Brexit

La Gran Bretagna se ne va dalla Ue, una speranza per chi sta soffrendo la follia degli euroburocrati

Tutto da rivedere, non dobbiamo essere costretti a tornare alla frammentazione nazionale, ma non si può neppure continuare sulla strada indicata dalla Germania della Merkel

di Simonetta  Bartolini

La Gran Bretagna se ne va dalla Ue, una speranza per chi sta soffrendo la follia degli euroburocrati

E così alla fine è successo, il terremoto che tutti paventavano si è scatenato, ora non resta che vederne i veri effetti. L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue che a quanto pare nessuno si attendeva, neppure i celebri bagarini inglesi, considerati più affidabili dei sondaggi, che avevano dato il leave al 93,8% (chi ha scommesso sull’uscita deve aver fatto dei bei soldini) – ha provocato come primo effetto la immediata senescenza dei quotidiani che salvo un paio, più furbi, hanno titolato fidandosi dei sondaggi che fino a tarda notte davano il remain per vincente.

Nella notte lo spoglio si è concluso e il risultato ha mostrato che gli inglesi si sono incaricati di segnalare con forza il profondo malessere della maggioranza dei cittadini europei nei confronti di un’unione che ha fondato la sua forza su sacrifici diventati incomprensibili nonché insostenibili  visto che a beneficiarne il realtà è la sola Germania, per non parlare della finanza, entità magmatica incomprensibile ai più, vera detentrice del potere mondiale.

Certo i primi effetti sembrano devastanti: le borse sono crollate, ma guarda caso più quelle europee rispetto a quella londinese; Cameron ha annunciato le sue dimissioni; Marine Le Pen, seguita a ruota da Salvini ha dichiarato: “Ora Frexit” ovvero via la Francia dall’Unione; mentre tutti coloro che prevedevano sventure epocali cominciano a cambiare le analisi. L’Inghilterra, dicono, infondo in Europa non c’era veramente: niente Euro (certo gli inglesi nell’Unione erano entrati ma senza consegnarsi mani e piedi legati come noi altri imbecilli), niente Schenghen ecc ecc; già,  e ciononostante i cittadini britannici hanno sofferto dei pur minori legami rispetto agli altri paesi con il moloch finanziario squinternato che i burocrati di Bruxelles hanno portando a tutta velocità a schiantarsi scontro il muro della crisi.

Hanno votato contro la Ue i ceti medi e mediobassi, cioè tutti coloro che hanno sofferto maggiormente gli effetti della crisi e che non vedono, nell’abbraccio soffocante di Bruxelles, alcuna speranza che le cose migliorino, hanno visto cosa è successo alla Grecia, ridotta in semischiavitù finanziaria, privata della sovranità nazionale, e (anche se nessuno ne parla più per evitare si diffonda il panico e ulteriore rabbia nei confronti della Ue) ridotta in ginocchio da una povertà insostenibile. Hanno visto i rischi cui va incontro l’Italia, continuamente minacciata, e dove quello che un tempo era il ceto medio si è ridotto a non potersi più nemmeno permettere le cure mediche.

I britannici, che al contrario di noi hanno un forte senso di appartenenza identitario e non si lasciano fregare dalle minacce, hanno votato contro questa Europa matrigna, mandando al diavolo la Merkel e gli euroburocrati guidati da quel Martin Schultz la cui arroganza e stupidità è pari solo alla sua sgradevolezza fisica e antipatia nel tratto.

Adesso tutti gli irriducibili difensori della Ue e sostenitori da lontano del remain  si affrettano a dire che la Ue deve cambiare, si deve allontanare l’austerità imposta dalla Germania, ecc. ecc.; in effetti non resta altro da fare, se non vogliamo rinunciare all’effettiva forza che proviene dall’essere uniti in un mondo globalizzato dobbiamo cambiare le regole di questa stupida Ue, ridare fiducia ai popoli, far ritrovare loro il benessere perduto, restituire speranza nel futuro, altrimenti, perso per perso, malessere per malessere i popoli sceglieranno uno dopo l’altro di andarsene e provare  a farcela da soli (scelta dissennata, ma come accade quando il malessere diventa insostenibile unica alternativa che la maggioranza finisce per ritenere praticabile), si chiamano “rivoluzioni” che in chiave moderna non si declinano più nelle piazze tagliando fisicamente le teste di chi ha sbagliato o ha oppresso il popolo, ma si manifestano tagliando i legami con chi è ritenuto responsabile.

Sarebbe un disastro che nessuno, tranne l’Inghilterra (perché, vedrete, in GB non accadrà niente di drammatico e dopo qualche giorno gli equilibri si ristabiliranno), potrebbe permettersi, ma se le cose non cambieranno accadrà.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 25/06/2016 15:50:20

    Sicuramente l'Ue è da criticare, cosa purtroppo che avviene ad ondate, ma non è con la Brexit che si risolvono i problemi. Occorre che gli Stati componenti facciano in modo che la commissione Ue, snobbata a suo tempo da tutti, in particolare dall'Italia con la Democrazia Cristiana, s'interessi dei problemi reali della gente, e non delle banche e delle finanze. E' vero che nel frattempo c'è stata l'introduzione dell'Euro, il fiscal compact ed altro ancora, ma Juncker e compagni, e prima Barroso, del rilancio dell'economia reale nessun interesse. Quanto alla scelta di Cameron, è stato un grande errore e del resto la Gran Bretagna ha sempre sfruttato in positivo il legame con l'Ue, con grandi privilegi. Sono tra quelli che non piango per la Brexit: la scelta semmai penalizza il Regno Unito, non so unito per quanto tempo. Quanto alla generazione Erasmus, penso che non cambi niente ma mi fanno sorridere coloro che si lamentano di non poter andare più alle Università britanniche con la rette di cittadini europei, dovendo pagare delle rette pari a 36 mila euro all'anno, invece di 9 mila. A costoro raccomanderei le Università italiane, con tasse molto più basse, e magari quelle pubbliche, come Pavia, Bergamo, Milano, tanto per stare in Lombardia da dove scrivo. Quanto alla follia degli euroburocrati sono d'accordo, ma basta ridimensionarli con scelte politiche.

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