Spigolando fra i giornali

Tanto rumore per nulla, Berlusconi vuole riaprire il dialogo? O, no...

di Vincenzo Pacifici

Tanto rumore per nulla, Berlusconi vuole riaprire il dialogo? O, no...

"E te pareva” dicono a Roma di fronte a situazioni prima serie poi divenute grottesche nell’interesse dei contendenti. Dopo tanto strepito a proposito della elezione del presidente della Repubblica, dopo la conseguente e strombazzata rottura sul “patto del Nazareno”, dopo la clamorosa uscita delle opposizioni dall’aula di Montecitorio (FI probabilmente si è dovuta adeguare), dopo la spedizione di Brunetta al Quirinale con un documento in cui si è stigmatizzata ”la deriva del governo" con pregiudizio dei “principi della Costituzione”, ora di torna a parlare di disgelo con i due  che hanno "voglia di cercarsi e di ritrovare un patto". Ancora? Non è bastata la lezione. Se il presidente del Milan “cerca di posizionarsi su una linea mediana: equidistante dall’Ncd, stampella del governo; e dal Carroccio [perché si dimenticano sempre i poveri FdI?], oppositore senza se e senza ma”, se il sullodato Berlusconi rispolvera l’aggettivo “responsabile”, per lui salvifico, per l’opinione pubblica deleterio, è destinato a rimanere “con le pive nel sacco”.

 Controproducente, oltre che illogica, è la linea perseguita del recupero nello schieramento antirenziano per le regionali dell’NCD, ora detto pure “Area popolare”, che davvero non intende abbandonare le comode poltrone governative. Formuliamo allora l’ipotesi: nel caso in cui una delle Regioni in campo nella consultazione di primavera (poniamo la Campania) andasse all’armata Brancaleone del Cavaliere, i rappresentanti alfaniani come si comporterebbero di fronte ad eventuali contrapposizioni con l’esecutivo centrale?

  Non è difficile giudicare la posizione assunta da Salvini, che non si presenterà al Quirinale, sconveniente e presuntuosa. Proseguendo su questa linea dei rifiuti e delle battute la Lega fa del tutto per ridurre le preoccupazioni di Berlusconi sul rischio di “cannibalizzazione” degli azzurri.

  In una situazione drammatica, per mesi sottovalutata, per non dire ignorata, il governo italiano si mostra incerto, debole e pauroso, pronto solo alle “prove muscolari” in un Parlamento, calpestato con l’ininterrotta richiesta dei soffocanti “voti di fiducia”. Commovente è la figura della Pinotti, posta di fronte a problemi enormemente più consistenti delle sue capacità, mentre ben meritata, ed in fondo prevista ed attesa, è la sorte di “Lady Pesc” Mogherini, cui sono state tutte le deleghe con la nomina del francese Barnier consigliere speciale per la Difesa e la Sicurezza.

  D’altro verso non è possibile davvero dimenticare che sulla crisi ucraina sono intervenuti soltanto la Merkel ed Hollande, parlando con il dott. Renzi forse … per telefono.

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