Parla Valentuomo

Pietrangelo Buttafuoco, «il Foglio», 1 febbraio 2014

L'ultimo grido di dolore della virtù fu quello di una buttana: "Adesso anche le mogli fanno i pompini!". Era il 20 febbraio 1958 e in forza della legge Merlin venivano chiusi i casini nel territorio italiano. Fu Indro Montanelli a raccogliere dalla viva voce di Wanda quello sconforto. Le prostitute erano rassegnate alla concorrenza delle ragazze da marito, ormai addestrate e disinibite, pronte alla bisogna e risulta perciò fuori tempo - perfino tenera - la denuncia di Michela Marzano appena ieri, su Repubblica: "Noi, insultate a Montecitorio. Basta con la violenza nei confronti delle donne".
Tutto è nel dettaglio, Marzano (che è anche deputato) è filosofa, insegna agli allievi cosa sia lo hate speech (l'incitamento all'odio) e, nel riferire quanto è successo in una giornata di insulti, è costretta a digitare per intero una frase. Ed è precisamente quella che a proposito di "pompino" un grillino ha rivolto a lei e ad altre sue colleghe del Pd, una delle quali, l'assai spiritosa Giuditta Pini, ha ben saputo ribaltare: "Ho preso oltre settemila preferenze, mi fa ancora male la mandibola...".
Così si legge in una cronaca live di Mattia Feltri sulla Stampa e tutto, a questo punto, è nel dettaglio. I confini semantici tra lupanare e agorà parlamentare - in tema di hate speech, giusto per gradire - si sono sovrapposti ma la faccenda è vecchia.
Gli stessi insulti sessisti venivano riservati ai giovani dirigenti del Partito radicale, considerato come l'unica setta laica in cui vigeva lo ius primae noctis; la stagione leghista, all'insegna del celodurismo, al grido di "bonassa!", inseguiva la formidabile bellezza di Margherita Boniver, dirigente del Psi, e se oggi le ragazze da marito - belle e in gamba come Alessandra Moretti, democratiche per di più - prendono il posto delle olgettine nel teatro delle ingiurie è un fatto su cui dobbiamo fare i conti perché questa del dar delle "pompinare" è la stessa furia sessista di appena l'altroieri, arroventata oggi su altre grazie, altrettanto graziose.
Non ieri, ma l'altroieri. Quando appunto Mara Carfagna, ministro della Repubblica, sottoposta all'aggressione in ragione del suo essere sexy, musa dell'immaginario berlusconiano qual è, veniva invitata a "stringere i denti". Tutti, sognando l'evirazione del Cav.-Priapo, ridevano alle battute di Sabina Guzzanti. E tutti - su quel dettaglio - esercitavano la propria dose di voyeurismo gustandosi la sfilata delle Bunga- girl lungo i corridoi del tribunale di Milano, leccandosi i baffi davanti alla tivù, fino all'inimmaginabile: nientemeno che l'orgia lesbo in zona tavernetta.
