Sempreverdi in tv

L'inevitabile nostalgia per la politica di Peppone e don Camillo

Gli intellettuali supponenti e bolsi, ma anche gli sciocchi presuntuosi e superficiali considerano Guareschi residuale e superato, e invece...

di Vincenzo Pacifici

L'inevitabile nostalgia per la politica di Peppone e don Camillo

Il giorno di Natale ho avuto l’opportunità ed il piacere , per l’ennesima volta, di rivedere due pellicole della serie di Don Camillo e Peppone, trasposizioni cinematografiche della fertile quanto incisiva e sempre viva penna di Giovannino Guareschi. Sono lavori, che risalgono alla fine degli anni Cinquanta – primi anni del decennio successivo, ancora ricchi di significato e soprattutto di valori, da molti anche nella nostra area, reputati superati ed anacronistici.

Una delle due opere ricostruisce nel piccolo teatro di Brescello il 1960, anno drammatico, in cui i partiti di sinistra e la DC iniziarono la loro lenta ma progressiva e purtroppo inarrestabile per decenni marcia verso il centrosinistra, le convergenze parallele e le larghe intese. Questa convergenza ebbe il suo battesimo nei fatti di Genova, città in cui il MSI con una improvvida prova muscolare, chissà perché realizzata (la verità storica è ben lontana dall’emergere), insistette per celebrare un proprio congresso nazionale, scatenando reazioni di piazza interessate e manovrate dai potere e dai partiti da Roma.

   Ma proprio la vita e le vicende svoltesi nella Bassa provavano una contrapposizione netta e secca tra il comunismo e l’anticomunismo, che non sconfinava mai – a differenza di quanto si è registrato negli anni successivi – nell’odio ed era piuttosto costruito e sostanziato da polemiche vibranti e vigorose senza equivoci e senza inciuci.

Ed allora – ed è questo il senso del peso intatto degli scritti di Guareschi – perché oggi li si considerano furbescamente antiquati e decrepiti mentre potrebbero essere, con altri toni, usati nella vita politica. Non era quello di Fernandel e Gino Cervi forse una sorta di bipolarismo provinciale e casereccio ma indubbiamente genuino e più rispettoso del termine stesso?

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