Editoriale

Investire in cultura, Forza Italia si è finalmente accorta che occorre cambiare verso

Detassare gli investimenti di chi promuove la cultura e i suoi costi per ritornare ad essere leader superando il pregiudizio politico che ha ucciso la cultura

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

i voleva la crisi più nera (in termini di consenso elettorale previsto dai sondaggi) per decidere Silvio Berlusconi a investire impegno politico nella cultura. O forse ci voleva Edoardo Sylos Labini attore teatrale (e non solo) che in questi anni ha mostrato di credere nella necessità di non allineare la cultura alla vulgata della sinistra, ostinandosi a promuovere spettacoli dedicati per esempio a Marinetti o a d'Annunzio.

O forse ci voleva il concorso di entrambe i fattori: l'uomo giusto al momento apparentemente drammatico ma finalmente "giusto" per "scoprire" che forse con la cultura si vince.

Anzi diciamo meglio, con la cultura il centrodestra avrebbe potuto vincere, sulla cultura avrebbe potuto investire forze politiche sociali ed economiche, se non avesse predominato una voce su tutte che dichiarava che con la cultura non si mangia.

Un'idiozia che Sylos Labini ha provveduto recentemente a correggere, ma che in 20 anni ha fatto danni tali da chiedersi se siano riparabili. Un'idiozia che Berlusconi avrebbe dovuto emendare da tempo. Proprio lui, l'imprenditore di aziende culturali che gli hanno portato ricchezza e che ancora di più avrebbero potuto portargliene se le avesse sapute tutelare con una politica culturale degna di questo nome invece di adeguarle alla vulgata della sinistra o ad un pop (chiamiamolo così per carità di patria) di bassissimo profilo dove il modello Drive in regnava incontrastato, proprio lui si diceva avrebbe dovuto capire da tempo che per cambiare l'Italia, come si proponeva e aveva promesso di fare, occorreva darle gli strumenti culturali per farlo.

Mi sono sempre chiesta come un imprenditore dal fiuto tanto straordinario non abbia capito che per produrre cambiamenti profondi occorre lavorare sulle radici culturali e non limitarsi a dare qualche aggiustatina qua e là ad una pianta che da tempo aveva subito un condizionamento strutturale. 

Mi sono sempre domandata perché Berlusconi proprietario della più importante casa editrice italiana, la Mondadori, non abbia compreso che cavalcare la tigre dello sfruttamento economico della cultura di sinistra senza nel frattempo coltivare un'alternativa che gli appartenesse - non solo lo avrebbe portato dove adesso si trova con una paurosa crisi di consenso politico- ma gli avrebbe anche fatto perdere quel primato economico di cui andava giustamente fiero.

Gli ultimi dati ci dicono che in Italia si vendono sempre meno libri, sempre meno giornali e si guarda sempre meno televisione generalista, ovvero i tre campi di eccellenza economica di Berlusconi. I tre campi nei quali la sinistra da sempre è stata egemone dettandone direttamente o indirettamente le linee culturali; non si dovrebbe riflettere in proposito e concludere che evidentemente è stato compiuto un macroscopico errore di prospettiva e di previsione?

Se non fosse perfettamente inutile ci verrebbe voglia di dire che da tempo lo avevamo previsto, ma chi se ne frega, avere ragione come Cassandra francamente non ci dà alcuna soddisfazione, anzi...

Adesso però pare che qualcosa possa cambiare: Berlusconi ha fatto una conferenza stampa (di cui ovviamente pochi si sono occupati anche fra i giornali cosiddetti amici che ancora non hanno capito che sono destinati a morire se non cambiano prospettiva) con Edoardo Sylos Labini, investito del ruolo di responsabile della cultura di Forza Italia, insieme hanno annunciato un nuovo corso, e l'intento di cercare di invertire un sistema rivelatosi fallimentare.

Con la cultura non solo si mangia ma, poiché siamo in Italia, si potrebbe banchettare; ovvero creare posti di lavoro, dare spazio ai giovani, rendere i laureati bravi allentanti professionisti e non frustrati esibitori di una inutile pergamena.

La detassazione per chiunque faccia investimenti nella cultura è il primo essenziale passo, se infatti spendere per sostenere una ricerca; allestire un museo; recuperare un bene architettonico; stampare un libro; fare una mostra; catalogare un archivio o una biblioteca, diventasse "conveniente" per i tanti che hanno tanti soldi, privati o aziendali che siano, lo Stato recupererebbe il minor introito, in termini di prelievo fiscale diretto a chi ha grandi capitali, con quello che gli proverrebbe dalle tasse dei nuovi lavoratori che oltre a pagare il fisco sosterebbero anche il sistema pensionistico. 

Un semplice circolo virtuoso che oltre a restituire un po' di speranza ai giovani, a portare qualche soldo in più nelle casse dello Stato, contribuirebbe alla conservazione e alla diffusione dell'immenso patrimonio culturale del nostro paese con quel che oltretutto significherebbe anche in termini di sfruttamento dello stesso in termini turistici ecc.

Dobbiamo continuare? No, queste son cose che tutti sanno, ma nessuno le ha mai volute applicare perché per far fruttare la cultura occorre che essa sia vera cultura e non ideologia, non aria fritta, non demagogia. Ovvero la cultura che può imprimere una vera crescita al contrario di quel che ha fatto da sempre la soidisant cultura di sinistra, ideologica, chiacchierona, demagogica. Così se chi ha i capitali li potesse destinare (in cambio di una detassazione), per esempio, nella catalogazione di un archivio, non si preoccuperebbe di scegliere quello politicamente corretto, come invece avviene adesso , per cui i soldi per la cultura sono di fatto donazioni che quindi si fanno a chi ci può ricambiare un favore di altra natura se è quando sarà necessario.

E allora ben venuta la svolta di Forza Italia, sperando che sia veramente una svolta e non solo una promessa elettorale presto dimenticata.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da claudio lanzi il 09/05/2014 13:19:13

    Non ci credo più. Non ci credo perché sono 20 anni che da più parti, sono state fatte proposte culturali di ottimo livello, regolarmente prese sotto gamba o peggio, ignorate. 20 anni che si privilegia una cultura retorica di basso profilo e che ci si rivolge a chi porta voti e non a chi porta intelligenza. Mi spiace ma non ci credo più. O meglio qualcuno mi dovrà dimostrare che qualcosa è cambiato sul serio.

  • Inserito da ghorio il 09/05/2014 12:32:48

    Videant consules, verrebbe da dire e c'è da sperare che si attui il proposito. Intanto sono scettico come piccolo da Chioggia, perché negli ultimi 20 anni, con almeno dieci del centrodestra al potere, la cultura di area ha fatto molti passi indietro. Se guardiamo ai giornali, che sono la mia passione, oggi l'area non dispone di un settimanale veramente impegnato in questa impresa. I mensili, se ci sono, sono troppo di nicchia e i quotidiani fanno rimpiangere il glorioso "Il Tempo" e "Il Giornale" di Montanelli. Quanto alla tv , Berlusconi, come proprietario, ha fatto riferimento ai vari Costanzo, Mentana e anche Santoro. Su questo aspetto non ho mai capito perché anche i vari intellettuali del Comitato direttivo di questa bella testata online non abbiamo mai fatto una battaglia sino in fondo. Non è mai troppo tardi... ma bisogna dare concretezza ai propositi e non è certo con le polemiche di area, che si registrano ogni giorno , a livello politico, che si potrà pensare di risolvere la questione.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 08/05/2014 18:31:17

    fino a che non vedo non credo. laconico. e giustificato.

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