CLAUDIO BISIO, MICHELE SERRA E CAT STEVENS

Claudio Bisio alla Pergola racconta il rapporto padre / figlio senza pudori

«Interpreto un padre che annaspa alla ricerca di un dialogo con il figlio, nativo digitale»

di Niccolò Andreotti

Claudio Bisio alla Pergola racconta il rapporto padre / figlio senza pudori

«I was once like you are now» -una volta ero come te sei ora- canta Cat Stevens nella sua Father and Son. In questa frase sono racchiuse tutte le difficoltà del rapporto fra un padre incompreso e un figlio che non riesce a frenare il desiderio di cominciare una nuova vita.

La celebre canzone del cantautore inglese riflette non soltanto i conflitti generazionali dell'epoca di Cat Stevens, ma di qualunque periodo.

Non a caso Father and son è il nome dello spettacolo che Claudio Bisio porta al teatro della Pergola di Firenze da martedì 17 febbraio per la regia di Giorgio Gallione. «Era da tempo che io e Gallione volevamo fare uno spettacolo sul rapporto padre / figlio e stavamo già raccogliendo materiale su questo tema» racconta Claudio Bisio. Ma è l’incontro con lo scrittore, giornalista e umorista Michele Serra e con il suo libro Gli Sdraiati a cambiare la storia di questo spettacolo e a conferirgli quel linguaggio in continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. Così la forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e struggenti, con la musica in continuo dialogo con le parole. In scena, infatti, ci sono anche due giovani musicisti, Laura Masotto al violino e Marco Bianchi alla chitarra, che eseguono dal vivo brani di Paolo Silvestri.

Tra inventiva sfrenata, comicità, brutalità e moralità, uno straordinario Claudio Bisio riflette sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti – entrambi consumatissimi – di libertà e di autorità, che rivelano in filigrana una società spaesata e in metamorfosi, ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata.

Bisio in fondo nacque proprio sotto il segno del teatro: ha conseguito il diploma presso la Civica scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano e negli anni settanta, studente del Liceo Scientifico "Luigi Cremona" di Milano, cominciò a recitare al Centro sociale Leoncavallo per poi diventare professionista dal 1997 e collaborare stabilmente con il Teatro dell’Archivolto di Genova, che ha prodotto diversi suoi spettacoli, tutti con la regia di Giorgio Gallione. Tra i vari titoli ricordiamo Monsieur Malaussène di Pennac, La buona novella, I bambini sono di sinistra di Michele Serra e il reading spettacolo Io quella volta lì avevo 25 anni di Gaber e Luporini. Non sorprende dunque che Bisio riesca a restituire ogni sfumatura di Father and son, perfetto nei panni del padre "imperfetto", percorre in equilibrio il sottile crinale che separa la comicità della parodia dal crudo realismo, muovendosi tra i tavoli e le sedie di una scenografia onirica (di Guido Fiorato), immersa nel cangiante blu dei suoi pensieri, con un armadio sospeso che pare simboleggiare la precarietà della stanza disordinata del figlio.

«Interpreto un padre che annaspa alla ricerca di un dialogo con il figlio, nativo digitale», sostiene Claudio Bisio, «un ruolo non lontano dalla mia vita, dato che ho due figli di 19 e 17 anni e quindi capisco – e sto vivendo – le cose che raccontiamo in Father and son».

In scena invece il figlio non è presente, ma viene costantemente “evocato” ad esempio con questo imperdibile monologo di Bisio: «Annoto con zelo scientifico, e nessun ricamo letterario: sei sdraiato sul divano, immerso in un accrocco spiegazzato di cuscini e briciole, il computer acceso appoggiato sulla pancia. Con la mano destra digiti qualcosa sull’I-Phone. La sinistra regge con due dita un lacero testo di chimica. Tra lo schienale e i cuscini vedo l’avanzo di uno dei tuoi alimenti preferiti: un wurstel crudo. La televisione è accesa, a volume altissimo, su una serie americana… Alle orecchie hai le cuffiette collegate all’iPod: è possibile, dunque, che tu stia anche ascoltando musica. Non essendo quadrumane, purtroppo non sei ancora in grado di utilizzare i piedi per altre connessioni; ma si capisce che le tue enormi estremità, abbandonate sul bracciolo, sono un evidente banco di prova per un tuo coetaneo californiano che troverà il modo di trasformare i tuoi alluci in antenne, diventando lui miliardario, e tu uno dei suoi milioni di cavie solventi… Ti guardo, stupefatto. Tu mi guardi, stupefatto della mia stupefazione, e commenti: 'È l’evoluzione della specie'. Penso che tu abbia ragione. Ma di quale specie, al momento, non ci è dato sapere». Tuttavia contemporaneamente il padre, descrivendo la società dalla quale i ragazzi si defilano con spietatezza e cinismo, si rende conto di offrire al figlio ulteriori alibi per la fuga. È un mondo ritorto su se stesso, ormai quasi deforme, dove si organizza il primo Raduno Nazionale degli Evasori Fiscali, si medita di sostituire al Porcellum il ben più efferato Sputum, dove non è chiaro se i vecchi lavorano come ossessi pur di non cedere il passo ai giovani o se i giovani si sdraiano perché è più confortevole che i vecchi provvedano a loro.

Father and son è quindi il racconto del difficile e delicato rapporto che lega i padri ai figli, ma anche e soprattutto del rapporto che lega entrambi alle fragilità e alle incertezze dei nostri anni.

 

 

DATE SPETTACOLI:

Martedì 17 febbraio ore 20.45

Mercoledì 18 febbraio ore 20.45

Giovedì 19 febbraio ore 20.45

Venerdì 20 febbraio ore 20.45

Sabato 21 febbraio ore 20.45

Domenica 22 febbraio ore 15.45

 

DURATA:

90 minuti – atto unico

 

 

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