Editoriale

Lettera aperta a Matteo Renzi sul job act

Esistono realtà come le agenzie per il lavoro che possono contribuire alle esigenze del lavoro giovanile

Antonio Lombardi

di Antonio Lombardi

Presidente Alleanza per il Lavoro Network

oiché Renzi, diffondendo la bozza del suo job act, ha chiesto consigli ecco che noi gli ne offriamo uno tramite Antonio Lombardi, presidente di Alleanza per il lavoro. Si parla di Agenzie per il lavoro, una realtà poco nota e poco considerata che però contribuisce in maniera significativa a impiegare chi ne abbia bisogno. Non sarà la soluzione della disoccupazione, ma certamente qualcosa che aiuta quanti sono in cerca di lavoro.

            Illustre Segretario,

             vorrei esprimerLe il mio apprezzamento più vivo per  l'impegno che sta profondendo nella stesura del Job Act, di cui condivido lo spirito riformatore e nel quale riconosco molti dei miei pensieri e delle riflessioni espresse negli ultimi tempi.

            Stiamo attraversando una fase difficile e delicata, in cui 3,3 milioni di senza lavoro e un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 41,6 per cento sono sicuramente l'espressione tragicamente più rappresentativa.

            Sono convinto, come Lei, della necessità di mandare un segnale forte, dell'esigenza di partire dalla semplificazione delle regole per creare nuova occupazione e per razionalizzare un sistema lavoro asfittico e paralizzante. Salvare l'occupazione “buona” e regolare, incentivare nuove assunzioni partendo da un piano industriale che, riducendo i costi e le tasse per chi davvero produce occupazione, tenga conto delle esigenze delle imprese ed in particolare delle piccole e medie imprese.

            Fondamentale puntare sulle infrastrutture del mercato del lavoro e quindi su operatori, come le Agenzie per il Lavoro, che operando nel pieno rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro, hanno nei fatti sostituito i Centri per l'Impiego.

Da tempo ormai le ApL rappresentano il primo approdo per chi è alla ricerca di un lavoro,  disponendo di una rete ben cinque volte più numerosa di quella dei Centri per l'Impiego, completamente a costo zero e non gravando in nessun modo sul bilancio pubblico.

            Non sarà certamente necessario ricordarLe che il nostro Paese spende ogni anno 550 milioni di euro destinandoli ai Centri per l'Impiego, eppure, cifre alla mano, solo il 3,4% di chi è in cerca di un'occupazione si rivolge agli sportelli della rete pubblica.

            Le ApL, invece, sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale e, dotate di personale qualificato a norma di legge e di consolidata professionalità ed esperienza, agevolano e promuovono l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, rispondendo puntualmente alle esigenze delle imprese, dei lavoratori e, in definitiva, del sistema  economico nel suo complesso.

            Rappresentano concretamente partner per le aziende e strumenti di soluzione per i lavoratori, in grado di garantire costanza e continuità dell'occupazione, e sarebbe un errore irreparabile continuare a sottoutilizzarle e a ignorarne le potenzialità.

            In particolar modo in questo momento, in cui la crisi occupazionale investe tragicamente proprio la fascia più giovane della popolazione.

            Le ApL potrebbero diventare veri e proprio tutor per la classe più giovane, fornendo  servizi al lavoro e alla formazione, rispondendo alle reali esigenze dei giovani attraverso un'offerta integrata e personalizzata, accompagnandoli fino ad un inserimento definitivo nel mercato del lavoro e consolidando le loro competenze attraverso una formazione mirata nei periodi di vacanza contrattuale.

            Mi permetta, a conclusione, di esprimere anche qualche perplessità sul problema legato all'articolo 18 che, oltre a disincentivare l'assunzione da parte delle piccole e medie imprese, molto spesso costituisce per il lavoratore  una roccaforte inespugnabile di tutele e di protezioni sindacali sproporzionate e irrealistiche.

            Occorre, a mio avviso, ridefinire il quadro normativo e fare in modo che ciascuno, qualunque ruolo occupi, svolga la propria parte. Occorre riscoprire il senso del dovere e della disciplina che riequilibri quello della più facile e comoda pretesa di diritti.

            Gli stessi diritti che consentono ad un lavoratore licenziato per giusta causa riconosciuta o ad un giovane, per effetto del trasferimento dell'azienda oltre ottanta km, di poter vantare titoli per godere dell'assegno di disoccupazione.

            Sono brevi spunti di riflessione sulle storture che andrebbero corrette nel nostro sistema  lavoro ma anche proposte concrete nate dall'esperienza e dal punto di vista privilegiato di chi, operando da anni come  privato nel mercato del lavoro, ne conosce bene punti di forza  e criticità e che non esita a mettere a servizio del Paese il proprio contributo, convinto che le difficoltà che non generino apatia e rassegnazione, possono trasformarsi in occasione di crescita e sviluppo costante.

            Voglia, con l'occasione gradire i miei più sinceri auguri di buon lavoro e di buon anno.

Antonio Lombardi

                                               

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da Crispino il 11/01/2014 19:23:09

    Sono contento che anche il Presidente Lombardi, a parte i giusti rilievi, esprima sostanziale attenzione per proposte di Renzi in materia di leggi sul lavoro. Credo anche che sia doveroso segnalare il coraggio di Renzi per ciò che concerne la cogestione, un aspetto sorprendentemente trascurato da molti analisti. Dopo le proposte del MSI degli anni 60 e 70 (per non parlare delle leggi RSI in tempo di guerra)è la prima volta in tempi recenti che un autorevole politico avanza proposte precise per una via italiana alla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa. Nonostante la chiarissima tradizione di destra è purtroppo un giovane esponente di sinistra a promuovere la cogestione in Italia. Purtroppo, almeno per chi bramerebbe una destra nazionale più viva ed autentica. Non bisogna pensare però che il rammarico riguardi i problemi di concorrenza tra destra e sinistra. Il vero rammarico è per il tantissimo tempo perso dall'Italia: cosa significa ad esempio la cogestione in termini di vantaggio competitivo per l'economia tedesca lo ha spiegato tempo fa Giuseppe Vita , alto manager italo-tedesco oggi presidente di Unicredit. In definitiva ci si può maggiore flessibilità, collaborazione, consapevolezza degli ostacoli da affrontare. Battendo le burocrazie sindacali centralizzate e l'arcaica lotta di classe. Almeno su questo : Forza Renzi !

  • Inserito da ghorio il 10/01/2014 15:17:45

    Tutti i suggerimenti sono validi per combattere la disoccupazione ma bisogna fare meno chiacchiere e azioni concrete. Per esempio, per chi rimane senza lavoro, cessazione attività, licenziamento, altre cause, ci deve essere un punto di riferimento per la ricollocazione, compresi eventuali corsi di aggiornamento. Non, come avviene adesso, che sono abbandonati a loro stessi, specialmente se hanno superato i 40 anni. Vogliamo fare sempre gli americani(copiare gli Usa) ma poi succede che un uomo o una donna a 40 anni vengono considerati da rottomare, a 60 poi peggio ancora, pronti per la tomba, slavo spostare la pensione magari a 70 anni.LO stesso discorso vale per i giovani in cerca di lavoro: fanno domande, inviano curriculum e nessuno risponde, poi si legge che mancano 6 mila pizzaioli e 20 mila lavapiatti(tutti e due lavori dignitosi), tanto per farne un esempio

  • Inserito da Desert il 10/01/2014 14:15:20

    Articolo bellissimo

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