Intervista a Jacopo Alberti (Lega Nord)

Forteto tra orrori ed omissioni

Tante domande ed una semplice considerazione: ma questo è un paese normale? Possono avvenire certe cose in un paese normale?

di  Totalità

Forteto tra orrori ed omissioni

Sin dall’insediamento del consiglio regionale della Toscana  nello scorso anno, uno dei membri più battaglieri della commissione d’inchiesta sul Forteto è stato Jacopo Alberti (Lega Nord),  un giovane e validissimo consigliere che non si tira mai indietro quando c’è combattere in difesa della toscanità, contro il malcostume e la pessima amministrazione dilaganti e che ha cortesemente accettato di rispondere ad alcune domande della nostra testata.

 Consigliere Alberti,come è stato per lei l’impatto con il Forteto? Quale impressione ne ha ricavato?

 Conoscevo la cooperativa Forteto anche prima della ribalta mediatica che ha avuto dopo il secondo arresto di Rodolfo Fiesoli nel 2011 perché è ubicata nel mugello non molto lontano da Calenzano, il comune dove ho iniziato a fare attività politica;  ma non sapevo che al Forteto venissero affidati dei minori dal tribunale, pensavo che  fosse una comunità di recupero per tossicodipendenti tipo San Patrignano.

Dal 2011 poi ho seguito le nuove vicende giudiziarie ed ho accettato molto volentieri di far parte della seconda commissione di inchiesta del consiglio regionale istituita nel luglio 2015 poco dopo l’insediamento della X legislatura.

L’impatto è stato drammatico, la prima sensazione avuta dopo aver letto i verbali e la relazione finale della prima commissione è stata quella di sconcerto. Mi sono posto subito una serie di domande: come può accadere una cosa simile? come è possibile che il tribunale dei minori dopo una sentenza di condanna definitiva per reati di molestie nel 1985 ai danni del fondatore Fiesoli possa ancora dar credito alla struttura e continuare con lo strumento dell’affido; ancora come mai i servizi sociali del comune e dell’asl non controllavano o controllavano male? Come è mai possibile che i sindacati non si accorgessero che al Forteto vi lavoravano a nero i ragazzi minorenni ridotti in schiavitù? Tante domande ed una semplice considerazione: ma questo è un paese normale? Possono avvenire certe cose in un paese normale?

E’ evidente che tutto ciò è avvenuto per un black out istituzionale che aveva reso il Forteto una cooperativa che agiva in una sorta di “zona franca” dove tutto gli era permesso per tutta una serie di coperture politico istituzionali quali hanno beneficiato.

 Durante le audizioni in commissione non sono mancati personaggi celebri; chi l’ha maggiormente colpita e perché?

 Mi ha molto colpito una delle prime audizioni, un ex giudice del tribunale dei minori. Questi aveva addirittura fatto amicizia con i vertici del Forteto, ( Fiesoli, Goffredi ecc... ) venendo quindi meno il principio della terzietà;  frequentava settimanalmente la cooperativa, pranzi, cene, spese al market e coinvolgeva anche i colleghi del tribunale in una sorta, come le definiva lui stesso, di “gite scolastiche".

Mi hanno colpito anche i tanti non so, non ricordo, di tante persone che hanno ancora il coraggio di coprire le nefandezze della triste vicenda.

Altri testimoni invece hanno dichiarato che sono stati ingannati dalle capacità del Fiesoli di ammaliare le persone, e non si erano accorte minimamente che dietro un'apparente situazione idilliaca quale voleva apparire il Forteto, si nascondevano le più tremende aberrazioni.

Di personaggi celebri sono poi passati Antonio Di Pietro che ha dichiarato di esserci stato al Forteto solo in occasione del suo tour elettorale nelle suppletive del senato del 1997, dimenticandosi anche che aveva scritto una prefazione di un libro sul Forteto, 

Rosi Bindi invece è venuta in audizione per smentire di esserci mai stata, 

Bruno Vespa ha confermato invece che in occasione di una puntata dedicata al Forteto nel 2002 aveva ricevuto moltissime pressioni per non far andare in onda la puntata.

 Come spiega l’atteggiamento del PD toscano sulla relazione della commissione?

 Un atteggiamento vergognoso e ambiguo.

Il capogruppo del Pd Marras ed il Presidente della commissione Bambagioni una settimana prima avevano fatto una conferenza stampa congiunta nel quale avallavano l’ipotesi, poi inserita nella relazione finale, di commissariamento della cooperativa quale unico strumento per dare quella discontinuità con il passato che nemmeno l’attuale nuovo consiglio di amministrazione può dare anche perchè sembra risponda ancora alle logiche della “vecchia guardia”.

Poi una volta chiusi i lavori della commissione e presentata la relazione finale all’interno del Pd si è scatenata una vera e propria guerra civile con alcuni consiglieri che hanno disconosciuto la relazione stessa. Molto grave !

Chiaramente è la parte del Pd quella che viene dall’esperienza pci-pds-ds, quella che non vuol sentir dire in alcun modo che una parte politica, la sinistra appunto, tra gli anni 70 ad oggi ha difeso e supportato il Forteto.

Senza dimenticare che tra i banchi del Pd siede anche la figlia di un ex importante giudice del tribunale dei minori, il primo che iniziò ad affidare i minorenni al Forteto. Lo stesso che dopo le prime condanne passate in giudicato nel 1985 sosteneva che la condanna a Fiesoli era ingiusta e figlia di una congiura politica in quanto il primo magistrato a condannare Fiesoli fu Carlo Casini già leader del movimento per la vita successivamente deputato nelle fila della democrazia cristiana.

Il 26 luglio la relazione finale   della seconda commissione di inchiesta approderà in aula in consiglio regionale ma solo per la discussione politica in quanto è stata votata all’unanimità in commissione da tutti i gruppi presenti.

Mi auguro fortemente che il Pd non voglia ulteriormente difendere una brutta e ve rgognosa storia ma faccia mea culpa e chieda scusa a tutti quei ragazzi, ragazze o persone adulte massacrate psicologicamente da dei pazzi scatenati, ridotti in schiavitù, molestati psicologicamente  e sessualmente per tanti di loro, e che di questa brutta vicenda si interessi anche il parlamento per far si che sia di monito - quale esperienza in negativo -  di cosa può succedere quando si verificano corto circuiti istituzionali.

 

 

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