Editoriale

Se l'eccellenza di un liceo fiorentino, il «Leo», fa notizia e festeggia i suoi 90 anni

Vi hanno insegnato Caretti, Luzi, Garin, Oli. Una scuola dove non e difficile trovare la meglio gioventù e insegnati appassionati

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

l compleanno di una scuola – sia pure fiorentina – non è certo una di quelle cose che “fanno notizia”. Se si parla di scuola è solo e sempre quando c’è da dire qualcosa di brutto e sgradevole: bullismo, malfunzionamento, degrado e naturalmente per dare addosso ai “giovani d’oggi”,  come se fossero spuntati da soli come i funghi e non fossero invece in buona parte il risultato delle generazioni precedenti.

Si ignora invece che la scuola compie spesso un miracolo. Solo chi fa il mestiere dell’insegnante può capire la profonda emozione che si prova nel veder crescere un ragazzo, vederlo  aprirsi alla vita, alla cultura,  maturare senza perdere la freschezza irripetibile dell’adolescenza. Sarà anche per tanti aspetti un lavoro frustrante, quello del docente  (soprattutto perché lo hanno fatto divenire tale)  ma è l’unico capace di donare e ricevere un immenso patrimonio di umanità.

Il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, che compie 90 anni in questo anno scolastico e inizierà i festeggiamenti di tale lieta ricorrenza venerdì 4 aprile, può ben dire di avere combattuto, nel capoluogo toscano, un bonum certamen, la buona battaglia. Non solo perché è stato uno dei primi licei scientifici italiani, nato nel 1923 all’indomani di quella tanto vituperata (e per tanti versi insuperata) riforma Gentile che istituiva questo tipo particolarissimo di scuola; ma perché fin dai suoi primi passi ha sempre avuto l’obiettivo di  unire cultura scientifica e umanistica in una sintesi perfetta, e non in un assurdo e immotivato dissidio che tante volte invece separa arbitrariamente  quelli che dovrebbero essere due aspetti di un unico sapere.

E così, dal 1924, fu Leonardo da Vinci.  Scegliere come nume tutelare il sommo scienziato toscano era sicuramente una sfida difficile ed entusiasmante.  Dopo quasi un secolo di vita, sicuramente la scommessa può dirsi vinta.  Non solo per il magistero di calibri come, Lanfranco Caretti, Giancarlo Oli,  Eugenio Garin (forse il più grande studioso dell’umanesimo italiano)  per finire con il grande poeta Mario Luzi; non solo per i laboratori all’avanguardia, le ricchissime collezioni di strumenti scientifici e di storia naturale, o per gli impianti sportivi dotati persino di piscina, o per la splendida biblioteca che conta circa 20.000 volumi, di cui alcuni antichi e rari;  ma per il vero patrimonio di una scuola, che sono i suoi studenti e i suoi docenti.

Certamente il “Leo” non è un’isola felice e sarebbe assurdo pensare che i problemi che attanagliano la scuola e la società italiana non lo sfiorino neppure: la demotivazione di parte del corpo docente, turbolenze e agitazioni  studentesche spesso strumentalizzate dai soliti “furbetti”. Ma questi, per l’appunto, sono mali del nostro tempo. Intanto in questa scuola ci sono ancora ragazzi capaci di alzarsi in piedi e di accogliere l’insegnante con un sorriso (che magari sparisce dopo una interrogazione o un compito, ma questo … fa parte del gioco!) o addirittura classi intere che, a proprie spese, riverniciano e restaurano  la propria aula E’ dunque più che giustificata la soddisfazione della dirigente scolastica, prof. Donatella Frilli:  “Possiamo ben dire che in questo periodo la nostra scuola è diventata parte del dna di una città come Firenze, che ancora adesso si identifica con la cultura. I nostri docenti e tanti nostri studenti si sono fatti onore e molti di loro sono andati a formare la spina dorsale della cultura, dell’economia, della vita sociale fiorentina e non solo. Ma non si può certo vivere di sole “glorie” e la nostra grande sfida è soprattutto il futuro; anche in tempi così difficili, una formazione culturale autentica di vera e profonda “humanitas” è e resta un formidabile biglietto da visita per affrontare e formare l’avvenire.  Il nostro liceo deve continuare ad essere all’altezza di ciò che è stato, un punto di riferimento fondamentale per la città e per il territorio; non certo soltanto le zone limitrofe, ma Firenze e la provincia in generale.”

Per ricordare  i nove decenni di storia  venerdì 4 aprile, presso la sede del liceo, vi sarà l’inaugurazione dei festeggiamenti con la presentazione della dirigente scolastica. Seguirà alle ore 18,30 la conferenza spettacolo  di tempo in tempo, di tanto in tanto: un percorso attraverso la storia del liceo grazie ai documenti d’archivio, ai verbali, alle testimonianze scritte e iconografiche dei primi anni; un modo per  ridare voce ai protagonisti dei primi anni del liceo che ormai non possono più parlare in altro modo, ma la cui testimonianza giace ancore negli archivi a ricordare un importante spaccato di storia fiorentina. Riunioni del “consigli di professori”, antenati degli attuali collegi docenti, registri, memoriali di vario genere; un modo di rendere viva e interessante persino la burocrazia! E dopo i giovani di ieri, la parola – anzi, tastiere e percussioni- a quelli i oggi con la formidabile Leoband .

Appuntamento  successivo con convegno, mostra di  pittura e concerto il 29 maggio.

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