L'Italiana in Algeri

Il crescendo rossiniano al teatro dell'Opera di Firenze è quello degli applausi del pubblico entusiasta

di Domenico Del Nero

Il crescendo rossiniano al teatro dell'Opera di Firenze è quello degli applausi del pubblico entusiasta

Foto Gianluca Moggi

“Datemi la musica di Rossini, che parla senza parole” diceva Schopenhauer. In effetti, l’ Italiana in Algeri è una di quelle partiture in cui uno spirito dionisiaco si sprigiona quasi da ogni nota, senza  bisogno di “capire” le parole del testo.  E ieri sera, ancora una volta, il miracolo del cigno di Pesaro si è ripetuto al teatro dell’Opera di Firenze, a una prima gremita di pubblico che in un crescendo di applausi ha accolto con grande favore una edizione veramente degna di nota. Non una  novità: si tratta infatti dell’allestimento di   di Joan Font, leader della compagnia catalana Els Comediants, coprodotto dal Maggio Musicale Fiorentino con il Teatro Real di Madrid, l’Opéra National de Bordeaux e la Houston Grand Opera, presentato nel capoluogo toscano nel 2010. Scelta più che apprezzabile, in quanto si tratta di un allestimento gradevole e ben fatto, a dimostrazione che non c’è sempre bisogno di “novità”, magari costose ma talvolta discutibili e poco efficaci.  Un allestimento che senza essere “tradizionale” in senso filologico evita però certe attualizzazioni ridicole e forzate:  anche se letto in chiave moderna, lo spirito del libretto di Anelli è perfettamente rispettato; siamo del resto nel 1813, alle soglie – anche in Italia -  di quel Romanticismo che vede l’Oriente con gli occhi di un “altrove” fiabesco e onirico; e se  è forse eccessivo chiedere questo al libretto  di Anelli, che è in definitiva niente di più che un divertente nonsense  imbastito su una trama ormai ampiamente collaudata, non c’è dubbio la lettura onirica e fiabesca del regista catalano sia perfettamente in tono con lo spirito del capolavoro rossiniano. [i]

Font concepisce uno spazio  in apparenza scarno ed essenziale,  con uno sfondo fiabesco  in cui si muovono personaggi stilizzati,  mai però macchiette: effeminati eunuchi, una simpaticissima belva da guinzaglio, improbabile incrocio tra un felino e rettile, Alì con in mano una lunga pertica pronta a trasformarsi nel palo tanto temuto da Taddeo; tutti avvolti nei deliziosi costumi colorati di Joan Guillén, con gran profusione di babbucce e turbanti (ma anche di lacere vesti da schiavi), che agiscono sulla scena con vivace eleganza e con una potente carica ironica che  si sposa con la vis comica sprigionata dalla musica.  Tra le trovate più divertenti  la gustosa trasformazione di Taddeo, consacrato Kaimakan, in grande pupazzo piazzato  su un trono improvvisato, con quattro enormi arti posticci, mossi dai figuranti;  la metamorfosi di Mustafà in pappataci,  il cui costume poi altro non è se non quello di un cuoco. Isabella passa invece da un iniziale abito bianco a un fiammante costume rosso quanto mette in gioco le sue arti per “sedurre” un Mustafà   che è più un ingenuo gradasso che un temibile despota, come prova la sua metamorfosi da Flagel delle donne a  stupido e stolto, dopo che Amore gliela ha fatta come va.

Promozione a pieni voti per la regia dunque, questa volta davvero senza se e senza ma, anche per l’ottima capacità di coordinare l’azione scenica dando vita a uno spettacolo movimentato ma non caotico, ben calibrato e convincente.

Per quanto concerne gli interpreti, il direttore Bruno Campanella è sicuramente una bacchetta espertissima  nel repertorio rossiniano, dotata di grande eleganza e di indubbie capacità. La sua lettura però ha destato, almeno inizialmente, qualche perplessità, soprattutto nell’esecuzione di una sinfonia in cui, più che la vivacità e brillantezza, il maestro sembra aver ricercato una sorta di grazia a volte quasi leziosa, forse un po’ troppo “settecentesca”. Colpisce soprattutto nell’ouverture l’assenza o quantomeno l’uso assai parco delle percussioni e soprattutto della “gran banda turca” e della catuba, che pure Rossini sembra aver previsto in partitura. Ma la lettura di Campanella si anima in un vero e proprio “crescendo” di effetti e di  forza travolgente, mettendo in risalto soprattutto gli straordinari colori della partitura, sottolineando la brillantezza e il ritmo vorticoso di molte pagine,  in particolare dello straordinario finale del primo atto, ma anche nel bellissimo “quintetto del caffè” del secondo.  Ottime come sempre le prestazioni dell’orchestra e del coro del Maggio,  sempre più straordinario sia sul piano scenico che su quello vocale, guidato  da Lorenzo Fratini.

La “bella italiana” Isabella era il mezzosoprano  Marianna Pizzolato,  quotata interprete rossiniana  spesso presente al ROF di Pesaro; ha dato vita a un personaggio convincente sia per recitazione,  improntata più all’arguzia che alla seduzione, che per vocalità:  buon fraseggio, limpido e morbido,  colorature nitide e fluenti, registro acuto  nitido e senza forzature.

Solo apparentemente l’Italiana rispetta la distinzione fra i due   bassi :  “nobile” Mustafà,  e “buffo caricato” Taddeo”: entrambi i personaggi sono destinati a rimanere vittima dei raggiri di Isabella e a venire ridicolizzati. Sarebbe assurdo voler vedere in questo una satira … antiturca: Rossini non fa che adattare al vecchio schema della turcheria il suo eccezionale stile “buffo” . Ottimo sia sul piano scenico che su quello vocale anche il Mustafà di Pietro Spagnoli, sicuramente più baritonale che basso, dotato di una buona potenza di emissione e di piena padronanza dei mezzi vocali; spiritoso e convincente anche il   Taddeo di Omar Montanari. Qualche riserva invece sul tenore Boyd Owen, (Lindoro) voce di discreta potenza ma con problemi di emissione,  un declamato spesso poco nitido e una impostazione non sempre convincente.

Uno spettacolo decisamente da vedere e applaudire e si consiglia di affrettarsi perché pare di biglietti non ce ne siano più molti ….

Repliche:

 Mer 16 marzo, ore 20:00
Dom 20 marzo, ore 15:30
Mar 22 marzo, ore 20:00
Mer 23 marzo, ore 20:00
Sab 26 marzo, ore 20:00



[i]Perla presentazione e i particolari dell’opera cfr.  http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=8171&categoria=1&sezione=8&rubrica=

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.

TotaliDizionario

cerca la parola...