Quel villaggio non esiste più

Quella lontana notte di Natale

Ora frammenti di mura, di case, briciole di fango e polvere, lamentano il passato come bocche sdentate sotto le stelle

di Marika Guerrini

Quella lontana notte di Natale

" Una manciata di tempo e il melograno ha lasciato alle spire del vento le sue foglie tutte. Ora, nudo e intirizzito, altro non mostra che il rubino dei suoi frutti spaccati, gravidi di piccole gemme rubino anch'esse. Sulla parete il termometro segna venti gradi sotto lo zero. Li intuisco questi gradi, più che vederne il tratto segnato, così come intuisco la data sul calendario, nel bagliore luminoso del quarto di luna che entra dalla vetrata di questa casa di fango e paglia che s'affaccia sul piccolo giardino. Un alto muro di cinta abbraccia questa casa, come a proteggerla dal mondo esterno, dal mondo estraneo alla sua vita. E' stato il gelo improvviso ad interrompere il mio sonno, ora, avvolta in strati e strati di indumenti, coperte, scialli, guardo oltre la vetrata il giardino e, le stelle. 

La fontana che nel giardino accompagna, con la sua rotondità, l'abbraccio del muro di cinta, tace il chiacchierio quotidiano, ha congelato il suo zampillio e mostra piccole sculture in trasparenti stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che la luna trasforma in argento. Intorno è  assoluto silenzio. Il villaggio dorme. Dormono i suoi abitanti, i cani randagi, dormono anche i gatti di questa casa, i gatti che chiunque alloggi tra queste mura, che sia momentaneo o prolungato il soggiorno, che sia straniero o locale la persona, eredita. Sì, dormono gli stessi gatti che solo qualche ora fa, voraci e indomabili, dall'abbaino che s'apre sulla cucina, saltavano nei piatti colmi di chelo-kebab. E guardo le stelle.

Sono sempre così tante le stelle in quest'emisfero del pianeta. Ogni notte è un manto luminoso che t'avvolge, riscalda, coccola, ma questa notte sono ancor più vicine. Come  a voler ancor più accogliere i desideri degli uomini, i pensieri, come se ancor più volessero unire il mondo celeste all'umano. Ed io le guardo brillare in miriadi di luci intermittenti, presenti quasi a toccarle, come se un immenso albero di Natale fosse illuminato da milioni di piccole luci. E' la notte del 25 dicembre. E' la notte di Natale. E' il mio primo Natale in terra musulmana. E' così incredibilmente Natale!"                

Quel villaggio non esiste più. E' stato raso al suolo una notte di dicembre del 2011. Non sappiamo se fosse la notte di Natale. Il villaggio non era segnato sulle carte geografiche prima, ancor più dopo, non è mai stato segnato sulle carte, ha vissuto la sua vita invisibile al mondo. Allora, nel 2011, dopo il bombardamento da droni, i pochi sopravvissuti, per lo più uomini assenti quella notte dalle loro case, lo abbandonarono. Ora frammenti di mura, di case, briciole di fango e polvere, lamentano il passato come bocche sdentate sotto le stelle. Quelle stelle così vicine agli uomini.  E noi ci chiediamo se quel villaggio, la sua vita, le sue notti, quella lontana notte di Natale, non siano stati che elementi di fantasia nella nostra vita. Soltanto.

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