Editoriale

La politica come uno schema di gioco: il 3-1 che avvilisce l'Italia

Al solito il problema non sono le scelte discutibili ma le false scelte che trascurano i veri problemi

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

n tempo poteva essere ed in effetti un punto di riferimento sicuro ed informato per l’elettore di centro – destra, anche se naturalmente portato alla difesa del padrone del vapore. Oggi il foglio della famiglia Berlusconi trascura, ignora e sottovaluta se non ironizza su quanti non siano valvassini e su quanti appena, appena si discostino dalle linee guida del Cesare di Arcore.

Ad esempio, a proposito della riforma del Senato, sulla quale finalmente cominciano ad emergere timide riflessioni, "Il Giornale" preferisce considerare il presidente del Senato, già alto magistrato, "nel pallone" mentre una sola parola non è spesa per denunziare la fretta supponente delle due cavaliere dell’Apocalisse, Boschi e Madia, e la controproducente insipienza del dittatore del Nulla, ridimensionato perfino da Nibali, in ben più serie faccende affacendato, il quale cavaliere si permette di promettere revisioni della riforma alla Camera, così da richiedere un un’ulteriore lettura ed un ulteriore ritardo. Ma non doveva essere l’ urgentissima innovazione salvifica di tutti i mali e di guasti della nostra povera Italia?

L’arroganza del gruppo egemone nel PD è arrivato a protestare perché il presidente  Grasso ha osato e, speriamo, continui ad applicare i regolamenti invece di calpestarli per soddisfare i fanatismi della coppia "più bella del mondo". Questo binomio, che l’Universo ci invidia e di cui vorrebbe al più presto possedere i cloni, comunque deve dormire sonni tranquilli perché Berlusconi, dopo una riunione di ore con Verdini (esistono solo loro due e decidono tutto loro nel partito?), secondo la Gazzetta Ufficiale del minestrone  «ha assicurato l’appoggio di Forza Italia sul titolo V (quello iperregionalista) e sul nuovo Senato, perché ha dato la sua (la sua e soltanto la sua) a Renzi».

Il quale vuoto assoluto ieri ha combinato la "marachella" quotidiana: si è permesso di attaccare i pubblici dipendenti, minacciando sanzioni spinte al limite del licenziamento per i reprobi. Ma il comune e misero cittadino, che è impegnato nell’ambito statale e nel campo privato da 30 /40 anni, si è chiesto con chi, dove e quando il bulletto di Pontassieve abbia mai lavorato e quali esperienze abbia per poter pontificare.   

Modesto docente universitario di storia contemporanea, ho sempre ascoltato con attenzione una definizione sui politologi, sul loro senno e sulle loro sentenze, ora leggo una centrata analisi di Marcello Veneziani, che li considera "animali estinti". Mi permetto di sostituire una sola parola: il nostro amico osserva che "da noi la politica è riassunta nella formula nella fomula 3, 1- tre leader maggiori più uno decimale – si risolve nella loro personalità e poi nel sedare gli insubordinati delle rispettive tribù monoteistiche". A mio avviso la politica non è "riassunta" ma è "ridotta" nella forma individuata da Veneziani.

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