Calunie e Doppiopetto blu

Ricordi pomeridiani

Il parcheggio, causa la tarda ora, non aveva più il custode e ognuno era andato... (Cap.21)

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 Ricordi pomeridiani

Anni addietro .

Una Porsche Carrera rossa, all’interno di un parcheggio di un ristorante sulla Madison Avenue. L’auto è di Peter. Lui è all’interno coi Roughoaks, compreso Steven il quale all’ improvviso accende una inaspettata lite con Donald, l’odiato Donald. Si alza di scatto ed esce dicendo che vuole prendere un po’ d’aria, che non sopporta di essere contraddetto da quello lì.

Sua moglie Elizabeth, inizia come al solito, appena il marito le offre le terga a sparlare di lui, dice che è un buono a nulla, che se non avesse incontrato lei sarebbe finito a chiedere oboli davanti alle Chiese; che è sempre sospettoso, continuamente a predicare miseria; fosse un mago almeno in camera da letto! Ma niente, anche in quel settore è out.

La madre di Elizabeth, rincara la dose aggiungendo che ha saputo da certi vicini di casa che Tick in the skin ha un padre esibizionista, un cretino che si è fatto beccare due volte in pieno Central Park con il pisello di fuori, dopo aver aperto il suo impermeabile, per mostrarlo a giovani donne che camminavano ignare per la sua stessa via. Le querele non sono mancate, terminò Mrs. Roughoaks.

Al rientro di Steven, guarda caso, l’argomento cambia di colpo passando allo splendido maglione indossato da Peter, dai suoi nuovi occhiali da vista e all’incontro di boxe del giorno prima.

Peter Cummings, pensa fra sé e sé quanto questa famiglia sia malata, quanto sia imbarazzante per lui accettarne l’amicizia, l’odio naturale che esiste fra loro, la dissolutezza morale che li pervade; considera possibile un suo allontanamento da loro per la paura di essere contagiato da tale perfidia.

Steven rientra nella sala meno arrabbiato, quasi rilassato e va, con un gesto che fa dubitare tutti, a stringere la mano al povero Donald.

Ecco, sì... era andata proprio così quella volta.  Tick si era seduto al tavolo tranquillo, la sfuriata di prima non sembrava essere mai stata fatta e il gesto distensivo verso Donald aveva lasciato tutti di sasso. Aveva iniziato a parlare di lavoro, poi di sport, poi di cibo come se niente fosse accaduto per toccare l’apice della sorpresa quando aveva offerto una bottiglia di champagne, non il migliore, ma era stato il gesto a sconvolgere gli equilibri della serata. Era stato versato nei calici del Cordon Rouge e ogni cosa era filata liscia, senza altri contrattempi fastidiosi.

All’ora di alzarsi Steven aveva insistito per restare ancora un po’, sembrava effettivamente un'altra persona, quasi normale. La comitiva aveva accettato per non sciupare questa armonia inaspettata e aveva continuato a parlare di sport, poi di lavoro, poi di cibo tutto come pochi minuti prima .

Il parcheggio, causa la tarda ora, non aveva più il custode e ognuno era andato verso la propria macchina. A salire per ultimi erano stati Peter e Mr. Roughoaks, un saluto e via ciascuno in direzione di casa.

Un urlo, proveniente dalla Porsche di Cummings aveva interrotto quel salubre silenzio notturno. Era lui che gridava “ Mi hanno rubato i soldi, mi hanno rubato i soldi; non ho più i miei dollari; non c’è più la busta con i dollari”.

Mr. Roughoaks aveva sentito le urla di Peter, ma non era riuscito a capire ciò che diceva e quindi gli si era affiancato con la sua Ferrari grigio perla.

In breve l’uomo era stato ragguagliato da Cummings il quale disperato gli aveva spiegato che gli erano stati sottratti ben diciottomila dollari che dovevano servire per l’acquisto di una nuova auto per sua moglie Susan.

Mrs. Roughoaks aveva chiamato subito il 911 e poco dopo una pattuglia della polizia di New Garden era arrivata sul luogo.

I poliziotti avevano fatto le solite domande di rito, ma certi di avere la soluzione in tasca, visto che le telecamere del parcheggio risultavano accese, avevano deciso di aggiornarsi all’indomani.

Avevano spiegato a Peter, per tranquillizzarlo, che la cosa era sotto il loro assoluto controllo, così si erano salutati dandosi appuntamento per le formalità della denuncia.

