La vita immortale di Henrietta Lacks

Nè fantascienza, nè fantasy

Racconto di una storia vera che l’autrice ha ricostruito pazientemente...

di Simonetta  Bartolini

Nè fantascienza, nè fantasy

Leggendo il titolo del libro di Rebecca Skloot, La vita immortale di Henrietta Lacks pubblicato da Adelphi, si potrebbe immaginare si tratti di un libro di fantascienza, o in generale fantasy centrato sul mito dell’immortalità che dall’epopea di Gilgamesh ha percorso senza sosta la letteratura in tutti i tempi.

Invece si tratta del racconto di una storia vera che l’autrice ha ricostruito pazientemente andando alla ricerca di tutta la documentazione riguardante la protagonista, vera e unica immortale. Henrietta Lacks muore nel 1951 eppure le cellule del suo corpo sono ancora vive e continuano a moltiplicarsi. Forse non c’è laboratorio di ricerca al mondo dove una parte di Henrietta non sia passata, non sia stata “usata” studiata, riprodotta. Da 60 anni una parte di questa donna di colore morta di cancro all’utero continua a vivere e a riprodursi. La storia raccolta dalla Skoot è una vicenda di comune: Henrietta poco più che trentenne, nera e povera nello stato della Virginia, si ammala di cancro, affronta la malattia coraggiosamente, lottando con tutte le sue forze, tanto da meritarsi l’attenzione dei medici abituati a non farsi soverchie preoccupazioni terapeutiche quando si trattava di pazienti di colore e non facoltosi.

Henrietta muore, e prima di riconsegnarne il corpo ai parenti per la sepoltura vengono prelevate alcune delle cellule del tumore che l’ha uccisa.

Comincia così la storia dell’immortalità della donna, per molti anni rimasta anonima nascosta sotto la sigla He-La (le iniziali del suo nome con cui erano stati contrassegnati i campioni di tessuto), infatti quelle cellule maligne hanno deciso di non morire con la loro vittima, incredibilmente, per la prima volta nella storia della medicina  non solo sopravvivono in laboratorio, ma con estrema facilità iniziano a riprodursi. Solo dopo molti anni, quando tante cellule, da rifare una nuova Henrietta, si sono moltiplicate in giro per i laboratori di tutto il mondo la famiglia viene avvertita, e inizia una complessa vicenda legale legata alla proprietà del corpo. Come era immaginabile infatti le cellule immortali He-La diventano un affare economico dal quale naturalmente la famiglia rimane esclusa per molto tempo.

Il lettore non creda di trovare particolari colpi di scena o rivelazioni scientifiche sconvolgenti. In realtà il libro sta tutto nella ricostruzione dell’identità della donna, delle coordinate della sua vita e poi dell’ormai lacerato tessuto famigliare. Abbondano le testimonianze di chi conobbe lei, suo marito, i suoi figli e i suoi parenti. Nell’insieme insomma niente di particolarmente appassionante, la saga di una famiglia povera e nera della Virginia.

Rimane però una sottile angoscia trasmessa da queste pagine: l’immortalità delle cellule cancerose, non sono quelle che rappresentavano l’essenza di Henrietta a sopravvivere, ma quelle “impazzite”, quelle mutate, che l’hanno uccisa. E riflettendoci un po’ un brivido corre lungo la schiena: dunque sopravvive e si moltiplica solo ciò che ci uccide?

Inquietante metafora con la quale avremmo preferito non confrontarci.

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