Sul podio Yuri Termikanov

La grande Russia all’Opera di Firenze: un trionfo per l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo

Il concerto di ieri sera ha concluso uno straordinario trittico con le migliori orchestre d'Europa ... e non solo!

di Domenico Del Nero

La grande Russia all’Opera di Firenze: un trionfo per l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo

Un finale davvero da brivido.  Dopo i Wiener e i Berliner , l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo porta in Toscana una serata che non sarà facile dimenticare.  Un programma, quello eseguito ieri sera al teatro dell’Opera di Firenze,  sicuramente “popolare” ma non certo di facile esecuzione e di straordinaria bellezza:   l’ouverture – fantasia in si minore Romeo e Giulietta e il concerto in re maggiore per violino e orchestra op.35 di Ciajkowsky nella prima parte e la suite sinfonica op. 35  Sheherazade di Rimsky –Korsakov nella seconda.  Sul podio un vero leone della bacchetta  Yuri Termikanov, dal gesto elegante e misurato da cui però promana una energia incredibile, che si comunica agli orchestrali perfettamente affiatati come una scarica elettrica.

L’ouverture- fantasia Romeo e Giulietta ebbe una gestazione piuttosto lunga: la prima versione è del 1869, ma la terza e ultima, quella che oggi si ascolta, fu presentata al pubblico per la prima volta nel 1886.

Dedicata a Mili Balakirev, leader del gruppo nazionalista musicale detto “dei cinque) con cui Ciajkowsky  ebbe rapporti abbastanza altalenanti, la ouverture fantasia è strutturata attorno ai temi dell’odio tra le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi e dell’amore tra i due giovani. Non era certo una novità anche da un punto di vista musicale, ma il grande compositore russo riesce a fare un qualcosa di assolutamente personale e coinvolgente: più che rispecchiare la storia originale, ne offrì una interpretazione  basata sulla musica popolare russa.  Ogni tema corrisponde a un personaggio, ad esempio frate Lorenzo è rappresentato da un “canto” religioso dalla solennità arcana,  mentre il tema musicale dell’amore si divide in due parti: una rappresenta la passione di Romeo, l’altra la tenerezza di Giulietta; dopo alcuni sviluppi, improvvisamente la percussione dei timpani preannuncia una marcia funebre, in cui il tema è affidato alle struggenti sonorità degli archi; quindi la conclusione.  E sin da questo primo brano direttore e orchestra hanno dato subito il meglio di sé, con una lettura ora solenne ora appassionata, caratterizzata dalla forza straordinaria degli archi, dalla vivacità dei colori, da quell’alternanza di titanismo e di lirismo che è una caratteristica del grande, e a volte sottovalutato, compositore russo. Un suono compatto, pulito e nitido, che si mantenuto in modo eccezionale per tutto il concerto.

Il secondo titolo era sicuramente molto impegnativo: il concerto per violino e orchestra, composto nel 1878 ed eseguito per la prima volta a Vienna nel 1881. Molto discusso e criticato, sorte comune a molte opere del compositore russo, nacque in un periodo particolarmente fecondo per il musicista ed è in parte ispirato alla tradizione del grande concerto romantico, soprattutto quello op. 64 di Mendelssohn. Ma Ciajkowsky si allontana dai consueti schemi formali, grazie a una accesa fantasia melodica caratterizzata da un marcato accento slavo.   Nella serata di ieri   il  solista era Leticia Moreno, violinista spagnola , artista esclusiva della Deutsche Grammophon; grazie al suo fraseggio rapido e mosso e a una notevole inclinazione al lirismo la Moreno ha “dialogato” perfettamente con l’orchestra,  risolvendo in modo brillante le evoluzioni del violino nel primo tempo (allegro moderato)  e lo straordinario virtuosismo del terzo. Applauditissima da un pubblico entusiasta già la prima parte del concerto, che nella seconda  ha presentato un capolavoro tanto celebre quanto entusiasmante: la suite Sheherazade  di Nikolaj  Rimskij-Korsakov  .

 Rimskij-Korsakov decise di comporre un’opera orchestrale basato sul libro Le mille e una notte mentre stava lavorando al completamento del Principe Igor, il capolavoro incompiuto dell’amico Aleksandr Borodim, nell’inverno del 1887. Ne nacque così una suite sinfonica formata da quattro episodi  tra di loro indipendenti, ma strutturata in quattro movimenti che formano un tema unitario. Il compositore era sempre stato profondamente attratto dal gusto  per l‘esotico e la fiaba che sono presenti in quasi tutte le sue composizioni;  e quei racconti arabi, in cui il soprannaturale e l’avventuroso si fondono nella cornice lussureggiante di un Oriente fantastico, costituirono per lui una ispirazione ideale.  La prima esecuzione dell'opera ebbe luogo il 28 ottobre 1888, e fu diretta dal compositore in persona.,

La partitura però  non “illustra” alcune storie della celebre raccolta ma evoca quattro scene  in un vivace e reciproco contrasto. I quattro tempi sono collegati tramite due temi ricorrenti, quello del sultano che compare subito nell’apertura del lavoro (nelle prime sei battute) e quello insinuante di Sheherazade che lo segue immediatamente (recitativo  violino- arpa).

Ma aldilà della struttura formale, non c’è dubbio che il profondo fascino di questo capolavoro stia soprattutto nella sua capacità di evocare poeticamente  immagini e figure, grazie al timbro e alla inesauribile fantasia delle composizioni strumentali di cui del resto Rimsky era maestro assoluto.  Facile scadere dunque nell’oleografico e in una esecuzione che punti sull’effetto senza sottolineare le mille sfumature e gli impasti, i passaggi delicati e la spettacolarità fantastica di questa partitura. Ma la lettura di Termikanov e dell’orchestra di San Pietroburgo è stata davvero da … Mille e una Notte. Straordinario il primo violino intenso ed espressivo, gli archi nella loro robusta compattezza,  il fagotto nel suo lungo assolo e i fiati nella loro ricchezza di sfumature, gli ottoni dal suono secco e graffiante: un timbro orchestrale veramente “magico”, vellutato ma non troppo scuro, ricco di vibrazioni ma senza eccessi . Un mosaico prezioso che Termikanov ha guidato con mano sapiente e sicura e che è stato giustamente premiato da una vera esplosione di entusiasmo da parte del pubblico. Sono seguiti due graditissimi bis, tra cui il celeberrimo Trepak dallo Schiaccianoci  di Ciajkowsky. Una sorta di brindisi russo con cui concludere una fantastica serata.

 

 

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