La mattina aveva visto Peter alquanto preoccupato, con Mr. Roughoaks che lo attendeva fuori per accompagnarlo in auto al comando della Polizia di Hoboken. Giunti di fronte ai poliziotti della notte prima, li avevano trovati dubbiosi e insoddisfatti perché le telecamere erano accese, ma senza nastri di registrazione all’ interno; era un semplice pagliativo da parte del proprietario per risparmiare sulle spese quotidiane del ristorante. Lasciava accesi i video ma sprovvisti degli appositi nastri.

Era sembrato agli occhi di Peter e Roughoaks che ormai ogni cosa fosse perduta, in tutti i significati del verbo perdere, quando un agente li aveva fermati sulla porta, mentre se ne stavano andando, avvertendoli che c’erano delle novità importanti.

Dalton Escalar, uno dei poliziotti, aveva da poco ricevuto una telefonata da un certo Bobby Longanensi che diceva di saperne molto sul furto ai danni di Cummings. Era stato invitato a presentarsi al distretto di polizia, e l’uomo nel giro di mezz’ora era comparso davanti agli agenti e a Peter, mentre Roughoaks era dovuto rientrare in ufficio per urgenti questioni di lavoro.

Longanensi altri non era che il parcheggiatore addetto al ristorante e in quella notte l’ unico testimone del furto ai danni di Peter.

-Sì, ricordo benissimo –aveva iniziato l’uomo- era un tipo alto, stempiato che appena giunto nel parcheggio si guardò attorno circospetto e che subito puntò gli occhi verso la gabbiola adibita a noi parcheggiatori. Io, vista l’ora tarda, ero tornato per riprendere l’orologio che avevo dimenticato dentro, ma quando mi accorsi di certi movimenti mi appiattii dietro i cespugli che circondano la gabbiola e assistetti al furto. Chiamai subito il ristorante, chiedendo di Mr. Kreyton, il titolare, ma non mi rispose nessuno. Intanto il ladro stava rientrando all’interno del ristorante e io preoccupato per me, cominciai ad aver paura di non essere creduto. Vidi l’uomo con una busta in mano, come la descrivete voi, dalla quale fece uscire due bigliettoni da 100 dollari. Ma se avessi visto male? Se lui fosse stato mandato a ritirare la busta? Così mi convinsi a ritornare a casa, senza riprendere i miei occhiali-.

La descrizione fisica dell’uomo fatta dal parcheggiatore italo-americano aveva sconvolto Cummings, ma i tempi e le modalità descritte da Bobby Longanensi si adattavano perfettamente alla persona che si era allontanata dal loro tavolo per ritornarvi qualche minuto dopo: il tempo necessario per …No! Peter non voleva credere alla deposizione di Longanensi, ma lo stesso, rivoltosi ai poliziotti, aveva detto loro che se lo avessero voluto avrebbe identificato l’uomo tra mille altri.

Con uno stratagemma, la persona identificata come il ladro, era stata fatta avvicinare ad altri quattro tipi molto simili fisicamente e tutti posti di fronte al posteggiatore. Bobby Longanensi, invisibile al presunto rapinatore, non aveva avuto esitazione nel riconoscere l’individuo che sere prima si era appropriato indebitamente dei dollari di Peter e per lo stesso Cummings era stata una ferita lancinante. Quella persona lavorava e viveva con lui molte ore al giorno, scherzavano e uscivano insieme con le famiglie. Lo sconforto era stato totale, ma per non ferire Mr. Roughoaks aveva deciso di non denunciare Tick in the skin, attirandosi i rimproveri dei poliziotti pronti ad agire contro il delinquente.

 Il ricordo ripercorse fedelmente quanto accaduto tempo prima nella realtà.

 “Mr. Peter, Mr. Peter”, la voce della domestica di casa lo ridestò dal torpore dei ricordi. Ora era agli arresti domiciliari, e non più con quella cricca di malaffare.

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da LEA il 29/01/2012 22:56:12

    Massimo lei è una forza

  • Inserito da CARLO76 il 27/01/2012 11:08:30

    Entusiasmante, un grosso plauso.

  • Inserito da carlton il 26/01/2012 22:47:21

    Caspita che storia

  • Inserito da piero-44 il 26/01/2012 18:15:00

    Massimo, mi permetta: Continui così.

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