Ambizione e coraggio

Interpretazione filosofica del Derby d’Italia. Inter vs. Juventus, ovverosia gloria contro potere

La Beneamata si contraddistingue per la qualità delle vittorie, la Signora d’Italia per la quantità

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Interpretazione filosofica del Derby d’Italia. Inter vs. Juventus, ovverosia gloria contro potere

Per molte persone il potere è un vocabolo il più delle volte definito come espressione negativa e alquanto denigratoria.

Una parola che identifica un personaggio ambizioso e privo di moralità, un ricercatore ossessionato della propria affermazione.

E cosa c’è di tanto denigratorio nel volere essere ambiziosi?

Assolutamente niente, basta che il potere venga raggiunto con i propri mezzi e senza il sotterfugio e la falsità.

La gloria, invece, è la proclamazione di te da parte degli altri.

Il glorioso, l’acclamato, il coraggioso, colui che è posto sull’altare glorificante della folla che acclama e plaude, di chi sta sotto.

Detto questo, possiamo anche affermare che il potere può essere esercitato, in primis, contro gli altri, mentre la gloria simboleggia l’aspetto dell’attuazione che implica noi stessi, una battaglia non orizzontale, ma verticale, che concerne lo stesso protagonista di tale compimento.

Praticamente, quasi una dottrina filosofica e socio culturale che possiamo, a mio parere, spiegare esemplificandola con le due squadre di calcio più importanti d’Italia: Inter e Juve.

La gloria sta all’Inter come il potere sta alla Juventus.

I bianconeri, come risaputo, sono la compagine italiana con più scudetti vinti e associa a questo anche il maggior numero di tifosi, intorno ai 14milioni. Per certuni viene definita “ il sistema Italia”, con i suoi trionfi e i suoi intrallazzi.

La Beneamata, è ben sotto dai numeri della Juve: solo 18 campionati vinti, ma più ricca in campo internazionale con tre Coppe dei Campioni ( due quelle della Juventus), tre Coppe Intercontinentali (contro le due della Juventus), ma principalmente il raggiungimento della gloria nella stagione 2009-2010 con la conquista memorabile del triplete, mai lambito da una squadra italiana, ovvero la vittoria, nella stessa stagione, dello scudetto, della Coppa dei Campioni e della Coppa Italia.

Il numero dei tifosi dell’Inter dopo lo storico trionfo del 2010 è cresciuto, ma ancora ben lontano da quello degli juventini (quasi 9milioni).

È una minoranza definita, da tempo immemore, elitaria, con una vocazione tutta nerazzurra assolutamente internazionale, basta pensare, infatti, agli innumerevoli “Inter Campus” allestiti nel mondo, nei quali possono incontrarsi i bimbi poveri dei vari continenti. Un grande messaggio di fratellanza e pace, di solidarietà e grande amicizia.

Quanto sopra è la vera gloria dell’Inter.

Possiamo anche soggiungere che la Beneamata si contraddistingue per la qualità delle vittorie, la Signora d’Italia per la quantità.

L’Inter è una squadra pazza, problematica con inspiegabili crolli e infrequenti resurrezioni, la Juventus, al contrario, è concretezza e solidità.

I bianconeri hanno un presidente, Andrea Agnelli, che è sicuro di avere dentro di sé la verità del diritto, la colpevolezza e l’innocenza di poter e dover fare certe cose.

Come il suo ex allenatore Conte, innocente per definizione.

Mentre l’amato presidente dell’Inter Facchetti, morto di cancro nel 2006, è invece colpevole per definizione, anche se non c’è stato mai un rinvio a giudizio, data la prescrizione dell’eventuale reato, e dunque non vi è stata condanna alcuna.

Agnelli, molto probabilmente, dimentica un dettaglio fondamentale: quella procura federale da cui si mutua l’accusa è la stessa che ha rinviato a giudizio due giocatori juventini, Bonucci e Pepe, con una richiesta per il primo di tre anni e mezzo di squalifica e per il secondo di sei mesi. Deferimento e accuse che nel corso del dibattimento sono caduti e dunque la condanna si è trasformata in assoluzione definitiva. Questo non poteva non accadere per due giocatori della Juventus, ma non poteva coinvolgere il presidente Facchetti, reo, nella sostanza, di essere deceduto troppo presto per un tumore.

Questo, pertanto, il distacco tra il potere e la gloria, distacco che non si colmerà mai, ma continuerà a riprodursi nei secoli a venire e con le stesse modulazioni che ho tentato di sintetizzare in poche righe.

Domenica vincerà il potere della Juventus o la gloria dell’Inter? Non c’è che da attendere…

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