Editoriale

Il predominio del mediocre uccide la politica

Vorrei un politico che abbia in casa libri che legge, che va a teatro per vedere uno spettacolo e non per farsi vedere, che discuta di futuro e di progetti

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ella mia vita ho partecipato a molti incontri politici, più o meno informali, alcuni pubblici, altri più ristretti. Ne ricordo pochi con piacere e i più invece con un senso di tristezza che si salva, e mi salva, soltanto grazie all’ironia ed al gusto per il paradosso. 

A raccontarne alcuni non posso non sentire ancora lo spirito di Filini e del rag. Fantozzi Ugo aleggiare su di me, memore di quando i due, con i frac a noleggio di misure sbagliate, sono invitati alla cena di gala e devono vedersela con Ivan il Terribile XXXII. 

Non soltanto ricordo alcune tragicomiche riunioni del MSI che superano di molte lunghezze il capolavoro di Mario Monicelli “Vogliamo i Colonnelli”,  ma quelle parallele dei Monarchici, tenute queste in luoghi paracatacombali, cenotafi memori di vari Savoia che non hanno proprio dato il meglio di sé, assemblee intente esclusivamente all’abolizione della “tredicesima disposizione transitoria” ed al “rientro delle auguste salme”. E poi ci lamentiamo se siamo dove siamo, politicamente parlando. “Ho visto cose che voi umani”, come diceva quello… in riunioni e conventicole dei Repubblicani, dei Socialdemocratici e dei Liberali… poi uscivano tutti a cena, prima di andare in Loggia o a cornificarsi a vicenda. Tutti e quattro i partecipanti, cane compreso. 

Sono stato anche alle Feste dell’Unità, ma allora almeno erano da frequentare per gustare sano cibo romagnolo. Oggi non ci sono più neppure quelle, non mangiano più non soltanto i bambini ma neppure le piadine e invece della buon’anima di Berlinguer abbiamo Renzi. Detto tutto. 

Poi ci sono le kermesse neoceltiche con i MacBrambilla della Lega della prima ora. Straordinarie adunate di gente buffa e pittoresca che credeva bastasse indossare un kilt per essere scozzesi. Però battevano la mitica moneta indipendentista del “Calderolo”. Erano tempi eroici che adesso soltanto gli insorgenti corazzati con il “tanko” riescono ancora a replicare. 

Infine ho visto le adunate oceaniche della prima Forza Italia, ridursi sempre più a cene elettorali dove si riunisce una congerie di persone transfughe più o meno da AN al vecchio PSI – quelli superstiti al povero Bettino – a qualche DC dell’ultima ora per età anagrafica. 

Ecco, oggi che sono meno giovane ma non più saggio, osservo come negli anni poco o nulla sia cambiato in questi incontri fatti da molti micro-mondi, che si ritrovano intorno ad un tavolo più per mangiare e bere che per fare. 

Forza Italia, non diversamente da altri partiti, è diventato un gruppo chiuso, alla faccia di quello che dice Berlusconi pubblicamente, ma che nessuno ha mai rilanciato essendo un “punctum dolens” che colpisce proprio alcuni esponenti del partito, dove se si bussa non viene aperto. 

Già. Perché anche lì, come in ogni “consorteria” che si rispetti sorgono i soliti problemi di sempre; ovvero chi ha acquisito un piccolo, suo, personale “potere” non può ammettere altri nel timore che lo surclassino. E, credetemi, eclissare alcuni nuovi esponenti, soprattutto dal punto di vista culturale, sarebbe un gioco da ragazzi, persino troppo facile. 

Ciò che governa ovunque è una “mediocritas” che non è per nulla aurea, quanto piuttosto plumbea. Perché, continuo a chiedermi da tempo, una persona intelligente, con “fiuto”, capace nel proprio campo come è il Cavaliere di Arcore, si circondi di figure mediocri, immodestamente men che modeste e incapaci? Resta per me un mistero da Mistero. 

Esistono rare eccezioni, lo posso affermare senza ombra di smentita, e di queste faccio i nomi. Persona che apprezzo e stimo non soltanto per la sua intelligenza, cultura ed ironia, ma anche per la sua disponibilità e cortesia è Daniele Capezzone che, come tutti coloro che hanno il dono di vivere con un felino, è un caso alquanto anomalo nel panorama politico italiano. Ho applaudito pubblicamente il coraggio e l’onestà dell’ultima decisione di Francesco Storace. Apprezzo la forza partenopea di un’Alessandra Mussolini e l’onesta fedeltà di Maurizio Gasparri. Riconosco una simpatia ruspante ed un’intelligenza controcorrente a Matteo Salvini, che comunque resta un fenomeno del Nord. Ve l’immaginate l’equivalente leghista del centro? A chi ci rifacciamo? Ai Medici o ai Borgia come vorrei io?  Infine, “rara avis” in quella strana cosa che è l’NCD, ricordo Andrea Augello, uno dei pochi con una cultura ed interessi che vanno di là dalla mera politica politicante. 

Insomma, vorrei agenti politici che in casa avessero biblioteche, leggessero, ascoltassero buona musica e ogni tanto visitassero una mostra o andassero a teatro per loro scelta e non per farsi vedere. 

Resta il fatto che mi piacerebbe ancora vedere - non dico parteciparvi ché non vorrei oscurare troppo qualche giovane rampante di qualche “esercito” senza neppure un tanko - una qualche riunione politica dove si affrontassero seriamente i temi della formazione e dell’utilizzo della cultura in campo politico, sociale ed economico. 

Ma la domanda che mi sorge spontanea è, se viene posta  al Parlamento Europeo una Iva Zanicchi – con tutto il rispetto per le sue doti canore, non me ne voglia l’aquila di Ligonchio - alla Commissione Cultura, collocata lì non certo per le sue inclinazioni all’arte e al patrimonio culturale italiano, ma in quanto c’era un posto da occupare (altrimenti ha tutto in mano la sinistra); c’è qualcuno, qualcuno vero, non fasulli arrampicamuri che si presentano come critici d’arte contemporanea senza nulla comprendere di quella antica, che nel centrodestra moderato - detto anche Forza Italia - possano farsi valere con coscienza e competenza in tale campo? 

Eppure ricordo, mi pare, che Elisabetta Gardini sia uscita dalla “Bottega” di Gassman, e quindi qualcosa tra Shakespeare e Dante dovrebbe conoscere! 

Forse ci sono coloro che vado cercando, ma non vengono valorizzati come dovrebbe essere. 

Sia mai che facessero ombra a qualcuno! 



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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 05/05/2014 00:39:29

    un bello e gustoso editoriale. un po' di umorismo e ironia non guastano proprio. cultura e la iva zanicchi van davvero a spasso insieme abbracciate come le fanciulle italia e germania del famoso quadro dell'ottocento romantico. eppure i papi un certo mecenatismo lo esercitavano: ancora di recente (si fa per dire) Pio IX visitava l'atelier di Thorvaldsen. e Giovanni XXIII dialogava con Guareschi e Papini, così come Giovanni Paolo II dialogava con Luzi e Benedetto XVI leggeva le opere di Romano Guardini. lo stato laico fa una figura davvero barbina. a Firenze uno scrittore raffinato come Piero Bargellini era sindaco ora c'è stato Renzi che raffinato non è di certo in senso culturale. ma che disastro. Silvio fa ridere ma quanto a buone letture credo che gli piaccia di più dar pizzicotti sulle terga alle vallette e veline e cameriere. niente di male anzi però così non si fa tanta strada.

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