Editoriale

Infinite metamorfosi: ci mancava solo Alessandro I

Da bravo psichiatra a vescovo di una chiesa ortodossa passando per tutti i programmi tv

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

span style="text-align: justify;">Francamente non ne posso più. Da giorni siamo subissati dal nuovo tormentone riguardante il personaggio che risponde al nome di Alessandro Meluzzi, psichiatra e tante altre cose – forse un po’ troppe anche per essere “legione” – ora divenuto “Sua Beatitudine Alessandro I”. 

Che il buon e ubiquo Meluzzi fosse dedito a numerose mutazioni e a una sua presenzialità  sopra le righe lo abbiamo sempre saputo. Da grande avrebbe voluto essere Vittorio Sgarbi ma non ne ha la stoffa e dunque s’è ritagliato ad hoc un altro stile che non raggiunge i vertici dell’esempio prescelto. Non entro in merito alle sue molteplici e variegate trasformazioni politiche e intellettuali, non apprezzo Don Gelmini né l’essere “campioni in dorso piroette”, come dice il mio amato Cyrano de Bergerac. Insomma il buon Meluzzi non è certo il mio modello di riferimento culturale, per fortuna di entrambi, anche se per correttezza gli devo riconoscere una buona capacità oratoria, una buona erudizione - magari non troppo approfondita, ma genericamente vasta - e un’altrettanto buona capacità di “bucare lo schermo”, come si diceva una volta. Ciò che dice in genere, è spesso anche condivisibile, in quanto lo dovrebbe essere in una società minimamente decente, e come tale di solito, è un pensiero all’insegna dell’ovvio e dello scontato, quasi banale, che però – il più delle volte – non essendo “politically correct” ci può anche far trovare in accordo con lui.

È che nella sua esuberanza e bulimia dell’apparire a volte il Nostro eccede e finisce per perdere il controllo di ciò che dice, come ha fatto al programma “Miracoli” ( che non è “Mistero” in versione religiosa ) dove, presentatosi adesso nella nuova “veste” sacerdotale, con tanto di crocefisso al collo ad indicare la sua qualifica, ha avuto modo di dire che lui non fa più parte della Massoneria in quanto “in sonno”. 

Ora, magari non lo saprà la Sora Filomena che abita al piano sopra al mio, ma chiunque abbia minimamente studiato la Massoneria ed il suo linguaggio sa benissimo che le cose non stanno proprio così. Nessuno, mai, “esce” dalla Massoneria. Se – in casi rarissimi - se ne fuoriesce abbandonandola, il prezzo è molto alto in termini anche di vita sociale e pubblica e questo non è il caso certo del suddetto psichiatra criminologo teologo etc, perché lui stesso dichiara di essere un “massone in sonno”. Cosa ci sarebbe di male? Personalmente trovo siano fatti suoi, però è giusto si sappia che un “massone in sonno” o “dormiente”, è semplicemente un massone che non partecipa attivamente ai rituali della sua Loggia. Si è – come potremmo dire – “autosospeso”, da questo fatto ne è conseguito – giustamente – il blocco alla sua carriera religiosa da diacono cattolico. Per altrettanta correttezza va anche detto che ancora esistono, ma sono rarissimi e “invisibili”, casi accertati di regolari centri massonici ancora legati al cristianesimo esoterico dei veri Costruttori di Cattedrali, ma vi garantiamo di certo che questi non li vedrete mai, mai e poi mai, partecipare alle trasmissioni di Barbara D’Urso o a “Quarto Grado”, e neppure a “Miracoli”. 

Non entro in merito alla questione – farsesca – che riguarda le Chiese Ortodosse e la congregazione ( pare una Onlus in realtà ) del nuovo ordinato Meluzzi, ho troppo rispetto per gli Ortodossi – lo dico da Cattolico convinto – per volerne trattare, dico soltanto che un po’ più di lettura degli Esercizi Spirituali d’Ignazio da Loyola forse avrebbe potuto istruire “Alessandro I” ad essere più umile e discreto. 

Ma forse anche questo sarebbe stato inutile. 

 

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