E noi paghiamo

PM senza scrupoli prima diffamano Vittorio Emanuele, poi lo risarciscono per aver perpetrato l'ennesimo errore giudiziario

E tutti gli altri nelle condizioni del Principe e senza le sue possibilità finanziarie? Patteggiano! Patteggiano pur innocenti, per uscire quanto prima da un incubo, chiamato Giustizia italiana

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PM senza scrupoli prima diffamano Vittorio Emanuele, poi lo risarciscono per aver perpetrato l'ennesimo errore giudiziario

Il Principe derubato dell'onore

16 giugno 2006, questa la data in cui viene arrestato Vittorio Emanuele in quel del lago di Como, chiuso, come un criminale qualunque, dentro una Fiat Punto e scortato velocemente a Potenza.

Chi era il PM? Sempre e solo lui: Henry John Woodcock, che aveva condotto un'inchiesta tumultuosa che contemplava un nugolo di capi d'accusa nei confronti del nobile.

Dunque, un attimo, che cerchiamo di ricordarli tutti.

Si partiva dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al gioco d'azzardo; poi, ancora associazione a delinquere finalizzata, addirittura, allo sfruttamento della prostituzione, e altri numerosi illeciti.

Casa Savoia, a quel punto, è nel fango, come altre migliaia di persone torturate dalle inchieste bizzarre di PM senza scrupoli; una delle famiglie più blasonate d'Europa nelle sabbie mobili della diffamazione e sotto gli attacchi mortali della magistratura.

Passerà una lunga settimana, prima che il Principe ottenga gli arresti domiciliari, ove resterà prigioniero fino al 21 luglio, quando tornerà in libertà.

Oggi, 23 Febbraio 2015, l’Italia tutta, quella che parteggia per la Monarchia e la grande maggioranza che non ne sente la mancanza, deve chiedere umilmente scusa a Vittoria Emanuele, spedito in esilio quel torbido giorno del 2006 dopo l’altro infamante esilio dovuto alla disastrosa vicenda bellica.

Ora a vergognarsi è lo Stato e la sua mano armata chiamata Magistratura che ha tenuto in galera, poi ai domiciliari e, poi, come miriadi di volte è successo, ha visto sotto il naso deteriorarsi tutte le accuse che hanno ricoperto di melma un uomo; non importa se Principe, non importa se famoso, non importa se ricco; ha distrutto un uomo, come ne ha azzerati tantissimi, non per niente si parla di oltre 50mila errori giudiziari.

Volevate che non includessero anche un monarca?

Tempo addietro il Ministero dell'economia ha risarcito con quasi 40 mila euro Vittorio Emanuele, per zittire l’ennesimo arrosto e cercare di cancellare il disonore sulla testa reale.

 

Da Il Giornale.com

La sua reputazione pare compromessa, ma i colpi di scena non sono finiti. L'inchiesta, tanto per cominciare, viene divisa per competenza in tanti pezzi: una parte resta in Basilicata, alcuni fascicoli prendono la strada di Como, altri approdano a Roma, altri ancora in Umbria. Un guazzabuglio in cui è difficile districarsi. E lo spezzatino già visto in tante indagini firmate da Woodcock. In breve le contestazioni perdono forza, si rivelano esili, perché i pm hanno fra le mani solo centinaia di pagine di intercettazioni ,andate avanti un anno e mezzo-due, in cui gli indagati dicono tutto e il contrario di tutto. Il principe diventa una barzelletta per i giornali, ma della corruzione del sindaco di Campione e dei funzionari dei monopoli si perdono le tracce, cosi come dello sfruttamento delle escort. Incredibile, ma a Como non si arriva nemmeno a processo: i Pm mandano tutto in archivio. I diversi segmenti in giro per l'Italia si perdono, solo un filone resiste fino al dibattimento e all'assoluzione con formula piena, sollecitata addirittura dall'accusa. Un fiasco senza precedenti.

«Ho fatto richiesta di indennizzo alla corte d'appello di Roma, spiega al giornale l'avvocato Murgia, era giusto che l'Italia risarcisse Vittorio Emanuele per l'incredibile disavventura, per i 7 giorni in cella, per il disastro d'immagine, per l'imbarazzante espulsione da alcuni circoli esclusivi. Al termine di un'estenuante battaglia, il riconoscimento è arrivato: il principe è felice per questa pronuncia. Era rimasto sconvolto per quello che alcuni magistrati del suo Paese, ma lui preferisce la parola patria, gli avevano fatto».

Ora la patria, matrigna, ha rimediato. E la cronaca si è presa una rivincita sulla storia.

E tutti gli altri nelle condizioni del Principe e senza le sue possibilità finanziarie?

Patteggiano! Patteggiano pur innocenti, per uscire quanto prima da un incubo, chiamato Giustizia italiana.

Peccato che “quanto prima” non esista nel vocabolario della legge nostrana.

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