Così nel racconto di Michelle Bonev, ospite di "Servizio pubblico", con Michele Santoro - padrone di casa - compreso nel ruolo di colui che, mettendo le mutande al porco, redime "la bottana socialdemocratica".
E qui lo hate speech cade a fagiolo, altro che, perché la mistica del "corpo delle donne" vale per l'una - sia essa Nicole Minetti - come per le altre. Urge per chi si spara il botox sul labbro quanto per chi mette il cerchietto tra i capelli, altrimenti tutta questa odiosa minettizzazione della Marzano - per vox grillina - nell'ovvia solidarietà, rischia di non trovare alcun contravveleno perché il "quando?" di "se non ora, quando?" è già bello che passato.
Tutto il venire meno di "educazione e rispetto" denunciato da Marzano è venuto meno quando l'ideologicamente corretto stabiliva la scala valoriale A) e B) laddove serie A erano le ragazze per bene dell'Italia eticamente adulta (quella del Palasharp, col minorenne di Libertà e Giustizia sul palco) mentre serie B di Buttane erano le ragazze perdute del berlusconismo.
La femmina, dunque - sempre per vox grillina - è diventata malafemmina non solo per un incontrollato contrappasso ma per via di un'invisibile smania moralista con cui la sinistra ha svenduto la propria ragione sociale, libertaria perfino, femminista infine. Ma intanto c'è questo sessismo e, con questo, il dettaglio. Con tutto quel che ne consegue in gioco di eventi.
A dare la solidarietà alla Marzano, alla Moretti e al faccino "pulito" di Maria Elena Boschi saranno le olgettine. E a questo punto sarà vera quella che viene spacciata per leggenda. A dettare il copione ai grillini, a Beppe Grillo stesso, a Gianroberto Casaleggio, non possono essere che Carlo Freccero e Antonio Ricci. Una situazione così situazionista, pronta alla bisogna, neppure Guy Debord avrebbe potuto architettarla. D'altronde, si sa, Karl Marx non riuscì a immaginare mai la rivoluzione proletaria a Mosca.
Vuol dire che se Bauhaus sarà, sarà fatta a Montecitorio. Per dirla con Augusto Del Noce, in tema di tabù e sesso, doveva essere la chiesa a crollare non certo la sinistra che ancora qualche giorno fa, sulle tracce della stanza 114 di un albergo, cercava di raggranellare crediti elettorali perlustrando le lenzuola di un politico di provincia, in Abruzzo.
Doveva essere la destra a stampigliare pecette nere su tette e culi, non certo la sinistra che sembra essersela cercata come Nino Manfredi in "Vedo nudo" quando, matto tutto di sesso matto, pazzo di frenesia con quel po' di occhiali coi vetri a raggi X, perfetti per guardare le donne e vederle in sottana, a furia di fare giro, giro, giro intorno a se stesso, si ritrovava a fotografare un solo culo, il proprio, e far trottola di se stesso. Con tanto di grido di dolore: "Peggio che con una moglie. Costretto a fare sesso con se stesso".

