Omosessualità sì o no

Non perdonano a Dalla l'eleganza della discrezione

Ma chi se ne frega degli orientamenti sessuali del cantante bolognese, pensiamo alle sue splendide canzoni.

di Steve Remington

Non perdonano a Dalla l'eleganza della discrezione

“Abbiamo perduto il diverso e il simile (…) quest’ uomo coraggioso era  diverso sì, e la sua diversità consisteva nel coraggio di dire la verità(…) egli cercava di provocare,  delle reazioni, attive e benefiche nel corpo inerte della società italiana, era diverso in quanto era disinteressato. Poi abbiamo perduto il simile (…) si è allineato nella nostra cultura, accanto ai nostri maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi(…). Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti non ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo; quando sarà finito questo secolo Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno, come poeta. Il  poeta dovrebbe essere sacro!”.

È il 5 novembre del 1975 quando Alberto Moravia, ai funerali di Pier Paolo Pasolini pronuncia queste parole. Un’orazione funebre, intensa, partecipata, a tratti commovente e struggente. Rivedere quel video, risentire quelle parole, a distanza di così tanti anni, fa un certo effetto.

Allora, nel ’75, avevo solo 11 anni e di quella orazione funebre mi colpì l’ultima frase. “Il poeta dovrebbe essere sacro!”. Sacro? Perché? Perché mai la sacralità avrebbe dovuto interagire con la teatralità, la passionalità? Non ricordo se qualche giorno prima o qualche giorno mio padre e mio fratello litigarono proprio su Pasolini. Mio padre, uomo d’altri tempi, non accettava l’omosessualità di Pasolini, una colpa grave nonostante la cifra artistica dell’uomo. Mio fratello la rivendicava.

Perché doveva essere sacro? Con gli anni, rileggendo la pagina sugli scontri di Valle Giulia, gli Scritti Corsari, rivedendo i suoi film, ho capito. Ho capito che la sacralità va di pari passo con la genialità, con la liricità, e che a solo pochi eletti vengono concesse le  chiavi della poesia, intesa in senso lato e non quella riduttiva di chi affastella parole, l’una su l’altra soltanto perché suonano o sono rotonde. No, la poesia in senso lato è altra cosa. È la capacità di essere testimone del proprio tempo riuscendo a leggere il futuro. Come ha fatto Pasolini.

Non so se la  cifra artistica di Lucio Dalla rientri in quell’alveo, o se il fenomeno Dalla sia ancora un fiume carsico del quale dobbiamo vedere ancora tante facce. Ma so che Dalla ha scritto meravigliose pagine di poesia. E tutto questo ciarlare sulla omosessualità di Dalla, sul mancato outing, sulla sua dimensione umana di un uomo che ha vissuto secondo il proprio canovaccio, mai scritto sotto dettatura, non è solo stucchevole, è osceno. Aberrante.

Cosa avrebbero voluto da lui? La dichiarazione dell’orgoglio omosessuale? O avrebbero voluto che la Chiesa gli negasse i funerali religiosi imputandogli una pederastia di cui non abbiamo prove, dichiarazioni, rivendicazioni? Hanno parlato di ipocrisia,  avrebbero preferito che l’officiante il suo funerale dicesse: sappiamo che era omosessuale, ma lo perdoniamo e infondo era comunque una persona degna di un funerale con tutti i crismi e i carismi?

Da Lucia Annunziata a Marco Travaglio, passando per Massimiliano Parente, per finire con Aldo Busi e tutti coloro che hanno intinto la penna nel curaro per affondare il colpo sul corpo di Dalla, dovrebbero avere il buon gusto di tacere. Nulla li legittima a dire, o a fare, quanto vanno facendo nei confronti del cantante scomparso. Il quale, come tutti, avrà pure avuto i suoi lati deboli, le sue manchevolezze, ma quand’è che il personaggio assomiglia alla persona? No, ciò che conta è quello che ha lasciato e su quello dovremmo  ragionare, non su quello che accadeva nella camera da letto. Non so se Lucio Dalla fosse omosessuale, etero, bisex, e francamente non mi interessa perché lui con la sua scelta di tacere ha dichiarato che erano suoi fatti privati, che tali dovevano rimanere perché nulla avevano a che vedere con il suo essere artista.

Dalla non è stato ipocrita, è stato elegante e discreto, magari facesse scuola!

Cara Annunziata, cari tutti voi, nelle vostre quattro mura domestiche che fate? Sputtanate Dalla, ma volete inviolabile la vostra privacy. Perché? In nome di quale religione?

 “E se è una femmina si chiamerà Futura”.

Provateci voi a farlo,  a scriverlo, vi cadrà la penna di mano. L’unica cosa che sapete fare, ormai, e twittare: “Twitto, ergo sum”.   (…). “Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti non ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo”.

Di poeti sì, d’imbecilli tutti i giorni. E, ormai, ce ne sono veramente troppi. 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da fangel05 il 06/03/2012 23:02:52

    L'articolo rende giustizia alla persona e al personaggio,a dispetto delle famose "penne al curaro" che non gli perdonano, nemmeno post mortem, l'eleganza e la discrezione di una vita vissuta all'insegna del suo "canovaccio". Trasparente e toccante...mi piace!

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