Uno scenario molto particolare

Goal! E il mondiale fa scoppiare lo schermo

Tutto il mondo quest’anno si fermerà dal 12 giugno al 13 luglio, la sera della finale nel magnifico stadio Maracanà, a Rio de Janeiro...

di Tommaso Nuti

Goal! E il mondiale fa scoppiare lo schermo

Siamo sicuri che i mondiali di calcio siano per alcuni un emozione indescrivibile e per altri una manifestazione insignificante?

Federico Buffa, commentatore sportivo, sostiene che "I mondiali hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno i tempi che verranno".
Ogni 4 anni infatti riaffiorano le passioni che uniscono milioni di persone amanti del calcio davanti ad un teleschermo, o addirittura (per i più fortunati) dal vivo negli stadi. Sono 3 milioni i biglietti venduti per i mondiali brasiliani di quest’anno, 12 città coinvolte per stadi e campi da gioco, decine di milioni gli spettatori che assisteranno alla manifestazione più seguita del mondo. Tutti ammireranno il colpo di genio del numero 10, la fisicità del centrocampista, la personalità di ogni portiere. Entriamo nel tempio del calcio, dove ogni tocco a quel pallone è magia, e dove i fuoriclasse possono finalmente dare sfogo alla loro mente fuori dal comune.

I mondiali sono però uno scenario molto particolare. Infatti per anni le manifestazioni sportive sono state prese come pretesto per riforme e lotte politiche. Nei mondiali del ‘78 in Messico l’esercito argentino compiva atti durissimi di repressione verso i cittadini, mentre la nazionale guidata in panchina da Menotti si guadagnava la fama di miglior squadra della competizione. Nel 1998, durante i Mondiali francesi, l’allora governo Prodi stabilì l’introduzione dell’euro nell’ordinamento nazionale, e mentre noi ci giocavamo il mondiale l’Italia stava appena entrando in Europa.
Sono stati molti casi in cui politica e calcio sono andati “a braccetto” inconsapevolmente, ma ci sono stati momenti indimenticabili fra le due parti, come nel Mundial spagnolo del 1982, in cui il presidente della Repubblica Sandro Pertini al Bernabeu di Madrid, in piedi sulla balaustra festeggiava quella che sembrava la vittoria italiana su tutti i fronti: l’uscita dagli anni di piombo e una nazionale ritrovata e unita, capace di riportare anche solo idealmente un paese nella propria tranquillità, con Pertini che in aereo verso casa gioca a carte con Zoff, Causio e Bearzot sotto lo sguardo imponente della coppa del mondo,riposta sul tavolo da gioco.



“Io so che potete farcela, che farete di tutto, che sentite che vi siamo vicini, adesso ragazzi; adesso è il momento; noi ci crediamo. È il 9 di luglio del 2006, è l'Olimpiastadium di Berlino, Italia-Francia è la finale.” Così recitava Fabio Caressa, commentatore televisivo,in quella che sarebbe stata una delle notti più belle ed intense della vita di chi ama questo sport e non solo. Perché il bello del Mondiale è il rapporto che si lega fra le persone, amanti di sport diversi  con diverse simpatie calcistiche, con gusti di giocatori radicalmente opposti, ma uniti in un unico grido bloccato in gola vivendo l’attimo rigore per rigore, da quello sbagliato di Trezeguet fino all’ultimo di Fabio Grosso che consegna la coppa del Mondo agli italiani. “Il cielo è azzurro sopra Berlino” .



Rivivere quelle notti è un po’ il sogno di tutti, inutile negarlo, ed è così che molte città italiane si stanno adoperando per ricreare le stesse condizioni dei mondiali passati: teleschermi in piazza, stesse bandiere, stesse magliette e stesse compagnie, una febbre destinata a durare un mese.
È così che l’emozione cresce e prende forma, grazie ad un semplice sguardo pieno di tensione rivolto all’attaccante che sfiora il gol e al portiere che manda la palla al lato della propria porta. Si prova ad aiutare il proprio numero 9 attraverso un attimo di silenzio, poi un grido e un salto sulla poltrona seguito da lacrime di gioia. Si cerca di spingere l’estremo difensore a prendere il volo fra i pali, a toccare quel pallone che sembra impossibile deviare fuori dalla porta.


Tutto il mondo quest’anno si fermerà dal 12 giugno al 13 luglio, la sera della finale nel magnifico stadio Maracanà, a Rio de Janeiro. Tutti gli appassionati seguiranno la propria nazionale giocare a temperature mai viste e ad ore improbabili della notte dovute al fuso orario.
Ma la passione non si ferma davanti a semplici sbadigli di sonno e varie stanchezze lavorative, perché, pieni di adrenalina, saremo tutti pronti ad alzare la propria voce su quelle note, in piedi, insieme, con la mano sul cuore, a squarciagola sempre le stesse parole dell’ inno di Mameli.



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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 12/06/2014 14:40:58

    Che nel mondo ci sia l'enfasi del calcio è innegabile. L'Italia non fa eccezione. Dietro ai mondiali c'è un giro di danaro vertiginoso con la Fifa e il Blatter di turno che elargiscono alla varie Federazioni fiumi di danaro, dei quali beneficiano giocatori, con compensi scandalosi, e dirigenti e accompagnatori. Personalmente guardo al mondo del calcio in modo romantico e quindi piuttosto disgustato della situazione attuale. Il tifo per l'Italia non è proprio trascinante e la bandiera Tricolore la vorrei sventolare per ben altri traguardi. Poi quando si leggono notizie su resort di ultra lusso la passione scema di molto. Quanto al gioco del calcio, se vogliamo essere obiettivi, rispetto al passato lo spettacolo è davvero decadente, nonostante si cerchi di presentare questo spettacolo come il più grande evento della terra.

  • Inserito da bea il 12/06/2014 12:51:14

    Penso che per tutti che conoscono i problemi attorno a questi mondiali - lo sapiamo tutti - saranno emozioni anche moltissimo ambivalenti. Non possiamo chiudere gli occhi e i cuori davanti al disastro dei poveri che devono vivere - a causa di questi mondiali - in una vera miseria.

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