Una dritta sul cibo che verrà

Il trionfo della cucina iraniana e coreana

Gran parte del vostro status sociale come foodie dipenderà dalla prontezza con che cui vi affacciate alle nuove inclinazioni gastronomiche

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Il trionfo della cucina iraniana e coreana

Il mondo della gastronomia vive in un'accelerazione perpetua.

I paradossi di oggi sono i pregiudizi di domani”, ha detto Marcel Proust, con quel nasetto fine e piatto che ha posato le sue narici nei buoni ristoranti della sua epoca.

Prima che abbiate postato su Instagram la foto della vostra tartar de salmon con schiuma di coriandolo, le mode culinarie avranno già dolorosamente stabilito che il vostro piatto sia invecchiato irrimediabilmente, e che la prossima tendenza sia il carpaccio di puledro con riduzione di finocchio.

Gran parte del vostro status sociale come foodie dipenderà dalla prontezza con che cui vi affacciate alle nuove inclinazioni gastronomiche.

Dovrete guadagnarvi il prestigioso titolo di early adopter (utente precoce). Lavorerete fino a distruggere i vostri collant da danza. Cercherete la fama, ma la fama costa ed è da qui che inizierete a spendere. Con il duro sudore. Duole; duole come versare latte bollente sui piedi scalzi, come sniffare zenzero in un locale ecosostenibile. Ma questa dura formazione basata sul metodo euristico (della ricerca) del tipo prova-errore, avrà la sua ricompensa.

Vi sentirete al settimo cielo quando identificherete in anticipo la prossima tendenza gastronomica. “Ve l’avevo detto”, annuncerete, con gesto esperto, ai compagni di tovaglia. E sarete sopraffatti dalla beatitudine.

Cercheremo di seguito di darvi una modesta dritta sul cibo che verrà, affinché fuoriusciate vivacemente dallo tsunami di mode, appetiti e avanguardie che presto o tardi saranno la regola da seguire.

1)    Le cucine internazionali che stanno guadagnano più adepti sono l'iraniana e la coreana. A Londra stanno spopolando e chissà non finiscano per sbarcare nei nostri domini. Abbiate chiaro che si parla di: kebabs eleganti e kimchi, sì il cavolo fermentato non adatto ai nostri palati bigotti e il cui odore susciterebbe un allarme sanitario in un’intiera scuola di studenti dell’ Erasmus. Sembra possa essere anche l’anno della cucina filippina, molto permeabile all'influenza italica, con molti elementi di fusione: preparatevi a scoprire cose come l'ignorato kinilaw, molto simile al ceviche peruviano.

2)    La salute sarà una variabile determinante, nel momento di avviare il nostro appetito. La condizione fisica sarà in rialzo e la quinoa, il nuovo gin tonic, continuerà a guadagnare sostenitori. Tuo cognato sostituirà molto probabilmente il riso con la quinoanella paella delle domeniche. C’è già chi sta annunciando che la pigola ed il teff le succederanno presto, ma per ora il mondo continuerà ad arrendersi ad uno spazio siderale dove gli unicorni abbandonano di notte le loro scuderie per dormire in silos di quinoa.

3)    La fobia del glutine si estenderà perfino a chi non è celiaco. Il glutine è la nuova casta. Gente perfettamente tollerante lo vedrà con sfiducia e osserveremo il proliferare di alimenti senza glutine. Acqua senza glutine. Lasciarsi vedere in compagnia del glutine produrrà moltissima disprezzo altrui, come quando tua madre ti metteva il berretto di montone affinché non prendessi freddo alla testa. E l'onda salutare non si ferma qui: arrivano gli yogurt di verdure. La flora intestinale di Alessandro Borghese sarà ben protetta.

4)    Se dovremo seguire l'avanguardia presentata durante le ultime edizione di MasterChef, i vini abbandoneranno i bicchieri. Secondo la scommessa di vari agguerriti chef, il vino si berrà con cannucce o in cucchiai, a seconda della scelta del commensale. A quel punto i sommelier si trasformeranno in audaci domatori di circo e introdurranno la loro testa nelle vostre fauci. Perché, allora, non contemplare anche la via endovenosa? E c’è ancora di più:  i vini saranno “conditi”, come insipide ciotole di insalata.

5)    Il futuro è tutto negli stuzzichini. Questo quanto detto dal famoso chef francese Jöel Robuchon, e sembra che il finger food  sarà la moda culinaria che imperverserà ognove. Il cibo che starà nelle vostre mani e che vi porterete direttamente alla bocca. La vita come una mattina di domenica perpetua in America Latina, con droni che sparano stuzzichini con cipolla caramellosa.

6)     Vinceranno i fan del pane a lievitazione naturale. E inizieranno interminabili conversazioni durante i pranzi o le cena con oggetto l’elaborazione del pane a lievitazione naturale; con gli hipster che non si sono mai preparati nemmeno una frittata di patate che diranno la loro sulle masse madri, per quanto i loro frigoriferi abitualmente finiscano per odorare di muffa. Anche le fermentazioni avranno il loro picco di gradimento, come le alghe, le radici o la gastronomia frondosa: il cuoco si addentrerà nel bosco come un esperto gnomo e tornerà nel suo ristorante con un pugno di foglie da condire al piatto.

7)    Sarà molto “in” mangiare in piedi.  Saranno di moda ifood-trucks (cibo per camionisti) e la pietanza di strada in generale, e sorgeranno ristoranti effimeri chiamati pop-up. Trionferanno i sapori amari; il cibo economico ma salutare (!).E nasceranno gli incubi ibridi tipo i “brookies”, un miscuglio di brownie e cookie, i quali non hanno niente da invidiare alle nostre salcicce e fagioli in umido.

8)    Riusciremo a sviluppare una “crualma” (croissant+palma), orgogliosamente autoctona?

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