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Non si placa la polemica sulla norma fiscale del 3%, come al solito nessun responsabile e marcia indietro

di Vincenzo Pacifici

Non si placa la polemica sulla norma fiscale del 3%, come al solito nessun responsabile e marcia indietro

Due editoriali di Ferrarella prima e di Polito poi esaminano la “vexata quaestio” del decreto sull’evasione fiscale, in cui, non si sa da chi e non si sa come è stata inserita, un passaggio utile a Berlusconi. Il titolo della prima nota è accattivante: “Troppe legge orfane e norme sparite. Furbizia o lo ignoranza? La norma “salva Berlusconi” e il problema della trasparenza”. Fornirebbe argomentazioni assai potenti alla opposizione, se ne esistesse in Italia una, attenta alla consistenza dei problemi, e non pronta solamente all’urlo inconcludente e alla protesta velleitaria.

   L’argomento supera la cronaca e riguarda una situazione di costume, o di malcostume, utile a dimostrare, o meglio a confermare, lo scadimento della politica gestita da un’oligarchia tanto prepotente ed arrogante quanto inadeguata ed impreparata. Ferrarella punta il dito in maniera circostanziata sui “decreti legislativi, dove deleghe troppo generiche ed estese conferiscono all’esecutivo un potere sottratto ad un effettivo controllo parlamentare, persino superiore dei già troppo abusati decreti legge”.

   Descrive un quadro illogico ed innaturale per un sistema democratico, in cui vengono elusi, se non calpestati, i limiti dettati nella delega.

   Tutto si può fare – ammette l’editorialista – “ma alla luce del sole, con trasparenza dei percorsi e consapevolezza dei risultati. Per migliorare i quali, forse, ogni tanto non guasterebbe qualche sfottuto “professorone” in più,  e qualche fedele ma incompetente in meno”. Ma dove si trovano, nel governo, a cominciare dal “presidente” i “competenti” ed i “preparati”?.

   Polito, dal canto suo, avverte che ogni sospetto è “fugare subito” e denunzia l’eccesso di leggi delega ,”che lasciano le mani dell’esecutivo un po’ troppo libere di legiferare al posto del Parlamento, ridotto ad esprimere semplici pareri consultivi”.

   Vede ma si può credere sia soltanto lui – il signorotto di palazzo Chigi “uscito dall’impaccio come al solito con successo nei confronti dell’opinione pubblica”, che ha seguito l’episodio con distacco e distrazione, guidata da ricostruzioni servili e parziali offerte specie dai telegiornali berlusconiani.

   Polito conclude, osservando che “la necessaria e sacrosanta ricerca alla luce del sole di larghe alleanze per l’elezione alla luce del sole inizia insomma ad appesantirsi di troppi sospetti do ut des. Per toglierli di mezzo, è opportuno tirar fuori manine e manone da sotto il tavolo e giocare a carte scoperte. Cominciando con il chiarire in maniera convincente che cosa è successo nel Consiglio dei ministri della viglia di Natale”.

   L’uso del semplice termine “opportuno” pare restrittivo e riduttivo di una situazione, che forse ha raggiunto punte incredibili ma che doveva essere arginata e fronteggiata alla “luce del sole” e non negli ambulacri segreti, in cui l’”opinione pubblica”, turlupinata e confusa, non ha accesso, non ha voce e soprattutto non ha orecchie.

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