Le vicende di Farajallah

Siria: la terra di Yussuf - prima parte-

di Marika Guerrini

Siria: la terra di Yussuf - prima parte-

Ho incontrato Faraj che ero a Damasco, toccata e fuga nel tempo di un week end, al rientro in Italia la pagina " Damasco-Beirut prima parte- Faraj" aveva suggellato il nostro incontro. Da quell'ottobre del 2012, con cadenza ritmica, le vicende di Farajallah, per gli amici Faraj, e la Siria, hanno attraversato l'etere telefonico sulla sua voce e non solo, e spesso si sono fatte pagine di cui si è reso partecipe il lettore. 

L'ultima volta che ho sentito Faraj è stato nel giugno del 2014, era la mattina del settimo giorno del mese, ricordo bene, Faraj non era solo, con lui al telefono v'era Yussuf. Anche allora la telefonata era stata immortalata in una pagina: " Siria e il suo popolo sovrano" questo il titolo, ma il nome Yussuf, malgrado la sua storia, era stato taciuto, taciuto per sua sicurezza, per la sicurezza delle sue pagine perché Yussuf era uno scrittore, un giovane scrittore traboccante di speranze, d'amore per la sua terra, come a 25 anni si può essere quando gli ideali sono intatti. Yussuf aveva quest'amore da raccontare. Ora il racconto è interrotto e qualche giorno fa è sbarcato in Italia, non so da dove né tramite chi, quel che so è che un plico senza mittente mi è stato recapitato con all'interno un racconto al suo principio, forse a metà, come sembrerebbe dalla struttura, un racconto che di tutto parla tranne che di guerra, un racconto con una bella storia d'amore. Frutto di realtà o fantasia di scrittore, non lo sapremo mai ora che il nome di Yussuf può essere dichiarato senza alcun timore per via della sua vita annullata, come risulta da un pezzetto di carta da quaderno ripiegato e allegato al racconto, vita annullata: ... sotto un bombardamento aereo, è scritto in francese. Leggendo ho pensato a Faraj, che  fosse opera sua, che fosse suo il nome assente del mittente, ma non so, nessuno ha saputo dirmi, non so dove sia Faraj, né se ancora sia, proprio non so, nessuno tra i vecchi amici ha sentito o visto Faraj da molto tempo.

Ecco questa è una breve storia come tante e diversa, il perché rendere pubblica questa storia privata, è quel che ho chiesto a me stessa prima di pubblicare, ma la risposta è stata ovvia: perché sono stati dell'animo sperimentati ogni giorno da milioni di esseri umani dovuti alle stesse cause, uomini, donne, bambini che vivevano in pace la propria vita nella propria casa, tra le proprie cose nella propria terra, ché questo dava la Siria. Perché i "dittatori" nei termini mostrati dall'ignoranza d'occidente all'ignoranza d'occidente, sono stati invenzione  per frantumare, distruggere, occupare,  possedere, che sia potere economico o politico o strategico, o tutto questo ed altro non ha alcuna importanza. Non più. Perché si è mentito ma ancor più perché, e questo è il punto, si continua a mentire, sì ancor più per questo, e questo potrebbe annullare ogni futura speranza. Perché la menzogna s'è fatta stile di vita, condizione creata, usata, poi, poi dichiarata, sì che la beffa risulti ancor più spietata quando spregiudicatamente, con un costruito senso di lealtà denuncia la menzogna, facendo sì che questa stessa si mostri fautrice di verità. E' un gioco perverso, diabolico molto più di quanto si possa supporre o sapere, ma un gioco che sta iniziando a farsi pacchiano. 

Così ora, tanto per citare un esempio recente, ora che il Medio Oriente brucia, che parte dell'Asia Centrale è distrutto e o assoggettato, ora che creature bestiali sono state create, programmate a distruggere, sguinzagliate con tutte le incognite del caso, per essere poi avversate, mostrando nella farsa un senso di giustizia in realtà costruito anch'esso quindi assente nell'essenza, ora, secondo la perversione, è tempo di rivelazioni, tempo di svelare alcune menzogne, e allora il Massachusetts Institute of Technology, altrimenti MIT, dichiara che il massacro con le armi chimiche usate il 21 agosto del 2013, che procurarono oltre 1000 morti e di cui fu accusato Bashar al-Assad, fu compiuto dai mercenari non da al-Assad, la Cia aveva mentito e il New York Times, che adesso nega d'aver mai pubblicato l'accusa in barba alla locuzione latina scripta manent, aveva mentito. Così Barack Obama, ma lui tace, così... l'elenco è lungo e i nostri leader d'allora e di ora ne hanno fatto e ne fanno parte, ché nulla è cambiato, vassalli eravamo vassalli siamo. Così tanto vassalli che qualche giorno fa "il Fatto Quotidiano" ha gridato alla menzogna, bene si direbbe, sì, certo, bene, ma allora, nel 2013, quando noi denunciavamo la menzogna ala prima comunicazione della notizia, allora loro dov'erano e se c'erano perché non hanno urlato o pubblicato l'urlo di oggi, perché non l'hanno pubblicato allora, perché hanno lasciato che risuonasse in solitudine in alcune nicchie, soltanto? Vassalli la cui parola è misurata sempre, anche quando pronunciano una verità, in tal caso assicurandosi che sia opportuna. Voci in apparenza e misuratamente fuori dal coro.

Fermiamo qui queste miserie mentre un pensiero di luce va a Yussuf e alla sua storia consumata troppo in fretta. ( fine I parte)

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