Editoriale

Ischia Film Festival, piccola perla della cultura che aiuta il Pil

Se l'italia si decidesse a sfruttare il patrimonio culturale e quello intellettuale molte delle discussioni su come uscire dalla crisi sarebbero superflue

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

ntorno a noi, ribolle il mondo, con i suoi conflitti – alcuni dei quali alle porte di casa nostra – e con le sue crisi: Libia, Siria, Sinai, Ucraina, Grecia. Nel nostro stesso paese, la guerra del cambiamento – non sempre in meglio, ahimè – fa registrare pause e avventurose, spesso nascoste, riprese; eppure, ci sono “piccoli” eventi in grado di lanciare segnali di speranza.

Uno di questi eventi si è appena concluso a Ischia, che molti conoscono per la bellezza dei suoi paesaggi – non solo marini – e per le sue acque termali, ma che forse troppo pochi ricollegano alla nostra storia e ai nostri miti fondatori: qui infatti si insediò la prima colonia greca in Italia, qui fu rinvenuto un vaso dell’VIII secolo a.C., poi denominato “coppa di Nestore”, qui, sull’isolotto dove sorge il Castello Aragonese, il tiranno siracusano Gerone costruì, nel V secolo a.C., la sua prima fortezza lontano dalla Trinacria, qui i Romani costruirono terme e approdi, qui la poetessa Vittoria Colonna intrattenne relazioni amicali con Michelangelo, qui i Borboni realizzarono opere fondamentali come il porto e la via che attraversa l’isola, ancor oggi in funzione, e qui gli stessi Borboni imprigionarono patrioti come Poerio e Settembrini, e così via.

Per tornare ai giorni nostri, su quest’isola si sono svolti importanti capitoli di storia del cinema, soprattutto grazie ad Angelo Rizzoli, che qui ambientò molti film da lui prodotti e vi costruì un ospedale che ad oggi rimane l’unico del luogo. Quanto al cinema, da sempre Ischia ha fornito scenari e idee: basti ricordare, oltre alle numerose commedie all’italiana, “Suor Letizia” con Anna Magnani, il kolossal anni 60 “Cleopatra”, con Liz Taylor e Richard Burton, e il più recente “Il talento di Mr. Ripley”, con Matt Damon, Jude Lowe e Gwyneth Paltrow. La storia, naturalmente, continua; e in questo solco, va segnalata l’iniziativa di Michelangelo Messina e  Enny Mazzella, i quali da 13 anni organizzano l’Ischia Film Festival, proprio nei siti del Castello Aragonese. La peculiarità di questa rassegna internazionale consiste nel coniugare cinema e turismo, tanto da far nascere un neologismo come “cine-turismo”, ovvero la promozione della cultura e delle bellezze locali attraverso lo strumento cinematografico e la scelta delle location. La cosa non è nuova: del resto, la stessa letteratura ha spesso legato le fortune dei suoi personaggi e delle sue storie a determinati luoghi: basti pensare alla Parigi di Maigret/Simenon, alla Barcellona di Pepe Carvalho/Montalban, alla Lisbona di Pessoa, alla Milano di Scerbanenco.

Anche il legame fra siti e riprese filmiche non è nuovo; qui però non si tratta banalmente dei soli cortometraggi, magari sponsorizzati dalle vecchie “pro loco”: nel presentare un convegno sul tema, con la partecipazione di accademici della comunicazione, di giuristi - per gli aspetti connessi all’innovazione tecnologica, specie in materia di diritti d’autore - di cineasti e di responsabili delle “film commission regionali” – in assenza, si noti bene, di amministratori e politici nazionali e locali... – Michelangelo Messina ha ricordato i casi clamorosi di “Bravehart” e del ciclo televisivo del Commissario Montalbano, che hanno comportato cospicui incrementi dei flussi turistici, e, quindi, del PIL, rispettivamente in Scozia e in Sicilia.

La cronaca dice che l’edizione di quest’anno, conclusa il 4 luglio scorso, ha assegnato, fra gli altri, il premio per il miglior film alla pellicola indiana “1000 Rupee Note”, di Shrihari Sathe, mentre quello per la migliore regia è andato a Edoardo De Angelis per “Perez”, con Luca Zingaretti; da segnalare anche il premio alla carriera, attribuito a Pasquale Squitieri, di cui è stato proiettato il film “Li chiamarono briganti”, che, insieme con “Anime nere” di Francesco Nunzi, “Vergine giurata” di Laura Bispuri e “La foresta di ghiaccio” di Claudio Noce ha riscosso il maggior successo di pubblico. Non bisogna dimenticare infatti che la manifestazione, ospitata nelle fantastiche location del Castello Aragonese, è aperta al pubblico pagante.

L’iniziativa del duo Mazzela-Messina va però al di là della cronaca. Vale infatti  la pena di sottolineare ancora la natura e le finalità dell’Ischia Film Festival, che mette insieme spirito imprenditoriale, creatività artistica, organizzazione culturale e lungimiranza politica (o almeno quello che ne rimane). Del resto, le cifre sono eloquenti: il cine-turismo come volano dell’identità culturale, ma anche come sistema di leve occupazionali, vanta un giro d’affari di oltre 80 miliardi di euro, con un 1,5 milioni di occupati, per 400.000 imprese. In questo campo, dopo la riforma del Titolo Quinto della Costituzione, il decentramento ha coinvolto, nel bene e nel male, anche questo settore; ma la situazione è ben lontana dal soddisfare gli operatori del settore: c’è ancora molto da fare, non solo per finanziare le già citate film commission regionali, ma per migliorare gli accessi ai fondi europei, per abbreviare i tempi di erogazione, per convincere i privati ad incrementare la loro quota di partecipazione ai finanziamenti, attualmente ferma intorno al 36 per cento del totale. In una fase di lunga crisi, questa branca di attività, sulla quale getta la luce dei suoi riflettori l’Ischia Film Festival, è fra le poche a far registrare una crescita costante, anche nell’Export: il “prodotto Italia”, con i suoi siti archeologici, le sue bellezze naturalistiche, la sua storia, la sua enogastronomia, esaltati e diffusi dal cinema, con la sua magia inventiva e la sua capacità documentaria, si vende ancora bene. I nostri artisti, i nostri imprenditori e non pochi dei nostri amministratori del settore combattono la buona battaglia. E i politici?

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