Una proposta: fondiamo i nemici della bicicletta, anzi del ciclista selvaggio …..

A volte, dopo cinque o sei sonate di clacson in …. vaffa maggiore, si degnano di incolonnarsi...

di Domenico Del Nero

Una proposta: fondiamo i nemici della bicicletta, anzi del ciclista selvaggio …..


La bicicletta? Come l’ecologia,cosa ottima di per sé, se non ci fossero gli ecologisti ad oltranza, pronti a gridare allo scandalo se appena strappi inavvertitamente un filo d’erba non consentito. Così la bicicletta: economica, pulita,silenziosa … tutto quel che si vuole, ma prontissima a trasformarsi  nel peggiore cilicio quando a inforcarla non è una persona di media civiltà e educazione.

E in tempi in cui il tasso di cafoneria corrente ha superato da un pezzo i livelli di guardia, in cui anche l’ultimo becero malnato si permette di apostrofarti con il tu anche se hai passato il mezzo secolo e questo tizio non lo hai (per fortuna) mai visto neppure con il binocolo, la bicicletta  è diventata veramente un flagello delle strade di ogni tipo. Coccolati, protetti, vezzeggiati da assessori, vigili urbani e regolamenti, i ciclisti spesso si credono una sorta di superman a due ruote, pronti a lanciare a tutto il resto della popolazione,circolante su ruota o anche più modestamente su scarpa, una sfida all’ultima … sgommata senza limiti di sorta.

Si possono distinguere vari sottogeneri di questa categoria e non passa giorno, a meno di starsene tappati in casa, in cui non si abbia la ventura di incontrarsi, o meglio di scontrarsi, con qualche bell’esemplare. Si va dalla megera più o meno attempata il cui sedere spesso debordante dal sellino è già un pericolo alla circolazione e un oltraggio alla vista;  inforca il suo strumento di viaggio e di tortura come la scopa della befana, di solito saldamente piazzata nel mezzo di una strada stretta e qualche volta pure contromano; non di rado, come ciliegina sulla torta, sta pure a cinguettare al cellulare, perfidamente indifferente alla coda di automobili che si sta formando dietro di lei, con il tasso di inquinamento che a quel punto sale alle stelle. E provarsi non dico a suonare il clacson (orrore!) ma anche solo a dire qualcosa: da quella bocca uscirà una tale sequela di imprecazioni e maledizioni sino alla quarta generazione da costringervi a ricorrere all’esorcista. Naturalmente, siffatta tipologia esiste, altrettanto esiziale, anche in versione maschile.  E non pensate che circolino solo il sei gennaio o per Hallowen; sono in servizio permanente effettivo!

Altra sottospecie altrettanto micidiale è “l’ometto da corsa”. Inoffensivo, quasi insignificante se lo vedete circolare a piedi, al punto che potreste inavvertitamente calpestarlo. Ma non appena in sella, dovendo evidentemente bruciare i tempi per non si sa quale “affare di stato”,  si infila dappertutto a velocità folle, contromano, bucando semafori ,costringendo a volte gli altri sciagurati mezzi a inchiodate micidiali e con travasi di bile devastanti; per non parlare poi dei marciapiedi, scambiati allegramente per piste ciclabili, rischiando una strage di vecchiette e costringendo i malcapitati passanti ad appiattirsi contro il muro (se va bene) o a trovarsi appiattiti i piedi se invece va male.  E se gli si dice qualcosa – dato ma non concesso che ci si riesca – vi guarda con espressione a varie gradazioni: dal beota – pesce lesso alla vittima innocente e incompresa. E se lo si picchia, invece di ricevere un encomio civile si finisce pure nei guai sino al collo!

E non solo le strade cittadine; che dire poi dell’allegro ciclista della domenica, sottocategoria che di solito esce a gruppi, con le sponsorizzazioni di circoli, circolini e dopolavori di varia natura? Dovendo smaltire tutti gli eccessi culinari e enologici della settimana e con la prospettiva di una pranzo domenicale stile trippa e salcicce, queste schiere di baldi ometti con costumini da corridori anche con dieci gradi sottozero, sovente pure loro con pance debordanti e lonze al vento,  intasano bellamente tutte le strade di campagna e montagna, anche le più strette, muovendosi a schiera e ciarlando allegramente, oppure sudando come mantici e dando l’impressione di dover schiantare da un istante all’altro . A volte, dopo cinque o sei sonate di clacson in …. vaffa maggiore, si degnano di incolonnarsi in fila indiana consentendovi finalmente di azzardare un pericolosissimo sorpasso in curva, cavandovela per il rotto della cuffia ….

E ce ne sarebbero altre, ma meglio fermarsi qui. E certo, si può immaginare le obiezioni: automobilisti e motociclisti sono ancora peggiori, non esistono abbastanza piste ciclabili etc etc.  In parte è senz’altro vero; ma mentre le altre categorie di circolanti sono abbondantemente messe alla gogna e additate al pubblico ludibrio, intorno al ciclista si diffonde un’aura di santità veramente … diabolica.  E se la persona civile può circolare bene con qualsiasi mezzo e in questo caso può benissimo fare della bicicletta un valore aggiunto, sotto il deretano del cialtrone si trasforma sicuramente in un’arma impropria.  Signori sindaci,assessori, vigili; quanto vogliamo  ancora aspettare per rendercene conto e prenderei provvedimenti del caso? 

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