Pochezze italiane

Nelle liste tanti figli di..., nelle urne pochi voti in politica nessun cambiamento

di Vincenzo Pacifici

Nelle liste tanti figli di..., nelle urne pochi voti in politica nessun cambiamento

La confraternita degli “unti del Signore” è quella costituita dai figli dei ministri o deputati, che, con esiti alterni, seguono le orme paterne. La serie dei “vocati” è di significativa consistenza, svariando dall’attuale presidente della Repubblica, figlio del più volte ministro Bernardo, a Mario Segni, figlio del presidente Repubblica Antonio, fino ad arrivare ai due giovani virgulti ma comunque già passati tra ombre e delusioni, l’ex socialista Stefano Caldoro e l’ex democristiano Raffaele Fitto, per non parlare di Luca Gramazio, ora alle prese con gravi problemi di giustizia.

   Il pugliese ed il campano attirano l’attenzione per essere attualmente solo degli sconfitti. Il primo risulta vessillifero di un progetto fumoso e incomprensibile sin dall’etichetta (“Conservatori riformisti” ?). Dopo una lunga, faticosa e deleteria diatriba, da risolvere, con benefici reciproci, molti mesi or sono, secondo la notizia riportata e commentata su “Il Tempo” è stato varato il gruppo autonomo al Senato, presto seguito dall’omologo alla Camera con ex Fi, ex Fdi, ex An (tra cui Laffranco  da inserire nella confraternita), ex leghisti vicini a Tosi. Una bella “armata Brancaleone”, supportata da un programma schematico quanto elementare: opposizione a Renzi e primarie.   

Si sente nell’aria, quasi tangibile, un clima di insofferenza e di fastidio di un settore politico e dell’altro di fronte al fenomeno sempre più consistente della diserzione dalle urne. Non si può rispondere – allontanandosi ancora di più dai cittadini – con nuove microscissioni né con endorsement pro Cameron, deludente come quello lepenista, né con le ricette scontate di Berlusconi “riavvicinare al centrodestra l’ampia fascia dei moderati”, finiti nell’astensionismo, come se proprio Berlusconi non  fosse il responsabile unico degli allontanamenti.

Lucida e puntuale è l’opinione sul voto, espressa da un ex presidente del Consiglio serio e maturo.  Enrico Letta è dell’avviso che “il voto debba spingere ad un’analisi profonda: c’è e continua ad esserci un grande rifiuto della politica, se metà degli elettori circa non va a votare  e quelli che votano si rivolgono in larga parte a partiti “anti”. Il presidente del Consiglio deve prendere atto”. Anche il prudente e misurato Letta può scadere nell’utopia e nell’impossibile.

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