Editoriale

Papa Bergoglio, le suocere e i delitti degli integralisti cattolici.

Per Francesco se si parla di integralismo islamico bisogna parlare anche di integralismo cristiano. Ma quale attentato è stato compiuto in nome di Cristo?

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

i, questo è certo, abbiamo un magistero volante. Ogni volta che Francesco si reca all’estero, le conferenze  stampa sull’aereo sia all’andata che soprattutto al ritorno assumono il valore di veri e propri “pronunciamenti”. Se dogmatici o no, con questo papa non si può mai dire: scioccanti, di sicuro lo sono sempre.

Ma con l’ultima, si è veramente passato il segno, perché non si capisce se, davanti ad avvenimenti di estrema gravità, Francesco scherzi (e c’è da scherzare?) oppure creda che il suo gregge sia composto, più che di pecore, di pecoroni e caproni.

Nell’aereo papale che lo riportava in volo dalla Polonia (31 luglio)   Bergoglio si è trovato davanti a una domanda insidiosa: per quale motivo quando parla di terrorismo,  non pronunci mai la parola Islam.  La risposta è talmente assurda che vale la pena di riferirla …. papale papale:

“A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: c’è quello che uccide la fidanzata o la suocera, e questi sono violenti cattolici battezzati. Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica? Gli islamici non sono tutti violenti. E’ come una macedonia, ci sono i violenti nelle religioni. Una cosa è vera: in quasi tutte le religioni c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Anche noi ne abbiamo. E quando il fondamentalismo arriva a uccidere - si può uccidere con la lingua, lo dice l’apostolo Giacomo, non io, e si può uccidere con il coltello - non è giusto identificare l’islam con la violenza. Ho avuto un lungo dialogo con il grande imam di Al Azhar: loro cercano la pace e l’incontro. Il nunzio di un paese africano mi diceva che nella capitale del suo paese c’è sempre una coda di gente per passare la porta santa e alcuni si accostano ai confessionali. Ma la maggioranza va avanti a pregare all’altare della Madonna, e ci sono musulmani che vogliono fare il Giubileo (…)Sì, possiamo dire che il cosiddetto Isis è uno stato islamico che si presenta come violento, perché come carta d’identità ci fa vedere come sgozzavano gli egiziani. Ma questo è un gruppetto, non si può dire, non è vero e non è giusto dire che l’islam sia terrorista”. 

A parte il bel quadretto edificante dei  musulmani che vanno a pregare all’altare della Madonna e persino si confessano (???? Pessimi islamici, allora!) sulla cui veridicità è lecito avanzare qualche riserva  (ci sarà anche qualche caso, ma se i rapporti sono sempre e comunque così idilliaci, chi è che scanna e perseguita cristiani in Africa, in Asia e in mezzo mondo? La zanzara anofele e la mosca tse tse?)  ancora una volta quello che colpisce è il “rigirare la frittata” su cattolici e cristiani in generale. Si può anche convenire che non tutti gli islamici siano terroristi o anche semplicemente violenti; si può senz’altro essere d’accordo sul fatto che dietro certi fenomeni non ci siano motivazioni solo religiose, ma anche politiche e economiche (anzi, già che c’è perché non lo spiega ai suoi “amici” Obama e dama Hillary, che di questa situazione sono largamente responsabili, invece di limitarsi a contrastare Trump?) ; ma di lì a negare le motivazioni religiose il passo è sicuramente lungo, diciamo pure un salto della quaglia, anzi dello struzzo  (e qui la metafora è particolarmente calzante) o addirittura del canguro.

Ma dove veramente si passa ogni limite, al punto da rendere lecito il sospetto di mala fede, è quando tira in ballo gli “integralisti cattolici” sadici scannatori di fidanzate e di suocere (!) se possibile con coltello o altrimenti in mancanza di meglio con la lingua. Ora, parafrasando il titolo di un celebre romanzo dell’umorista inglese  P.G. Wodehouse,  (le zie non sono gentiluomini) si potrebbe ribattere che le suocere (perlomeno alcune) non sono per l’appunto gentiluomini e quanto a lingue affilate come coltelli non sono sovente seconde a nessuno.  E chi sarebbero poi di grazia i “fondamentalisti cattolici”? le pie donne da parrocchia, pronte a un duello all’ultimo sangue  per aggiudicarsi la seconda lettura o perlomeno il salmo, in quella parodia di rito sacro che è ormai la messa cosiddetta cattolica? Ma se sono spesso tra le più ferventi sostenitrici di sua santità! O piuttosto, quelli che sono per davvero la bestia nera di Bergoglio, i “cattolici tradizionalisti”, intendendo ormai non solo e non tanto  i sostenitori del Rito Romano Antico, ma in generale chiunque desideri  essere fedele alla dottrina e alla dignità della Chiesa, senza vederla ridotta alla carnevalata sincretista  che sta purtroppo diventando?

