Intervista a Eleonora Cassano

A Roma, al teatro Olimpico, dal 13 al 18 marzo con Evita-La duarte

L’etoile della danza argentina ha spiegato il fatto che non era intenzione degli autori presentare la vita di Evita dal punto di vista storico...

di Manuela Ciprì

A Roma, al teatro Olimpico, dal 13 al 18 marzo con Evita-La duarte

Per il giorno della festa della donna, mi è sembrato naturale  scrivere un articolo su  una figura femminile  simbolo di un’epoca. Il personaggio che ho scelto è Evita Peròn .

Soprattutto perché  la vita di questa persona straordinaria riesce ancora a far parlare di sé a  sessant’anni dalla sua scomparsa. Tra qualche giorno, Eleonora Cassano impersonerà  questa strepitosa personalità  in Evita – La Duarte,  che debutterà a Roma  al teatro Olimpico il 13 e sarà in replica fino al 18  marzo. Dopo lo spettacolo si sposterà a Ferrara, Torino, Milano, e infine a Bologna. Per l’occasione ho chiesto a questa grande artista in merito a  Evita e di come è nata l’idea di questa rappresentazione. L’incontro è stato molto suggestivo, perché Eleonora Cassano si è presentata ai giornalisti con gli abiti dello spettacolo e la somiglianza con la sua storica connazionale si è rivelata sorprendente, soprattutto se pensiamo che l’incontro si è svolto nella prestigiosa sede dell’Ambasciata Argentina a Roma, dove sessantacinque anni prima Evita aveva soggiornato durante la visita ufficiale di Peròn. 

 L’etoile della danza argentina mi ha parlato della sua idea mettendo in risalto il fatto che non era intenzione degli autori presentare la vita di Evita dal punto di vista storico, o darne una visione biografica, ma evidenziare la manifestazione della forza d’animo di Eva, il suo essere donna in un momento in cui è stato necessario consentire maggior  spazio alle donne e a far nascere in tutte le donne la consapevolezza  di poter conquistare un ruolo importante nella società.   

1.Le donne in argentina hanno avuto sempre un grande ruolo, cosa pensa della loro condizione oggi?

Credo che noi donne argentine e le donne di tutto il mondo, stiamo ottenendo lo spazio che ci meritiamo e il rispetto che ci meritiamo. Abbiamo sempre avuto la sfortuna di stare all’ombra degli uomini, ma credo che stiamo dimostrando che possiamo stare al loro stesso livello, e credo che Evita sia stata una delle grandi precorritrici, cosa che si evidenzia nello spettacolo. Evita, in molti momenti, ha assunto più importanza di Perón e credo che  se egli non avesse avuto accanto una donna così speciale non sarebbe diventato il Perón che oggi conosciamo e che fu nell’ultimo periodo della sua esistenza.

2. Quale altro personaggio secondo lei, può essere paragonato oggi ad Evita?

Non lo so se si può fare qualche paragone, forse perché non conosco bene gli altri personaggi e per questo ti dico semplicemente non so. Un personaggio che penso le assomigli, anche lei morì molto giovane, è Lady D. Anche questa donna ruppe con  una consuetudine così istituzionalizzata, come la Corona inglese, e ne modificò l’assetto. E anche lei si dedicò moltissimo ad aiutare la gente, credo che ci possa essere una certa relazione. Io sono stata con lei ad una rappresentazione, ballavo e lei venne a salutare me e Julio Bocca e tutti  i ballerini,  la vidi e mi resi conto che aveva qualcosa di speciale, aveva come un’aura, un qualcosa che emanava dal suo essere e la rendeva speciale.

 

3. Come è nata l’idea di questa coreografia e quale ragione l’ha spinta? Il fatto che l’Argentina stia ancora cercando la sua Evita?

  L’ideazione è di Lino Catalano che mi disse: “Eleonora hai voglia di fare un’opera su Evita?” E sono rimasta sorpresa, “sì mi piacerebbe moltissimo” e a partire da quel momento mi sono messa  a leggere, a informarmi, a esaminare video per studiare come si muoveva e  per conoscerla un po’ più intimamente, non dal lato politico, bensì lei come donna. E Silvia Vladimivisky che è la coreografa  ha scritto come raccontare la storia, poi ha messo i passi e la coreografia, e  ha deciso cosa raccontare e come avrebbe articolato questa storia che non è facile. È uno spettacolo che non ha assolutamente niente a che vedere con ciò che si conosce del musical di Madonna, o dell’Evita di Lloyd Weber… niente a che vedere. Fatta con musica preparata per lo spettacolo –  curata da Sergio Vainikoff  –  la coreografia è completamente un lavoro personale, costruita da me e dai miei ballerini,  e tutti gli interpreti sono argentini, quindi l’idea e la forma di raccontare questa storia sono nuove.

