Imbecilli senza confini

Vietano il presepio in nome del religiosamente corretto, ma sono solo ignoranti irredimibili

Ogni anno in qualche scuola elementare si proibisce o si 'evita' di allestire la natività per non offendere i bambini delle altre religioni, una barbarie culturale senza limiti

di Dalmazio Frau

Vietano il presepio in nome del religiosamente corretto, ma sono solo ignoranti irredimibili

Presepe di Greccio, Giotto

Se soltanto ci fosse in questo sempre più abbruttito paese, la consapevolezza di cosa realmente è celato, in modo magistralmente sapienziale, nel Presepe – anzi nel Presepio – forse se ne avrebbe maggior cura e rispetto.

Rispetto non soltanto dal punto di vista religioso, rispetto che hanno – lo dico agli alfieri del “politically correct” nostrano – sia i musulmani ( che infatti riconoscono Cristo nato da Maria Vergine ), sia gli ebrei che comunque lo vedono come Profeta, ma rispetto anche dal punto di vista storico e artistico.

L’”invenzione” di Francesco d’Assisi s’impone all’ecumene cristiano anticipando di alcuni secoli gli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola a tal punto che il “suo” Presepe diviene poi IL Presepe di Giotto, la Natività da allora in poi raffigurata in tutto il resto dei dipinti d’Occidente.

Tutto è dovuto all’intuizione mistica di un piccolo uomo che ha avuto il coraggio di andare a confrontarsi con il Saladino, da solo e senza armi. Altro che “scontri di civiltà”!

Il Presepe è stato da allora costruito, scolpito, modellato e soprattutto dipinto, in modo a volte più realistico altre più fantastico, con sovrabbondanza di dettagli, di figure o più poveramente, ma è uno dei “sigilli” dell’Arte cristiana.

Adesso, dopo che il Vescovo San Nicola, vestito d’azzurro e oro o di verde è stato declassato a “icona commerciale” della Coca Cola, dopo che sempre la medesima follia annichilitrice di ogni Simbolo e di ogni aspetto metafisico ha trasformato il sacro simbolo assiale e cosmico dell’Albero in una ridicola cosa di plastica con luci a led e palle colorate, non restava che sferrare l’attacco finale al Presepe.

“Te piace u Presepe?” diceva Eduardo. No, non gli piace, lo odiano, gli fa schifo, perché ne hanno paura.

La paura di essere additati come “non accoglienti”… oh cosa mai diranno i bambini cresciuti in famiglie laiche e agnostiche? Cosa mai potrebbero dire, sentendo ai discriminati i figli di musulmani, o di ebrei o di cinesi magari taoisti, di fronte a quei pupazzi strani, in mezzo  a tanti animali e poi con quei tre personaggi reazionari, vestiti come il Mago Otelma. Per poi tacere di quel tizio alato sulla capanna con un cartello in mano che non è neppure in inglese!

Tanto il dipinto di Gentile da Fabriano non l’hanno mai visto, quelli di Giotto, o di Donatello, o di Filippo Lippi e di tutti gli altri ugualmente, quindi… far sparire il Presepe non è poi tanto difficile.

Non so, non ho capito cosa siano i “cosi” valoriali che lo straordinario preside ha portato come spiegazione per il suo rifiuto del Presepe, so che un altro – o forse è lo stesso tanto per me l’ignoranza li rende tutti parimenti uguali – ha addotto come spiegazione del suo rifiuto il fatto che il Presepe discriminerebbe i fedeli di religioni diverse dal Cattolicesimo. Appunto, l’ignoranza si commenta da sé. I bambini, mi raccomando, non portateli mai a vedere gli affreschi ed i dipinti che raffigurano la nascita di Gesù, potrebbero anche scoprire che l’Arte ci insegna l’Amore e ad avere un’Anima.

Ma quella che ho trovato più “geniale” è la spiegazione portata dal preside della scuola piemontese di Leinì che prima di consentire l’allestimento di un Presepe all’interno della propria struttura educativa, avrebbe “prima di tutto chiesto garanzie sotto il profilo della sicurezza perché se un bambino si fa male la responsabilità è mia”. Ora, a parte il fatto che l’imbecillità umana è perennemente in agguato, non posso escludere che nessuno si sia mai fatto accidentalmente e involontariamente male facendo un presepe. Non so se nessun bambino sia mai morto o si sia ferito gravemente sfracellandosi su una capanna o su una casetta di polistirolo. Non credo che nessuno sia mai soffocato cercando di mangiarsi una pecora di gesso o, oggi, di plastica. Piuttosto, fossi – e per mia suprema grazia non lo sono – nei panni dell’esimio preside mi preoccuperei più che del pericolosissimo presepe, invece, dell’albero che di sicuro invece avrà a casa sua o magari anche a scuola.  L’Albero di Natale infatti, ricordo all’egregio preside, ha un puntale. Grosso. 

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