spigolando dai giornali

Ancora sulle polemiche sollevate da mons. Galantino

di Vincenzo Pacifici

Ancora sulle polemiche sollevate da mons. Galantino

Perdiamo di vista per una volta, senza rammarico, la scena politica e poniamo attenzione su due temi, uno attuale ed uno da attualizzare.

  Abbandoniamo le pagine della quotidianità pubblica con le frasi allucinanti e disarmanti lette l’altro giorno sul foglio della famiglia Berlusconi (“Nessuno può rimpiangere i tempi degli Stati nazionali”), con le fandonie sistematicamente propalate dal “presidente del Consiglio”, con le deprimenti tattiche altalenanti del vecchio “Cesare di Arcore”, al momento teso alla ricostituzione del centro–destra, da lui egemonizzato, mentre il quotidiano di casa non accenna assolutamente al fallimento della “buona scuola” con il rinvio delle programmate nomine, e si impegna in una subdola difesa della riforma “renziana” del Senato.

   “Il Giornale” è in prima fila nella contestazione delle affermazioni – e qui entriamo nell’ambito più importante – di mons. Galantino non solo e non tanto relative al problema dell’immigrazione ma soprattutto a quelle, apprezzatissime dall’opinione pubblica, sulla politica “harem dei cooptati”.

   Angelo Panebianco ha osservato che questa polemica, esasperata ed enfatizzata come se fosse basata su considerazioni false ed infondate, potrebbe portare ad una presa di distanza dei cattolici obbedienti alle gerarchie e a una opzione forte e decisa per l’astensionismo.

   L’opinionista del “Corriere” sostiene la necessità di “un momento di mediazione fra il messaggio papale e le esigenze delle varie comunità nazionali”, messaggio che dovrebbe essere più attento ai problemi aperti sul piano interno da fenomeni come quello dell’immigrazione, con due richiami espliciti e continuati alle responsabilità dell’UE e al buon senso degli sfortunati da richiamare al rispetto di uomini, cose ed istituzioni della nazione ospitante.

   I politici, di cui è parte integrante Salvini, dovrebbero convenire sui loro errori e sulle loro imperfezioni e non fondersi tra maggioranza e sedicente opposizione in un abbraccio di casta, più e più volte respinto dai cittadini.

   In una pagina del volume, I vinti non dimenticano, pur datato 2010 ma vivo e valido anche oggi, Pansa ricorda il proposito dei comunisti di conquistare il potere con le armi e di “fare del nostro paese uno Stato satellite dell’Unione Sovietica”.

   Se qualche governo, vedi quelli presieduti da Berlusconi con esponenti dell’allora destra, si fosse fatto carico di promuovere un maturo e direi naturale revisionismo storico,  l’Italia avrebbe tratto considerevoli e durevoli vantaggi con la definitiva eliminazione o con la pratica ed irreversibile marginalizzazione di miti e di versioni, al momento ancora presenti in piena virulenza.

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