Editoriale

La grande assente nel dibattito politico su Roma, la cultura

Nessuno ne parla, nessuno se ne interessa, però tutti scrivono libri autoapologetici pensando così di colmare la lacuna...

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

sservo la corsa a gomitate, sgambetti, sputazzi e dita negli occhi della destra romana ormai con un vago senso di noia; la guardo come se fosse uno stanco reality dove invece di stare tutti ignudi su un’isola a far la fame, passano il tempo a inacidirsi in stoccatine velenifere come tra vecchie zitelle. Noia. Ancora una volta, tranne un fugace accenno da parte di Marchini, la parola “Cultura” è la grande assente nei programmi dei candidati del centrodestra, lasciamo stare alcune peregrine variazioni sul tema che sarebbero già state obsolete nei tardi anni Settanta, figuriamoci adesso. Poi l’ultima moda è la corsa al libro. Improvvisamente si sono scoperti tutti scrittori e una piccola pletora di libri autocommemorativi o apologetici e comunque del tutto dimenticabili nel panorama editoriale italico, è attualmente negli scaffali di alcune librerie in attesa di finire inesorabilmente, tra qualche mese, prima nel circuito remainder e poi sulle bancarelle. Ma va benissimo così, perché sebbene noioso, questo carnevalone politico amministrativo dell’Urbe si rivela in sintonia con lo spirito della Città Eterna. Una serie di truci scherzi tra figuranti in una delle infinite repliche della recita capitolina che un tempo sarebbe stata irrisa da un Onofrio del Grillo o criticata da Pasquino e da Marforio, mentre oggi si trascina stancamente fino ad arrivare all’età della – loro – pensione.

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