Editoriale

Quei camerati sedotti dall'odore dei soldi

Dalla lotta armata a quella delle cooperative sfruttando i più deboli.

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

e indagini romane sulle complicità e gli intrecci fra politica, affari e criminalità organizzata mettono ancora una volta in luce come una certa destra radicale sia passata dalla lotta – anche armata – anti-sistema alla criminalità pura e semplice, per intenderci quella fatta di ricatti, estorsioni, corruzione e, nei casi estremi, omicidi. Si tratta di confluenze non certo inedite, almeno a partire dalla “banda della Magliana”, di fronte alle quali il “popolo della destra” ed alcuni intellettuali – non solo “di area”: si veda l’articolo di Emanuele Trevi sul Corriere della Sera del 7 dicembre – hanno espresso analisi, più o meno argomentate, che vanno dalla sintesi banale dei “camerati che sbagliano” fino alle rimasticature di Tolkien e della sua “terra di mezzo” e perfino di Guénon (in particolare: Il Re del Mondo). Di passata, sul tema segnaliamo l’intervista a Marco Tarchi sul Fatto Quotidiano, pure del 7 dicembre, dove è possibile trovare, sia pure nei limiti consentiti da un quotidiano, una corretta impostazione del problema, che però non ha soluzione.

Dunque, perché tanto spesso, in questi decenni, chi ha fatto la scelta esistenziale, ancor prima che ideologica o politica, di opporsi al “Sistema”, proviene dal mondo della “destra”? Il fenomeno stupisce soltanto se s’ignora lo stato di guerra strisciante tra coloro – la stragrande maggioranza – che si riconoscono non solo nelle Istituzioni, ma anche nel complesso di valori e, dunque, delle leggi e dei costumi, dei progetti e delle ambizioni, identificabile con quello disegnato ed attuato da tutte le scuole di pensiero figlie del Cristianesimo, del Liberalismo, del Marx-leninismo e perfino del nazionalismo, e coloro che, in modo diverso, si riconoscono nel Fascismo, rivendicandone ora la componente “sociale”, ora quella “anarchica”, comunque accomunate da uno spirito anti-borghese e ardimentoso.

Del resto, in un contesto di guerra guerreggiata, un processo analogo di “passaggio al bosco”, di un porsi come “fuori-legge” rispetto a un sistema di cui si disconosceva la legittimità, si era già verificato, in Italia con la nascita del Brigantaggio in quel Regno Borbonico conquistato da Piemontesi e Garibaldini, negli Stati Uniti con la formazione di bande irregolari composte da ufficiali e soldati dello sconfitto esercito confederato del Sud, dopo l’esito della Guerra di Secessione, vinta dall’Unione degli Stati del Nord.

Certo, la coloritura romantica dei due episodi appena citati non si confà minimamente alle vicende odierne del Carminati e dei suoi complici, forse perché nel frattempo il nichilismo ha fatto passi da gigante e non ha risparmiato nessun settore della nostra società, neppure quelli marginali e sedicenti “antagonisti”. Oggi la biblica “Mammona” sembra fornire motivazioni e prospettare ineluttabili scelte fatali anche a questi banditi, di fronte ai quali perfino i combattenti contro la Repubblica di Weimar forse avrebbero preferito i tanto disprezzati “borghesi”.

Basterebbe pensare ai luoghi dove si svolgevano i summit della banda – un distributore di benzina, qualche bar o pizzeria di tendenza, qualche corridoio del Palazzo - e al linguaggio usato (e intercettato: ingenuità, arroganza, presunzione d’impunità?) fra sodali. Qualcuno riesce davvero a individuare somiglianze e ascendenze con un von Salomon, un Evola, un Guénon, un Tolkien? Il fatto è che la finanziarizzazione del potere, della politica, delle stesse esistenze individuali ha coinvolto anche quelli che, in altri tempi, fecero la scelta, certo condannabile, ma in qualche modo coraggiosa, di darsi alla lotta armata contro il Sistema borghese (del resto, anche a sinistra sono fioriti casi di brigatisti rossi passati alle rapine per puro lucro, una volta ritenuti irraggiungibili gli obiettivi della Rivoluzione…).

Così, se perfino la mafia “classica” pratica, sia pure in forme che a noi sembrano cupamente parodistiche, rituali di iniziazione ed associazione, e si prefigge non solo traguardi di arricchimento, ma anche di esercizio ed ampliamento di un Potere segreto, questi ex camerati  affiliati a Mammona sembrano avere in vista unicamente i fatturati e i bilanci personali, senza celare il disprezzo per coloro dei quali si servono, specialmente nella stanze del Palazzo. Semmai, la novità consiste nella trasversalità dei conniventi, pescati a destra, al centro e a sinistra, e nel cinismo dimostrato nei confronti di quella che veniva considerata “merce”, che si trattasse di esseri umani – rom, immigrati, tossicodipendenti – o di “cose”, come i rifiuti e gli stupefacenti.

Il fatto è che quando ci si occupa soprattutto di economia (ai piani alti, di PIL e parametri di Maastricht), negli Stati e nelle Famiglie, si troverà sempre qualcuno che, per conseguire quei risultati “materiali”, non si farà scrupolo di violare le leggi e magari di farsene varare di convenienti, anche se immorali e dannose per la più vasta comunità.

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