Teatro

​La sfida infinita: i Duellanti di Conrad al teatro della Pergola

di Domenico Del Nero

​La sfida infinita: i Duellanti di Conrad al teatro della Pergola

Uomo di mare e romanziere, Josef Conrad ha raccontato storie di avventura  tra le onde e mondi sconosciuti e terribili, a torto a lungo liquidato per questo come scrittore di storie “esotiche”.   Nelle varie cornici più o meno “esotiche” sono sempre gli abissi dell’animo umano ad essere esplorati.  Ed una di queste cornici è pure l’età napoleonica con il suo lungo corollario di guerre e di sangue.

I duellanti,spettacolo in scena da stasera fino a domenica 21 al teatro fiorentino della Pergola, hanno infatti  origine da Un racconto militare: il duello, pubblicato da Conrad nel 1908. Una produzione di Goldenart, accolta con favore al Festival dei due Mondi di Spoleto l’estate scorsa e che inizia ora da Firenze la sua tournée nazionale.

Il testo di Conrad nacque da alcune conversazioni che lo scrittore ebbe a Montpellier con un ufficiale di artiglieria: lavoro a lungo ritenuto “minore” e snobbato dalla critica, fu portato alla notorietà nientemeno che da Ridley Scott, che nel 1977 esordì nella regia  proprio con i duellanti, ambientato tra le sanguinose aspirazione guerresche dell’impero napoleonico e il ritorno all’ordine (e alla pace) della Restaurazione.

E’ una “sfida senza senso” l’oggetto dell’opera dello scrittore polacco naturalizzato inglese: una sfida a duello che diventa la costante di una vita, anzi che attraversa due vite diventando un vero e proprio vincolo di odio e di violenza tra due personaggi del tutto diversi:  durante le campagne napoleoniche due brillanti ufficiali, apparentemente diversissimi, iniziano per futili motivi una sfida  che  sfocia in  un’interminabile serie di accaniti duelli che s’intreccia e sovrappone alle guerre: una sfida misteriosa che si protrae per ben vent’anni, sino allo scontro decisivo.  Il bello  che i due protagonisti non si fronteggiano su fronti diversi ma  sono ufficiali (ussari)  dello stesso esercito, laGrande Arméedi Napoleone Bonaparte.  Armand D’Hubert, posato e affascinante uomo del nord, e Gabriel Florian Feraud, guascone iroso e scontento, inanellano  una sfida  dopo l’altra  che li accompagnano lungo le rispettive carriere, senza che nessuno sappia il perché di questo odio così profondo.

Alessio Boni intepreta  D’Hubert, mentre Marcello Prayer è Feraud, il suo eterno sfidante. Entrambi gli attori  sono allievi del Maestro Orazio Costa, amici di formazione artistica e nella vita. Con loro in scena ci sono anche Francesco Meoni,  che ricopre ben cinque ruoli: lo zio di Adèle, il colonnello Marchand, il potentissimo Fouché, un soldato e un giardiniere;  e la violoncellista Federica Vecchio, che quando non suona impersona Adèle, la fidanzata di D’Hubert, e madame de Lionne. La messinscena è una vera e propria “opera corale” : Francesco Niccolini ha tradotto e adattato il racconto di Conrad, la drammaturgia è di Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Marcello Prayer e dello stesso Niccolini, mentre la regia è dei soli Boni e Aldorasi.  E a completare l’ opera un nome storico spettacolo italiano,  che ha insegnato a tirare di scherma ai più grandi attori di tutto il mondo ovvero  il maestro d’armi Renzo Musumeci Greco: solo lui avrebbe potuto “allestire” un duello inedito di sciabola – ovviamente solo sulla scena! - tra un destro e un mancino. La produzione è Goldenart, mentre la Fondazione Teatro della Toscana ha fornito gli spazi del Teatro della Pergola per il laboratorio di drammaturgia sul testo.

“La sfida iniziale tra D’Hubert e Feraud non si conclude”, interviene Alessio Boni, “per via del codice cavalleresco: se uno dei due viene ferito e non muore bisogna sospendere il duello, altrimenti si è dei vigliacchi a colpire qualcuno che è steso a terra e che non riesce più a duellare. Questo duello ha vent’anni di ripercussioni tra loro due, ed è una follia, che continua a perseguitare questi due esseri umani. Si sfidano come avversari, ma allo stesso tempo si rendono conto di non poter fare a meno l’uno dell’altro. Il messaggio dello spettacolo, al di là del sangue e del duello, è che in qualsiasi ambito tu abbia scelto di muoverti prima o poi una stoccata nella vita devi darla perché quando sei nato non puoi più nasconderti”.

Secondo Marcello Prayer “questi due personaggi duellano per ammazzarsi, ma la vita è più forte del duello: appaiono entrambi come delle figure tutte d’un pezzo, in realtà si muovono in zone grigie, perché la loro sfida è concreta, ma allo stesso tempo metaforica. È come mettersi davanti a uno specchio: ritrovi il tuo riflesso e ti vengono sputati in faccia i multipli che ti appartengono … La nostra è una sfida per l’eternità”.

Il solito, eterno tema del “doppio” che nella letteratura  assume le forme più affascinanti e i volti più inquietanti.

Per quanto riguarda la regia, l’impostazione è prevalentemente  cinematografica, fatta più di assolvenze e dissolvenze che di entrate e uscite, e visionaria, dove il passato è nel futuro e viceversa.  Tutta la vicenda accade in un non luogo che non sa di Ottocento, ma piuttosto di una rimessa di Marsiglia o uno scantinato di New York, dove ci sono tanti oggetti accatastati, tra cui proprio un busto di Napoleone. I duellanti di Boni, Prayer, Aldorasi e Niccolini sono fedeli al testo e allo spirito dei personaggi, dicendo anche frasi da altri romanzi di Conrad, come La linea d’ombra e persino  i versi delle bibliche lamentazioni di Giobbe, messe in bocca al disperato Feraud, mandato al confino dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo.

Insomma davvero una … discreta sfida con cui sarà  molto interessante confrontarsi.

 

11 – 21 febbraio

(feriale ore 20.45; festivo ore 15.45; riposo 15 febbraio)

 GOLDENART production

Alessio Boni e Marcello Prayer

I DUELLANTI

di Joseph Conrad

traduzione e adattamento Francesco Niccolini

drammaturgia Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Marcello Prayer, Francesco Niccolini

con Francesco Meoni

violoncellista Federica Vecchio

maestro d’armi Renzo Musumeci Greco

musiche Luca D’Alberto

scene Massimo Troncanetti

costumi Francesco Esposito

light designer Giuseppe Filipponio

regia Alessio Boni, Roberto Aldorasi

 

 

 

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