A Massimo Moratti

L'Inter come un punching-ball; botte da orbi da tutti

Sembra lontana anni luce la squadra imbattibile del triplete..

di  

L'Inter come un punching-ball; botte da orbi da tutti

Massimo Moratti

Caro Presidente,

ormai la nostra beneamata è diventata un punching-ball: dopo il Novara, domenica scorsa, anche il Bologna si è divertito a prendere a pugni gli strapagati nerazzurri a San Siro, per un terrificante uno-due di sconfitte casalinghe contro due squadre pericolanti nel giro di cinque giorni; non contro Napoli, Juve o Milan!!!

E' finita 0-3, al Meazza, risultato figlio di una doppietta di Di Vaio e del gol di Acquafresca nel finale. Due gol in settanta secondi, quindi nel finale lo 0-3.

Un proverbio dice che il maggior disprezzo è la non curanza. Sarà questo il motivo che induce i tifosi dell’Inter ad accogliere la propria squadra durante il riscaldamento nella totale indifferenza?

Né un fischio, né tanto meno un timido applauso per gli uomini di Ranieri nel pre-partita di Inter-Bologna. 

Ma alla fine ecco le meritatissime bordate di disapprovazione da un Meazza desolatamente vuoto e che ha visto i tifosi andarsene dopo il terzo gol.

L’Inter va oltre qualunque immaginazione umiliando se stessa e i sostenitori.  

Lei, Moratti, dal canto suo, era già espatriato dopo il primo tempo...

Ed è questo che non mi piace, non mi è piaciuto per niente!

“Senza infamia e lode” è un modo di dire italiano, usato per indicare qualcosa di mediocre, che pur non avendo palesi difetti non presenta però neanche particolari qualità.

L’ espressione originale che è entrata nel linguaggio corrente ha una genesi dotta, essendo filtrata dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Nel Canto III dell'Inferno egli sta descrivendo la massa dei cosiddetti "ignavi", cioè dei vili che rifiutarono di schierarsi per qualsiasi causa per vigliaccheria.

Dante allora li definisce come: « coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo » 

All'epoca il significato di queste parole era più duro di quello odierno. Dante disprezza infatti coloro che sono stati neutrali per vigliaccheria, avendo invece egli vissuto sulla propria pelle le conseguenze delle sue idee politiche (si pensi solo all’ esilio). Giudicandoli "sciaurati che mai non furon vivi", egli li colloca nell'Antinferno, non ritenendoli degni nemmeno di stare tra i dannati. Di essi nel mondo non rimane traccia ("Fama di loro il mondo esser non lassa") e anche Dio li ignora ("misericordia e giustizia li sdegna"): non vale neanche la pena stare a parlare di loro (non ragioniam di lor, ma guarda e passa).

Ieri sera, i signori (!) Lucio, Forlan, Maicon, Ranocchia, Pazzini… l’intera squadra, unitamente all’allenatore -il Romano de Roma- Ranieri si sono dimostrati più che sciaurati, più che vigliacchi, più che meschini, sono sembrati dei veri e propri dannati che ogni mese, però, diventano angioletti e si presentano in sede a Milano a raccogliere quel piccolo, esiguo stipendio quale risarcimento delle fatiche settimanali.

Un solo stipendio dei quali basterebbe a coprire tutte le buste paga degli operai della Ansaldo-Breda che da tempo immemore sono in mobilitazione a causa del ridimensionamento della fabbrica.

Dannati, perché guadagnano così tanto da infischiarsene altamente della maglia che indossano, sciorinando prestazioni al limite del ridicolo e che durante questa loro vita non si preoccupano d’altro che della macchina più costosa da comprare o della villa da sfruttare coi soldi dei Moratti.

Gente senza mai un’ idea propria, ma gestita da manager senza scrupoli pronti solo a consigliare loro il migliore ingaggio possibile, disinteressandosi totalmente di onorare fino in fondo la maglia per la quale giocano.

Ieri sera, Presidente, i suoi accoliti sono stati giudicati dai tifosi nerazzurri indegni di vestire quei gloriosi colori e la loro noncuranza dell’accaduto li inserisce di primo acchito in una sorta di luogo di espiazione, simil purgatorio, perché immeritevoli di definitivo castigo, o di qualche pensiero d’incoraggiamento, a causa proprio della loro totale abulia e disinteresse per la causa.

Il disprezzo, Dott. Moratti, verso questa categoria di atleti è massimo e completo per noi interisti dalla fede così profonda.

Tanto accanimento si spiega, dal punto di vista del tifoso, perché la scelta di non lottare, com’è successo prima con la Roma (4-0), poi col Novara (0-1) e ieri sera col Bologna (0-3),  è indegna di un gruppo che vuol chiamarsi tale, e di un allenatore che sembra far giocare la squadra contro se stessa.

Dal punto di vista sportivo, inoltre, la voglia, l’abnegazione, il sacrificio sono considerati fondamentali ed inevitabili per una squadra che scende in campo e rappresenta la storia del calcio italiano e internazionale.

L'atleta è un tesserato di una società e chi si sottrae ai doveri verso questo club non è degno, secondo la disciplina sportiva, di alcuna considerazione.

E’ bruttissimo citare i propri beniamini e Lei, presidente, fra coloro che della vita “fece-ro per viltade il gran rifiuto".

Però lei non c’era, lei che doveva restare sulla nave -che stava eclissandosi- fino alla fine, si era dileguato, abbandonando l’equipaggio Inter come un altro comandante coniglio di recente memoria.

Pleonastica poi la melina del Bologna accompagnata dagli olè del popolo nerazzurro, a sigillo di una delle peggiori giornate della storia dell’Inter.

Carissimo, Presidente, crede abbiamo dimenticato le meravigliose vittorie di pochi mesi fa?

Assolutamente no, ma è proprio per questo che non riusciamo a capire questo inverecondo crollo, questa totale mancanza di reazione, noi che eravamo abituati a vedere la squadra lottare non con un coltello tra i denti, ma con 3,4,5 coltelli;  un gruppo che poteva anche perdere, ma sempre, e sottolineo sempre, a testa altissima.

La colpa, mio amato Dott. Moratti, è soprattutto sua che non ha saputo investire, in questi ultimi due anni, le enormi entrate finanziarie dovute alle interminabili vittorie sul campo.

Le campagne acquisti sono state, a dir poco, ridicole con grandi cessioni e grandi bidoni acquistati. Non pensa che anche l’era di Branca sia del tutto finita?

Nessuno rimpiange le partenze di Jonathan, Coutinho, Muntari o Mariga, ma se a queste si aggiungono quelle di Eto'o e Thiago Motta, oltretutto arrivate come un fulmine a ciel sereno, allora la situazione cambia. Perché con loro se ne sono andati un fuoriclasse assoluto che da solo ha tenuto in piedi la squadra, il camerunese, e un elemento ritenuto fondamentale da Ranieri per cucire difesa e attacco, il brasiliano. E' vero, si è incassato parecchio, ma questi soldi rischiano di andare subito in fumo con la mancata qualificazione alla prossima Champions League.

E tutto questo sfascio ha solo un nome, presidente… il suo!

Da un grande tifoso interista.

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