Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Anastasiya Petryshak con il "Cannone", il celebre Guarnieri appartenuto a Paganini (dal sito della concertista)
Paganini non ripete, ma Anastasiya Petryshak per fortuna sì; e così la giovane, bella e elegante violinista ucraina, dopo aver incantato il pubblico con l’esecuzione del primo concerto per violino e orchestra del sommo violinista genovese, ha fatto dono al pubblico fiorentino del teatro Niccolini di un raffinato e graditissimo bis.
Davvero una bella serata, quella di sabato 17 settembre, nella cornice davvero raffinata del restaurato Teatro Niccolini, che si sta rivelando un ottimo palcoscenico su più fronti: quello della prosa e quello musica, grazie anche ad una acustica di tutto rispetto. Ma lo spettacolo di sabato, oltre che di questa eccezionale virtuosa, è stata anche la serata del Conservatorio Cherubini, che si sta sempre più confermando una delle eccellenze fiorentine in campo musicale. E’ stata infatti la sua orchestra, diretta con mano sicura ed esperta del maestro Paolo Ponziano Ciardi, professore ordinario di formazione orchestrale e bacchetta di tutto rispetto tra i direttori italiani ad accompagnare la Petryshak, dopo aver eseguito un omaggio allo …”sponsor”, come lo ha con spirito definito il direttore del conservatorio fiorentino prof. Paolo Zampini che ha introdotto la serata: l’ouverture dell’opera Demophoon (1788) di Luigi Cherubini. Qui il complesso orchestrale ha dato subito un’ottima prova della sua compattezza e affiatamento, con una esecuzione nitida e impeccabile.
Altrettanto può dirsi dell’esecuzione dell'opera principale; il concerto di Paganini ha uno strumentale piuttosto ricco, con una intonazione e coloratura “rossiniana”. Soprattutto gli archi hanno rivelato una buona compattezza e una notevole ricchezza di sfumature ed effetti; ma tutto il complesso orchestrale, composto quasi completamente da giovani strumentisti, ha dato uno prova di ottimo livello, assecondando perfettamente la solista e dando sotto la guida di Ciardi una lettura vivace e scattante, evidenziando anche i tratti più “melodici” e patetici. Peccato per una defaillance di una tromba ma …. Succede anche alle orchestre più blasonate!
La Petryshak suonando sul violino Eberle recentemente restaurato, è stata una eccellente virtuosa, muovendosi perfettamente a suo agio tra le “insidie” delle parte solistica. Un suono di un chiarezza e nitore veramente “cristallini”, merito certo anche di uno strumento d’eccezione, ma soprattutto della mano che lo suonava. Degna di Paganini, verrebbe da dire.
Peccato solo che vi sia stata un'unica recita: e qui davvero verrebbe da dire Paganini non ripete!