Via Mare, via Terra, a quando l'aria?

Odissea verso l'Europa: le rotte dei rifugiati per sopravvivere

Dighe e argini alzati per l’arrivo d’immigrati diventa l’unica logica dei vasi comunicanti

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Odissea verso l'Europa: le rotte dei rifugiati per sopravvivere

Le rotte marittime e terrestri dei migranti per arrivare in Europa

I signori della guerra, la persecuzione politica e religiosa, i trafficanti di esseri umani e le famiglie distrutte e traumatizzate dalle bombe. 

Sullo sfondo, i governi europei, paladini della difesa dei diritti umani, ma sopraffatti dal massiccio afflusso di immigrati. La peggiore crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale, che devasta l'Occidente e incoraggia il populismo in stati cruciali come la Germania, l’Italia o la Francia, disegna una mappa di linee costanti e onnipresenti con i vari percorsi dei migranti, per lo più siriani, iracheni o afgani, ma anche provenienti dall'Africa sub-sahariana.

Quando la messa a fuoco e le barriere sono traboccanti, ad un certo punto, la crisi si sposta in un altro Paese, e così via. 

Dighe e argini alzati per l’arrivo d’immigrati diventa l’unica logica dei vasi comunicanti. Anche se gli esperti in materia individuano due percorsi principali: il Mediterraneo centrale riguardante la Libia, che è la più pericolosa e mortale; la Grecia e i Balcani per la Turchia, quella relativamente più fattibile.

Negli ultimi mesi, il principale porto di partenza è stato la Libia, dove hanno lasciato la terra ferma centinaia di chiatte affollate di immigrati: dalla Siria (43%), Afghanistan (12%), eritrei (10%), Nigeria (5%) e somali ( 3%).

Viaggiano essenzialmente a bordo d’imbarcazioni di due tipi: pneumatici tipo Zodiac oppure barche da pesca con guscio di legno.

Così, nel percorso attraverso il Mediterraneo centrale, migliaia partono dai principale porti libici, situati ad ovest di Tripoli; città come Zawiya, Sabratha e Zuwara. Si dirigono lì perché non c'è nessun governo forte che protegga i confini.

Lo stesso Gheddafi, ben sappiamo, ha consentito l'afflusso dei sub-sahariani come arma politica contro l'Europa.

Nelle ultime settimane, l'Austria, si è improvvisamente trovata nel centro della crisi europea dell'immigrazione, qualcosa che sembrava unicamente a carico dei paesi del Mediterraneo. Così, circa 80.000 persone potrebbero chiedere asilo in detto paese dell'Europa centrale, a fronte dei 28.000 del 2014, come riportato dal The Guardian. 

L'Austria ha incluso un’ulteriore tragedia alla lista degli orrori dell'ultima crisi migratoria. 

Nelle ultime ore, 71 rifugiati sono stati trovati morti per asfissia in un camion a est del paese dell'Europa centrale, vicino al confine con l'Ungheria. Da lì, quelle povere vittime, potevano andare direttamente in Germania. 

Quattro persone sono state arrestate, accusate dell’organizzazione del mortale viaggio.

Insomma, dal mare si è passati alla terra, quando anch’essa sarà compromessa questi luridi trafficanti di immigrati, statene certi, avranno i mezzi per passare all’aria, tanto nessuno ha il coraggio di sparargli addosso e schiacciarli come vermi. Già, ma i vermi a qualcuno servono per arricchirsi e, così, il gioco mortale continua…

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