Editoriale

Tutti gli errori di Berlusconi pagati nei sondaggi che premiano la Lega

L'elettore del centrodestra è abbandonato a se stesso, non ha punti di riferimento se non negativi

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

usconi ancora e sempre è nel pieno dei suoi difetti storici, del suo egocentrismo, del suo cesarismo, che cerca invano di camuffare, mentre la destra  tenta, senza la necessaria incisività, di emanciparsi dai troppi gioghi e dai tanti vincolanti condizionamenti.

   Il presidente del Milan continua a parlare di riforme concordate, sulle quali l’apporto di FI (deciso quando e da chi?) è garantito, senza sentire l’elementare dovere di far conoscere ai cittadini, che lo hanno votato, e ai tantissimi, come il sottoscritto che gli hanno mai concesso la loro fiducia e che potrebbero mutare atteggiamento, una volta conosciuto il testo e l’articolato delle elaborazioni o elucubrazioni determinate nel chiuso di una stanza, almeno così crediamo noi.

Intanto, però, continua ad essere il “padre padrone”, più il secondo che il primo, del suo raggruppamento, che i sondaggi danno scavalcato dalla Lega, rimproverando aspramente chi, come Brunetta, si permette di criticare e di attaccare lo “statista gigliato”, l’uomo, anzi il bambino troppo vezzeggiato, che non ha mai lavorato e che si permette anche arrogantemente di definire “fannulloni” i deputati impegnati nel difendere le prerogative del Parlamento.

Brunetta ne ha denunziato esplicitamente le intenzioni, ne ha scoperto gli obiettivi: “Vuole aspettare il 20 di febbraio per fare i decreti fiscali che tutti gli italiani aspettano [temendoli], perché stanno morendo di tasse, e blocca il parlamento per fare due riforme, che io [e non solo lui] considero del tutto inutili, che comunque entreranno in vigore nel 2016 o nel 2018 ma Renzi non è il padrone del parlamento”. E Berlusconi si presenta, crede di essere e vorrebbe che tutti lo considerassero come il campione, il prototipo irraggiungibile del liberalismo.

Nessuno però, soprattutto nel foglio di famiglia quanto soprattutto nei telegiornali Mediaset, si degna di sottolineare con il dovuto spazio la crisi esplosa nel PD ligure, limitandosi a battute, come “il “cinese” è stato battuto dai cinesi”, una crisi, intrisa di malcostume e di arroganza, destinata ad estendersi anche prossimamente  in Campania.

 A destra è annunziata per l’8 febbraio (un po’ prima, no?) una manifestazione organizzata dall’associazione “Prima l’Italia”, capeggiata da Isabella Rauti ma ispirata da Gianni Alemanno, al quale auguriamo di risolvere al più presto le pendenze giudiziarie. Da parte di Storace si è espressa un’adesione franca e precisa mentre non risulta nulla dalle parti di FdI, ancora e sempre in un empireo, ancora e come sempre più piuttosto sterile di risultati (le rilevazioni di questi giorni danno il partito ancora al di sotto della soglia del 3%). Va sottolineata e sottoscritta l’affermazione sulla impossibilità di “delegare alla Lega di Matteo Salvini quei temi identitari che da sempre ci appartengono”, che non pochi e tutti di grande rilevanza.

Un elettore da sempre schierato a destra si permette di esprimere l’augurio che spazio sia assegnato anche ai semplici cittadini e che il tutto non si risolva, come è successo ultimamente con l’iniziativa dei “magnifici 4” ( Meloni, Urso, Tosi, Fitto), in una sfilata di “reduci”, davvero non esenti da responsabilità sul passato.

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