PRIMA NAZIONALE

EDIPO: dalla condanna alla pace. Il dittico di Sofocle in scena alla Pergola

Due capolavori di uno dei più grandi tragici di tutti i tempi nella intepretazione della compagnia Mauri - Sturmo.

di Domenico Del Nero

EDIPO: dalla condanna alla pace. Il dittico di Sofocle in scena alla Pergola

Glauco Mauri (Tiresia) e Roberto Sturno(Edipo) Foto Manuela Giusto

Per Aristotele,  il primo è il  dramma per eccellenza; la tragedia perfetta; mentre il secondo  fu portato dal suo autore già ultraottantenne a prova della sua sanità  mentale, dato che il figlio Iofonte lo aveva denunciato come incapace di intendere e di volere. Bastò e avanzò per ottenere, più che l’assoluzione, il plauso generale e l’onta al figlio degenere.

In ogni caso, Edipo Re ed Edito a Colono non sono solo due capolavori di un gigante della letteratura, Sofocle, ma del teatro di tutti i tempi.  Perfetto esempio di quello che Eric Dodds chiamava la “civiltà di colpa, Sofocle non ha più la  serena fiducia di Eschilo nella giustizia divina; se anche non arriva ancora all’atteggiamento a volte dissacratore di Euripide, il grande drammaturgo di Colono avverte la solitudine dell’uomo, il silenzio o l’ambiguità della divinità, il destino che schiaccia l’uomo inesorabilmente, anche se l’eroe può comunque opporre e rivendicare la sua dignità. Cosa ci può essere di più terribile che uccidere il proprio padre e unirsi con la propria madre?Eppure Edipo, re si Tebe giusto e attento al bene comune, commette queste atti atroci, ma non può definirsi responsabile,  con buona pace di Freud e del suo celebre “complesso”. La ricerca del sovrano tebano, per certi aspetti una vera e propria inchiesta “gialla” sull’assassinio del suo predecessore, si configura sempre più come una discesa agli inferi, un cappio che si stringe intorno al collodi un “esecutore” che però è difficile poter definire colpevole. E sarà proprio questo (forse) a valergli nel secondo dramma la redenzione e il riscatto.

I due drammi non furono contemporanei: del primo si ignora la data di rappresentazione, ma risale molto probabilmente al decennio 430-420 a.c., quindi nel pieno dell’attività del tragediografo; mentre il secondo fu rappresentato postumo nel 406. Se il primo segna la caduta e l’abiezione (del tutto suo malgrado) dell’eroe, nella seconda vi è un tardivo riscatto, anche se sia i primi che il secondo avvengono nella più totale “imperscrutabilità.”

Drammi di grande fascino entrambi e il primo anche di grandissima fama.  Da martedì 8 novembre li troveremo appaiati insieme per iniziativa del teatro della Toscana, che li rappresenta alla Pergola  in prima nazionale nella versione della compagnia Mauri – Sturmo, con il titolo  Edipo.

L’Edipo a Colono vedrà la regia di un grande veterano della scena, Glauco Mauri, che all’età di 86 anni torna alla tragedia che forse meglio esprime l’enigma dell’uomo contemporaneo; mentre l’Edipo re è affidato all’interpretazione di Andrea Baracco. Due registi, due generazioni a confronto, esempio di collaborazione e di continuità, oltre che condizione indispensabile per il futuro del teatro. Mauri ricoprirà inoltre il ruolo di Tiresia nell’Edipo Re e quello del protagonista nell’altro dramma.

In scena con Glauco Mauri e Roberto Sturno ci sono Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato, Paolo Benvenuto Vezzoso. Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta. Le musiche di Edipo a Colono sono di Germano Mazzocchetti, e gli elementi sonori di Edipo Re di Giacomo Vezzani. Le luci di Alberto Biondi. Il video di Luca Brinchi, Daniele Spanò.

Una anteprima dello spettacolo  c'è stata il 5 e 6 novembre al Teatro Era di Pontedera. Poi, dopo Firenze, in tournée in tutta Italia.

“Sono tornato a Edipo”, afferma Mauri, “perché in vent’anni è passata molta vita dentro di me e ho acquisito nuova esperienza. E poi perché Sofocle segna un passaggio epocale: Edipo re viene scritto nel 428 avanti Cristo e l’autore solo dopo più di vent’anni riprende il suo eroe per farlo morire senza il dolore del male. Il fatto che l’uomo diventi misura di tutte le cose e che quindi Edipo si dichiari responsabile solo delle azioni che lui compie e non di quelle attribuitegli dagli dei è un fatto di sconvolgente modernità.   Convinti che il Teatro”,  afferma poi  con Andrea Baracco, “sia un’arte che può e deve servire “all’arte del vivere” affrontiamo queste due opere classiche per trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento per comprendere il nostro presente, questo è il nostro impegno e il nostro desiderio”.

Senza dubbio un appuntamento di grandissimo interesse, che segue quello di grande successo ed effetto della precedente stagione, con l’Orestea di Eschilo.  

Fra gli altri interpreti: nell’ Edipo re  Roberto Sturno sarà lo sfortunato sovrano tebano, Elena Arvigo Giocasta, Roberto Manzi Creonte. Nell’ Edipo a Colono,  la Arvigo sosterrà il ruolo di Antigone,Creonte sarà Mauro Mandolini, Giulio Scarpinato Teseo.

 

 

8 – 13 novembre | Teatro della Pergola PRIMA NAZIONALE

(martedì-sabato ore 20.45; domenica ore 15.45)

 

 


 

 

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.