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SILVANO PANUNZIO

Un pensatore libero e dimenticato

di Dalmazio Frau

Un pensatore libero e dimenticato

L’uscita – attesa dai “felici pochi” che hanno avuto modo di conoscere e apprezzare il suo operato – del secondo volume di “Contemplazione e Spirito” di Silvano Panunzio, edito in una rinnovata veste da Simmetria e curato da Aldo La Fata mi spinge ad alcune considerazioni variegate e multiversali.

Mentre moltissimi, soprattutto tra coloro che militano a Destra, conoscono – be’ forse sarebbe meglio dire dicono di conoscere – gli scritti di Julius Evola o di René Guénon ed epigoni, gli stessi che – peste al diavolo! – col piffero che li vedi ad un convegno o ad un’altra qualsiasi iniziativa culturale, troppo occupati come sono a mantenersi stretta una poltroncina pur di evitare di lavorare; dicevo mentre Evola e Guénon sono noti anche ai non attenti agli argomenti di Metafisica, Silvano Panunzio passa da decenni bellamente inosservato. Questo che parrebbe un male, si rivela poi in ultima analisi un merito perché ha impedito che le sue parole venissero travisate, incomprese e utilizzate talvolta in maniera impropria, come è stato per i suoi due illustri colleghi che lo conobbero anche personalmente.

Dal momento che Qualcuno disse, duemila anni fa circa, che nulla sarebbe stato nascosto, forse è giunto il tempo di diradare alcune nebbie e brume generando probabilmente un po’ di scompiglio.

Da troppe parti e per troppo tempo si è creduto che l’Occidente nulla più avesse da dare – oltre che da dire – nel campo della Metafisica ma soprattutto operativamente nel campo di una reale e veritiera “Iniziazione Cristiana” e dunque anche di una “Unzione Cavalleresca” direttamente ricollegata ad una “via iniziatica di carattere guerriero” come è quella testimoniata e manifestata – non inventata – da Silvano Panunzio proprio sotto lo scudo e la spada solare dell’Arcangelo Michele. Via Cristiana ma portatrice seco dell’antico credo Mithraita che in essa confluì, non sincretismo ma reale sintesi cristica tra l’Oriente e l’Occidente, tra il nord iperboreo e celtico e il sud pitagorico e platonico in una croce universale il cui cerno e perno è ancora Roma.

Se il Cristianesimo non ha ancora perduto, anche se ormai rarefattosi grazie alle follie moderniste della Chiesa stessa, una sua Tradizione Iniziatica ancorché di stampo guerriero è tutto merito e onore di Silvano Panunzio. Lui che fu Studioso e Soldato quando la nostra Marina ancora creava “ufficiali e gentiluomini”, che fu sposo e padre, insegnante ma mai “maestro” riconoscendo infatti come unico Maestro di tutti soltanto Gesù Cristo. Panunzio insegnò a “vedere oltre” ad “andare oltre”, con ironia, con umorismo sottile e delicato, mai arroccandosi dietro a cattedre, tenendo – non diversamente da Evola – la sua porta di casa sempre aperta. Se scelse alcuni che allora erano dei ragazzi “sbandati” dalla confusione di letture errate e mal comprese e da una politica senza scopo, lo fece certo non per egolatria e compiacersi dall’essere attorniato da “discepoli” che lo idolatrassero, ma perché “molti sono i chiamati e pochi i prescelti”, ben sapendo che il Signore sceglie sempre “i pggiori” e che poi, ancor di più alcuni tra i “prescelti” si siano perduti ciò non ha la benché minima importanza. Silvano Panunzio non ha lasciato “eredi spirituali” designati, ha lasciato però un compito che sarebbe dovuto essere portato a termine “così colà dove si puote ciò che si vuole” da “ultimi”.

Tutti coloro che cercano mantelli ricamati di croci e labari potenziati non troveranno nulla nella Via Michelita e Arcangelica indicata da Panunzio. Così come non vi ritroveranno nulla i semplici assertori di un malcompreso ecumenismo, di una facile religiosità alla Papa Francesco, e neppure i tradizionalisti ultraortodossi che ancora ritengono la parola “esoterismo” sia equivalente di “occultismo e necromanzia” quando anche non di “satanismo”. Studino, costoro, che è meglio!

Panunzio non fondò né scuole né accademie eppure lui, oblato benedettino, pitagorico e neoplatonico; lui cattolico praticante, ne avrebbe avuto tutti i crismi e diritti, preferendo soltanto scrivere e parlare senza alimentare la sensazione di “estraniarsi e fuggire dal mondo credendosi, cataricamente, perfetti” o “asceti”.

Oggi perciò con questo secondo volume, voglio invitare coloro che non avessero mai osato alzare lo sguardo verso un diverso orizzonte, che poi è sempre quello antico, a farlo e a provare a iniziare un cammino che si compie, sempre, necessariamente soli.

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