Come legame la geometria pitagorica

Escher e Graziotti, una mostra ed un libro

Insomma nulla di meglio che andare a vedere la mostra di Escher facendosi accompagnare dal libro di Adriano Graziotti, sarà come avere lui stesso come guida. Il che non è cosa da poco

di Dalmazio Frau

Escher e Graziotti, una mostra ed un libro

La copertina del libro di Graziotti

Tra pochi giorni comincia la mostra su Maurits Cornelis Escher, il grande grafico olandese, al Chiostro del Bramante a Roma. Da artista pressoché conosciuto soltanto dagli “addetti ai lavori”, Escher è diventato famoso a tutti, finendo addirittura sulle copertine dei quaderni scolastici oltre che in un’infinità di altre riproduzioni per l’arredamento domestico. Il suo gioco surreale attraverso le atmosfere oniriche, a volte “magiche”, o comunque con un richiamo all’indagine della psiche, è ammirevole in quanto riprende l’antica sapienza geometrica, quella euclidea e non euclidea, la fonde talvolta con l’anamorfosi esplorando mondi alternativi dove spazio, tempo e matematica s’intersecano in nuove prospettive talvolta stranianti e allucinatorie. Escher si diverte con i “rompicapo” architettonici, gioca dove altri grandi hanno mantenuto la loro serietà, dai toroidi di Paolo di Dono alle prospettive perfette di Piero della Francesca, fino agli inganni borrominiani.

Per quanti conoscono le opere di Escher certamente ne esisteranno ancor più che invece non sanno chi sia Adriano Graziotti. Per tutti costoro desidero segnalare l’uscita per i tipi di Simmetria, a Roma, il volume conclusivo dell’opera omnia dell’artista rinascimentale ma vissuto lo scorso secolo che fu appunto Graziotti. Il legame con Escher è dovuto al fatto che anch’egli, ma in misura differente, forse più colta, elitaria e anche raffinata, riprende l’altissima sapienza della geometria pitagorica e la ripresenta ai giorni nostri, questa volta non più attraverso i solidi di matrice platonica, ma con quel linguaggio ermetico, simbolico e anche magico che fu di moda proprio tra il XV ed il XVI secolo soprattutto nei cosiddetti “quadrati magici” .

Il prezioso volume in quarti, dal titolo appunto “I Quadrati Magici” offre all’avveduto lettore – e osservatore – una chiave che necessita attenzione e predisposizione dell’anima, oltre a quella intellettiva, in grado di aprire porte numerate sulla qualità delle cose e non soltanto sulla loro quantità. Graziotti dà una spiegazione prevalentemente “estetica” e geometrica sapendo bene che esistono ragioni molto più importanti per privilegiare la simmetria di una matrice numerica così particolare come quella dei quadrati magici.

Va detto che lo studio sistematico dei quadrati arriva in Occidente alquanto tardi e soprattutto grazie ai sapienti arabi ed ebrei, ma dal Quattrocento si diversifica nelle varie branche della Cabala e dell’Ermetismo ragion per cui tutti gli aspetti matematici sono sempre direttamente connessi alle discipline predittive, alchemiche ed evocative, in una parola: “sacre”. Il quadrato magico più famoso resta probabilmente quello raffigurato nell’incisione di Albrecht Dürer dal titolo “Melancholia I” e che altri non è se non il Quadrato Magico di Saturno. Così come Escher “si diverte” ad alternare geometrie e forme, bianco e nero, ombra e luce, alto e basso, Graziotti, ancora in quest’opera curata da Claudio Lanzi, vela e rivela le precise corrispondenze ritmiche e a-ritmetiche che si celano dietro questi apparentemente semplici giochi matematici.

Insomma nulla di meglio che andare a vedere la mostra di Escher facendosi accompagnare dal libro di Adriano Graziotti, sarà come avere lui stesso come guida. Il che non è cosa da poco.

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