PRIMA NAZIONALE

Edipo: I due drammi di Sofocle al teatro della Toscana. Edipo a Colono più convincente.

Le tragedie Edipo Re ed Edipo a Colono con le regie di Sturno e Mauri: più coerente e affascinante la seconda.

di Domenico Del Nero

Edipo:  I due drammi di Sofocle al teatro della Toscana. Edipo a Colono più convincente.

Glauco Mauri in Edipo a Colono (ph. Manuela Giusto)

Sicuramente una eccellente idea, quella di proporre insieme le due tragedie di Sofocle su uno dei miti più affascinanti e angosciosi del mondo greco, Edipo: senza dubbio  due capolavori del teatro universale. Però, lo spettacolo che sta andando in scena da martedì alla Pergola convince veramente solo per metà: la seconda, per la precisione.  Realizzato dalla compagnia Mauri – Sturmo,  lo spettacolo Edipo  vede nella prima parte l’Edipo re, la cui regia è affidata a Andrea Baracco, mentre nella seconda l’Edipo a Colono  è diretto da Glauco Mauri, che interpreta anche il ruolo del protagonista. [1]Due registi diversi  di due differenti generazioni  (Baracco è di circa 40 anni più giovane): “E’ stata una bellissima collaborazione – ha dichiarato Mauri  - in cui ognuno ha lavorato con libertà per affrontare la tragedia classica e accogliendo reciprocamente nuovi punti di vista … Gli  attori, a cominciare da Roberto Sturno, pur con ruoli diversi, sono gli stessi sia in Edipo re che in Edipo a Colono, così come la scenografia e la costumistica: le regie sono differenti ma c’è un filo rosso che lega le due messinscena.”

Sicuramente si tratta di due modi diversi ed entrambi legittimi di concepire un’opera teatrale, più  “avveniristico” e attualizzante il primo, più tradizionale il secondo; ma  il trait d’union  si fatica a comprenderlo, se si esclude il soggetto, gli attori e il resto. Molto diversa è infatti l’impostazione dei due spettacoli e anche il modo di impostare la recitazione degli attori: e il primo ha lasciato francamente abbastanza perplessi per più di una ragione. Non si tratta di “fare la guerra” all’allestimento innovativo: l’anno scorso, una edizione “tecnologica” è ben più avveniristica dell’Orestea di Eschilo risultò ben centrata ed entusiasmante.

Nello spettacolo di Baracco abbiamo invece costumi di una modernità abbastanza generica e indistinta: Creonte sembra una sorta di boss mafioso, mentre il pastore di Laio una sorta di killer non meglio identificato; anche la mise di Giocasta è quantomeno discutibile.  La scenografia oscilla tra un esterno di periferia e la fiancata di una nave, con proiezioni la cui attinenza non è quantomeno facilmente intuibile. Ogni tanto cala qualche “microfono” il cui significato non è del tutto chiaro: quasi gli attori si trasformino in star holliwoodiane. Ma poco convincente è anche la recitazione; Glauco Mauri che qui recita il ruolo di Tiresia  riesce a dar fascino anche a un personaggio tutto sommato secondario (almeno nell’economia del dramma); ma la Giocasta di Elena Arvigo appare a tratti un po’ troppo enfatica e sopra le righe, anche per un personaggio di indubbia tragicità quale la sfortunata regina di Tebe. Accettabile, anche se non entusiasmante, l’Edipo di Roberto Sturno: tutta la recitazione in generale rischiava di scivolare un po’ nella monotonia, inoltre la dizione di molti personaggi non era sempre chiara e comprensibile. L’idea di affidare il ruolo del coro ad un unico personaggio (Ivan Alovisio) poteva essere intrigante, ma l’unico tono  che viene tenuto è quello dell’ira e della collera. Non c’è certo solo questo, nei cori dell’Edipo Re. Lo spettacolo è stato comunque applaudito, ma senza soverchio entusiasmo. [2]

Ben altro il discorso per Edipo a Colono:  una impostazione più sobria, “classica” ma pulita e coerente. Una scenografia minimale ed essenziale, pannelli bianchi e pochi elementi a rappresentare il giardino di Colono, un coro con personaggi avvolto in una sorta di saio da cui escono anche Teseo, Creonte, Polinice.  Glauco Mauri ha dato a Edipo toni di profonda umanità e sofferenza, evidenziando  il terribile dramma di chi giunge alla fine della vita con il fardello insopportabile di una serie di azioni nefande compiute senza la minima responsabilità; Elena Arvigo è qui una Antigone dolce e pacata che sa essere però anche ferma e decisa, in perfetta coerenza con il personaggio sofocleo; convincente anche il Teseo di Giulio Scarpinato. Applausi molto più convinti per questo secondo dramma; da registrare con piacere una folta presenza di pubblico soprattutto giovane.

Da vedere comunque, sia per la bellezza della seconda parte sia perché in ogni caso  il dramma antico ha un fascino difficilmente eguagliabile. Prossime repliche sino a domenica, spettacoli feriali ore 20,45, festivo 15,45.



[1] Per la presentazione dello spettacolo cfr. http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=8556&categoria=1&sezione=8&rubrica=

[2] La recensione si riferisce alla seconda rappresentazione (Mercoledì 9 novembre)

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