spigolando dai giornali

A destra litigano per il patrimonio di An, a sinistra per il ducismo di Renzi e nessuno legge più libri

di Vincenzo Pacifici

A destra litigano per il patrimonio di An, a sinistra per il ducismo di Renzi e nessuno legge più libri

Confesso il mio disagio, la mia repulsione a commentare le vicende dell’assemblea della fondazione di AN, in cui sono riemersi  elementi, responsabili del disfacimento di Alleanza Nazionale, quali Gasparri, Matteoli, Bocchino e Consolo, i primi due da anni fedeli di Berlusconi e quindi oggi interessati a vedere fallire questo tentativo con il conseguente definitivo naufragio di qualsiasi ipotesi di riorganizzazione e di rilancio. Gli altri due segnalati hanno collaborato strettamente con Fini nella nefasta esperienza di Futuro e Libertà, cui sarebbe arrisa una diversa sorte se avesse cercato di recuperare l’area di destra, riconoscendo il macroscopico errore compiuto con la resa avuta nel minestrone berlusconiano. Quindi errori dopo errori, comportamenti deplorevoli e tradimenti, che non possono essere cancellati e restano indelebili nella mente di tanti militanti e di tanti errori.

   La Meloni è il contraltare di questa fazione, condizionata da mille personalismi  interni, e deve scontare l’errore commesso con la chiusura aprioristica verso altre componenti della destra, con cui da tempo doveva essere iniziato un percorso riorganizzativo. Con grande soddisfazione di Berlusconi e di Salvini il sogno di un ritorno sul palcoscenico di una forza autentica di destra, non spuria e non equivoca, è quasi sicuramente destinato a diventare un’ amara utopia. E le prospettive sono più che mai penose in ambito culturale: nella classifica dell’ultima settimana dei libri più venduti della saggistica non figura il lavoro di Marcello Veneziani, “Lettera agli italiani” mentre sono presenti quelli di Pansa, sempre più autore commerciale, e della Fallaci, della quale sarebbe ora conoscere l’intera produzione.

   Si avvia a conclusione il nuovo dibattito sull’istituzione del nuovo Senato, che si concluderà con il successo di Renzi e del suo staff, successo reso possibile dall’atteggiamento morbido e complice delle opposizioni. Di fronte all’atteggiamento prepotente della ditta collettiva al potere e alle decisioni di piena connivenza assunte dal presidente Grasso, invece di restare nell’impegno di battaglie donchisciottesche, al limite del folcloristico, Calderoni ed i grillini (Forza Italia, come al solito, non è  esistita), avrebbero dovuto abbandonare l’aula e denunziare con l’”Aventino” lo svolgimento antidemocratico della discussione.

   Finalmente anche  Ostellino si è accorto dell’importanza politica della misura ed abbandonando, grazie al cielo, i consunti e noiosi paralleli con il fascismo, ha parlato di “riforma truffaldina che snatura lo Stato” ed ha ricordato che “il potere sovietico metteva in manicomio chi si opponeva […]. Di questo passo, con l’interessato ausilio di un sistema informativo servile [ in prima linea Repubblica, Il Messaggero, Avvenire ] che non ne parla, il rischio è di veder nascere, dietro lo schema riformista, un sistema dispotico e personale […]. Qui si tratta di denunziare i pericoli di un andazzo che tende all’instaurazione di un sistema dispotico”, che ha – diciamolo ancora una volta – l’autocrate toscano come punta finale e non certo come motore.

   Una parola sui regimi liberali, considerati da Ostellino modello incontestabile: essi pure nella loro arroganza commettono errori imperdonabili e vergognosi, la remota strage di  innocenti compiuta sul Cermis e l’altrettanto incredibile “errore” del bombardamento di Kunduz.      

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