Non  so… non so se l’Argentina stia ancora  cercando Evita. Io credo che lei ha fatto ciò che doveva fare in Argentina, e non vedo qualcuno che la possa sostituire e non credo che sia giusto cercare una sostituta; lo stessa cosa vale per Julio Bocca. Chi può sostituire Julio Bocca? Nessuno, Julio Bocca è Julio Bocca. Qualcuno può arrivare ad essere un ottimo ballerino e si potrebbe dire che sta seguendo le orme di Julio Bocca, ma non potrà  eguagliare o sostituire Julio Bocca . Allo stesso tempo, penso che c’è molta gente giovane che  ha idea di chi è stata e cosa ha fatto Evita.

4.Quanto dell’anima, dell’essenza di Evita è nello spettacolo e quanto di Eleonora.

Chiaramente lei non c’è più. Evita non ballava. Io ho dovuto interiorizzare tutto ciò che ho raccolto dai libri, del suo modo di essere, ho dovuto trasferirlo al mio corpo, alla mia forma di sentire e poi tradurlo  in passi di danza. Vuol dire  cercare di raccontare per mezzo del movimento quello che era  lei . Non è stato facile, ma  immagino che la forma di essere e di sentire è un po’ quella che mi sta venendo, e ci sono momenti in cui veramente mi sento Evita. È ciò che mi accade quando sono in scena: me lo sento e ho questa forma di essere e di ballare e di fare le cose come se non stessi recitando. Credo che questo si percepisca in scena quando ballo. Ho qualche problema. Quando vado a casa  l’immagine di Evita mi crea problemi con mio marito. In certi momenti, quando mi vesto con gli abiti di scena,  mi sento Evita, anche la mia postura cambia, il mio modo di muovermi, evidentemente una somiglianza c’è e poi c’è  tanto lavoro dietro.

5.Lei ha affermato che Lady Diana è  la persona che più si è avvicinata ad Evita, tra qualche tempo  vedremo Eleonora Cassano allestire uno spettacolo su Lady D?

Sì, ma non potrei fare un personaggio così. Io posso fare Evita come la sto facendo perché è qualcosa di molto nostro, ed io so come sentiamo noi argentini, capisci?... è diverso… è diverso

Ma non so come sono gli inglesi nella loro forma di essere e di sentire che è diversa,  perché è un sentire più lontano  e più freddo se si vuole,  per questo credo di no. Lo stesso sarebbe per una inglese che volesse interpretare Evita, per quanto sia una brava ballerina; lo stesso vale per i ballerini di tango giapponesi che ballano bene ma non hanno la scuola e la cultura argentina, o gli argentini che ballano flamenco, sarebbe lo stesso tecnicamente si può fare il movimento della mano però non sarà la forma di sentire il flamenco.

6.Se lei dovesse raccontare con un ballo i giovani argentini, con quale danza li rappresenterebbe, ha ancora ragione di esistere il tango nel suo Paese?

   Si posso sostenere  che il tango ha ancora un grande seguito nel mio Paese. Oggi fortunatamente i giovani stanno tornando a ballare nelle sale di tango, cosa che può sembrare  strana con il tipo di musica che si ascolta oggi;  tutti stiamo tornando alle nostre radici, all’essenza della nostra musica. Tango è folclore e la musica elettronica è ciò che ascoltano i giovani, le due cose molte volte si fondono, e questo mi sembra molto interessante e molto positivo per il Paese. Ci sono  ragazzi che ascoltano la musica, la musica chingui-riringui , ma c’è tutta una nuova generazione che torna alla nostra musica e questo è molto positivo.

7. Oggi secondo lei c’è un ritorno al classico, alla danza classica?

Oggi  insieme a Julio Bocca abbiamo contribuito a questo ritorno al classico. C’è stato un cambiamento da 20 anni ad oggi  grazie all’interesse che abbiamo avuto noi insieme a Lino Catalano nel rendere popolare la danza e il balletto. E grazie a questo  è  nato molto interesse tra la gente, e allora reclama che gli artisti continuino a dare alla gente il balletto. Questo ha fatto in modo di vedere un cammino più ampio per i ballerini.

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