Che il Governo faccia qualcosa, almeno questa cosa!

Dal fisico savonese che chiede l'elemosina, alle migliaia di famiglie italiane che si rivolgono alle Caritas

Certuni, provenendo da un passato più che dignitoso non ce la fanno a reggere tale peso e prendono la scorciatoia dell’aldilà, del suicidio

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Dal fisico savonese che chiede l'elemosina, alle migliaia di famiglie italiane che si rivolgono alle Caritas

Già si sapeva della straziante storia di Roberto Bozzano, sessantenne nato a Savona, laureato in fisica e finito a chiedere l’elemosina sulle panchine di Finale Ligure o zone limitrofe. Se ne parlava un anno fa, grazie a un servizio della Stampa di Savona, se n’è parlato ieri sera a la7 durante la trasmissione In Onda.

Da quasi scienziato si è ritrovato a mendicare per arrivare a sera, con alcuni amici, fortunatamente, che lo aiutano possibilità permettendo.

Dice, Roberto: «Mi sono laureato in fisica a Genova e in breve grazie a diversi contatti ho iniziato a viaggiare negli Stati Uniti. Consigliato da conoscenti mi sono poi recato in Svezia dal 1985 al 1987 dove ho iniziato a lavorare per una ditta americana. Da cosa nasce cosa forse per destino forse per capacità sono stato introdotto nell’intraprendere la specializzazione in fisica nucleare e astrofisica nel più prestigioso ateneo di materie tecnologiche e matematiche del mondo, il Mit di Boston, da prima ho iniziato come insegnante di supporto poi come collaboratore il National Research Center per approdare quindi a Los Angeles e a Pasadina collaborando da prima con la Nasa e poi con il Centro nazionale di ricerca. Ho collaborato anche a studi di osservazione radiotelescopica anche ad Arecibo in Porto Rico». Aggiunge: «Poi a causa di disaccordi e soprattutto per questioni sentimentali ho preso la decisione di ritornare in Italia dove, in accordo con la mia compagna abbiamo aperto la libreria esoterica ‘’La sfinge’’ a Savona, ma amore e affari non hanno funzionato a lungo e così mi sono nuovamente recato all’estero a Londra nel 1984. Nel mio girovagare ho deciso nuovamente di tornare in Italia trovandomi purtroppo senza soldi e senza lavoro, ho fatto di necessità virtù e mi sono adattato a tutto ciò che era possibile trovare: manovale, guardiano, custode, tuttofare, operaio, mulettista e autista. Fallita la ditta nella quale ultimamente lavoravo mi sono trovato in serie difficoltà». 

Termina Bazzano: «Come si sa nulla succede a caso e ad ogni azione ne genera un altra e così il mio karma mi ha portato a scendere i più bassi livelli umani e in poche parole a essere per necessità impellente costretto dopo lungo girovagare a sedermi su una panchina sulla passeggiata di Finale e li attendere l’aiuto del prossimo. Questo si chiama chiedere l’elemosina. Una forza superiore sicuramente mi ha condotto su questa panchina vicino ai Bagni Garibaldi e qui ho scoperto la risposta altrui e la solidarietà di Finale, sono stato aiutato oltre il mio e forse l’altrui immaginabile, diventando amico con tutti. Grazie Finale». Tratto da La Stampa Savona.

Ieri sera il fisico savonese ha parlato a nome di tutte quelle famiglie che si sono ritrovate nella sua situazione e che sono tantissime; nuclei che per mangiare devono rivolgersi alle Caritas di zona, persone che a causa di Equitalia e di tasse sempre più “mortali” hanno deciso di arrendersi al mostro Crisi e che per campare si affidano a queste fondamentali associazioni senza le quali molti di loro non saprebbero proprio come vivere.

Certuni, provenendo da un passato più che dignitoso non ce la fanno a reggere tale peso e prendono la scorciatoia dell’aldilà, del suicidio.

È il principale dato che emerge, con forza, dal «Rapporto sulle povertà 2014» presentato dalle varie Camere di Commercio.
La mancanza di un’occupazione, la difficoltà di un nuovo inserimento lavorativo, oltre ad Equitalia, sono le cause di tutte le problematiche che vengono presentate dalle persone nei Centri di ascolto. 

I dati confermano un trend, che era preventivabile, ma ci deve far riflettere: aumenta la povertà non solo perché si perde il lavoro e non lo si ritrova, ma il numero si allarga perché sta finendo la rete sociale e familiare che li aveva protetti fino a ora.

La lettura di quanto sopra ci deve invitare ad agire immediatamente, caro Matteo Renzi, e dopo la diagnosi ci vuole la terapia, l’impegno a fare il più possibile per essere un sostegno a chi ha bisogno. Non uccidiamo loro la speranza, l’unica arma ancora a disposizione.

Agiamo tutti insieme, istituzioni, privato sociale e volontariato, solo insieme possiamo dare una risposta. Ma con a capo un Governo che si interessi realmente a tale gravissimo problema.

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