Marianna Rizzini, «il Foglio»1 febbraio 2014

E' il day after del caso "De Rosa", dal nome del parlamentare grillino che ha apostrofato le deputate pd con la frase "siete qui perché siete brave solo a fare i pompini". Le interessate l'hanno denunciato, la procura ha aperto un fascicolo, la filosofa e deputata pd Michela Marzano ha raccontato la vicenda su Repubblica, la deputata pd Alessandra Moretti ha descritto il tutto, senza censure, a "Otto e mezzo", e De Rosa ieri se n'è uscito con una frase che è parsa incredibile alle insultate: "... in Parlamento si entra così. Ho detto quello che pensano tutti gli italiani".
In Parlamento si entra così: dove abbiamo sentito questa frase, prima? Viene solo da atavico maschilismo o anche da altro? Per esempio anche dall'eco di passate campagne di stampa, di piazza e di tribunale in cui alcune donne (parlamentari e ministre di centrodestra, olgettine, Ruby), prese come simbolo di vita "dissoluta" dell'ex premier B., venivano insultate per insultare lui, sì, ma senza troppo pensare all'offesa fatta alla donna? E oggi che il grillino De Rosa dice quello che gli striscioni in piazza (e Sabina Guzzanti, nel 2008) dicevano all'ex ministro Mara Carfagna, il dibattito si riapre.
La scrittrice Lidia Ravera, nel 2011 tra le promotrici del "Peraltro io non incolpo le donne", dice Ravera, "ma i meccanismi di promozione sociale vigenti in questo paese, basati su ogni sorta di opportunismo, sessuale e non, che riguarda entrambi i sessi. Invito le donne a rispedire al mittente, in un coro trasversale, la subcultura in base alla quale veniamo promosse o bocciate in virtù della nostra disponibilità a giocare il ruolo dell'oggetto".
Ma c'è chi, come la giornalista Paola Tavella, punzecchia su Facebook le donne di "Senonoraquando", alludendo a un precedente deficit di sensibilità su casi analoghi: "... Ehi ragazze, ma vi ricordate gli insulti a Carfagna, Santanchè eccetera? Ora vi tocca mangiare la minestra che avete preparato. Fa schifo vero?".
Si ritorna lì: all'idea che il clima di riprovazione collettiva e ossessività morbosa sullo stile di vita "Bunga-Bunga", unito all'urgenza di liberarsi anche politicamente del Caimano, possa, in alcuni casi, aver dato una sorta di lasciapassare all'offesa sessista collegata a una presunta superiorità morale (tipo gli striscioni "Fuori le zoccole dallo stato").
E che il chiacchiericcio morboso, unito alla divisione antropologica tra donne perbene e donne permale, possa aver nutrito l'indignazione un tanto al chilo (internettiana e non) che poi si sfoga anche a livello di sessismo. Ma Elisabetta Addis, che nel 2011 era nel comitato promotore di "Senonoraquando", respinge alla radice l'idea: "Noi non abbiamo mai criticato altre donne. Abbiamo criticato l'ex presidente del Consiglio. Noi non ce la prendiamo mai con le donne, qualsiasi mestiere facciano, ma con i puttanieri. Il fatto che alcune donne non abbiano difeso la Carfagna come avrebbe meritato non significa che la minestra l'abbiano preparata le donne
La minestra misogina alberga negli uomini di destra e anche un po' in quelli di sinistra. Faccio notare che la maggior parte di quelli che facevano gossip sulle ex ministre del Pdl erano maschi. E l'idea che le donne siano divise in perbene e permale è il riflesso del complesso angelo-puttana, complesso che hanno i maschi".
Michela Marzano, interpellata come deputata e testimone oculare sul caso De Rosa (di cui ha scritto ieri su Repubblica) e come filosofa del "corpo delle donne", dice che la "preoccupazione" antisessista, per quanto la riguarda, "è sempre stata trasversale: da quando sono in Parlamento ho sempre reagito, assieme a colleghe di diversi partiti, a insulti o violenze rivolte a qualunque donna, per esempio quando i Cinque stelle hanno detto a Mara Carfagna, persona seria e che lavora, ‘torna a fare la velina'.
Forse però è vero che in passato c'è stata leggerezza nel modo di affrontare un problema profondo, che parla di una mentalità che non si riesce a scardinare. Si pensava che questi insulti riguardassero solo alcune donne, mentre riguardano tutte le donne". C'è chi, come la filosofa Vittoria Ottonelli, ha scritto un libro sul tema (nel 2011): "Libertà delle donne. Contro il femminismo moralista".
Un saggio in cui le manifestazioni di "Senonoraquando" e i documentari tipo "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo venivano presi a esempio di un certo automatismo nel dividere il mondo in donne che si sacrificano (mamme, lavoratrici e studentesse) e in donne che preferiscono prendere la via più breve. Per Ida Dominijanni, filosofa e firma del Manifesto, il problema "è l'immaginario sessuale e politico maschile.Dopodiché è vero che due o tre anni fa si è appiccicato esclusivamente addosso alle olgettine e alle donne politiche berlusconiane un pregiudizio che viene da una mentalità che riguarda anche il questore della Camera Dambruoso, il quale tra qualche giorno parteciperà a un convegno contro il femminicidio dopo aver dato colpi di karatè in Parlamento alla deputata Lupo".manifesto di "Senonoraquando" e dell'omonima manifestazione, mette subito un paletto: l'insulto di De Rosa, dice al Foglio, è effetto "della convinzione radicata, e per alcuni addirittura inconscia, secondo la quale le donne sono funzione del desiderio maschile. Ma non si può collegare il fatto che le donne vengano continuamente insultate al fatto che qualcuna possa aver detto che ci sono carriere favorite dagli appetiti maschili"

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