Ad ogni buon conto, chiunque sua santità intenda con questa espressione, dovrebbe (forse) tener presente un piccolo ma non insignificante particolare: che ancora non si danno vecchiette armate di rosario e plastico o pericolosi “tridentini al tritolo” che si facciano esplodere in luoghi frequentati da musulmani, ma anche più semplicemente da gente che passeggia ignara di camminare verso una fine atroce,  al grido di “Viva Maria”o “Viva Cristo re”. Al contrario, caro papa Francesco: il cristiano in certi paesi è colui che pur di non rinnegare Cristo accetta di salire sulla croce (e non per metafora) senza che i soliti inutili idioti sentano il bisogno di prendere gessetti o di dichiarare je suis qualcosa: le vittime della Siria, della Nigeria, del Pakistan etc. etc. per i quali lei, santità, non ha avuto – nel migliore dei casi – che poche e frettolose parole. O sono forse questi per Bergoglio gli “integralisti cattolici”?

E’ incredibile che proprio al papa sfugga questa fondamentale differenza: che certo esistono cattivi cristiani, esistono purtroppo anche assassini, delinquenti e criminali che si definiscono cristiani. Ma per l’appunto, non uccidono in nome di Dio: lo fanno perché purtroppo l’umanità è segnata anche (non solo) dal marchio di  Caino. Sì certo, ora ci sarà il solito “bene informato” che tirerà in ballo le Crociate, la Santa Inquisizione e la Vispa Teresa; ma a parte il fatto che si tratta di cose un poco “datate” non sarebbe affatto male ricordarne i contesti storici e sfatare un po’ di “leggende nere”:  a partire del fatto, solo per un breve esempio, che le cosiddette “Crociate” nacquero come guerre difensive, non offensive (nessuno di queste poderose tempre di intellettuali si è mai chiesto perché Carlo Magno, in barba a Orlandi innamorati o furiosi, non bandì mai nessuna crociata?).

Oggi il cristiano in quanto tale è decisamente inoffensivo: sin troppo, ci sarebbe da dire.  Ma non si deve mai dimenticare che il messaggio del Vangelo – senza bisogno di “interpretazioni” è un messaggio di pace:pace vera, autentica e dunque non “pacifista”.  Un cristiano che si facesse saltare in aria in mezzo a vittime innocenti e lo facesse in nome di Dio, oltre ad essere un volgare assassino cadrebbe nella più totale, assoluta e assurda contraddizione. Ora, senza con questo voler negare la presenza di persone di buona volontà e sentimenti tra i musulmani: si può dire altrettanto per gli islamici?

Sono interrogativi a cui il papa e i vertici della Chiesa dovrebbero dare risposte un po’meno superficiali, Così come sconcertante appare la messa “allargata ai musulmani”(in qualche caso, persino con lettura di passi coranici)   come risposta agli ultimi attentati. Si può certo apprezzare la volontà di parte del mondo musulmano di prendere le distanze dagli integralisti, ma non è comunque snaturando ulteriormente il rito cattolico il modo giusto per farlo: e soprattutto la Santa Messa, che per un cattolico è il momento più importante della propria vita spirituale e presuppone necessariamente una condivisione di fede.  Ancora una volta colpisce, tra l’altro, la mancanza assoluta di reciprocità: perché a nessun Imam è venuto in mente di invitare un sacerdote – o anche un semplice fedele – cattolico a leggere un passo del Vangelo durante la preghiera in una moschea? Ma il rito è il cuore stesso di un credo religioso. I momenti di incontro e dialogo possono essere altri e numerosi ma devono avere come presupposto la più totale e assoluta buona fede. Altrimenti sono solo prese di giro, o meglio vere e proprie “trappole”,  in cui proprio Bergoglio sembra volerci condurre.

 

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