone che gli sono veramente vicine. La
scenografia, sempre di Fercioni, è sobria ed elegante, perfettamente
funzionale allo
stile dello spettacolo: c’è
una sala principale con una poltrona rossa al centro, vero e proprio
“trono” del poco paziente malato; alcune sedie per medici e
familiari, , alcune pareti di tulle nere e in fondo tre lampadari
liberty e tre porte. Ottima anche la sottolineatura della luci di
Gigi Saccomandi, così come le musiche di Michele Tadini e Paolo
Ciarchi che a tratti richiamavano un po’ gli anni ‘80. La
traduzione di Cesare
Garboli ormai “classica” ha però uno stile contemporaneo che
affascina e coinvolge.
E
infine (si fa per dire!) la compagnia. Il teatro Franco Parenti ha
voluto onorare uno dei suoi padri fondatori, proprio quello di cui
porta il nome, che negli anni ottanta fu protagonista di quella
edizione eccezionale. Protagonista di quella odierna è Gioele Dix,
perfettamente a suo agio nel ruolo di un Argan lamentoso e
asfissiante, ma anche con accensioni di collera e di violenza; un
personaggio complesso affrontato con grande maestria, senza mai
eccedere, sicuramente divertente ma anon senza qualche tratto
drammatico: un nevrotico vittima di se stesso. “
Argan è un depresso, ma allora non si diceva” - dichiara
Gioele
Dix, - ha una sindrome bipolare con cambi di umore continui e momenti
di infantilismo. È una figura bellissima, in cui si intravvedono,
tra i quadri spassosi, certe pieghe di dolore. La compagnia in scena
con me è affiatata ed efficace, ed è fondamentale perché Argan è
un protagonista anomalo, non ha grandi monologhi, lavora di sponda,
nei rapporti con la serva, con la moglie, le figlie e con i medici. È
una grande palestra per affinare lo stile comico”.
Ha
perfettamente ragione Dix sull’affiatamento della compagnia: non
c’è in effetti un solo attore che non abbia impersonato al meglio
il suo ruolo, dai medici boriosi e incompetenti alla bravissima
cameriera Tonina interpretata da Anna Della Rosa, vivace, simpatica e
impicciona … come da ricetta!
“Il
nostro Malato
immaginario”,
conclude Gioele Dix, “è in grado di rappresentare le fragilità
dell’uomo, la consapevolezza del disagio, del bisogno di difendersi
dal mondo esterno e di fuggire le responsabilità dell’esistenza,
in una consonanza col presente, con l’irreversibile condizione
della perdita di fiducia in se stessi e nei propri simili”.
Senz’altro;
ma lo fa con tutta la grazia e la vis comica del grande Molière. Uno
spettacolo davvero da non perdere …. senza
bisogno di prescrizione medica!
Repliche:
da oggi a sabato, ore 20,45. Domenica 11 dicembre ore 15,45.
Teatro
Franco Parenti
Gioele
Dix
IL
MALATO IMMAGINARIO
di
Molière
traduzione
Cesare
Garboli
con
Anna
Della Rosa, Marco Balbi, Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Piero
Domenicaccio, Linda Gennari, Pietro Micci, Alessandro Quattro,
Francesco Sferrazza Papa
scene
e costumi Gian
Maurizio Fercioni
musiche
Michele
Tadini, Paolo Ciarchi
luci
Gigi
Saccomandi
regia
Andrée
Ruth Shammah