Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Tanti e tanti anni fa, in un piccolo paese dell’appennino toscano, abitava un ricco e facoltoso commerciante di tesori nascosti che si chiamava Elicandro.
L'uomo viveva sempre da solo, a parte la cameriera e il giardiniere, e mai ebbe a sposarsi né mai ebbe un solo amico.
Aveva trascorso tutta la vita da una nazione all’altra in cerca di tesori, e a causa di questa sua immensa ricchezza era diventato avido e gretto, anteponendo sempre la prosperità a ogni rapporto umano.
A lui interessava solo accumulare sempre più benessere e agiatezza; gli affari davanti a tutto.
Le notti, sovente, le passava in bianco, poiché spinto dalla sua insaziabilità andava a contare le ricchezze che teneva ben nascoste in un forziere enorme.
Questa sua bramosia di grandezza lo portava a comportarsi anche da disonesto profittando della semplicità di altri commercianti; ma questo a Elicandro non interessava, perché era completamente indifferente a tutto ciò che lo circondava.
Basti pensare che non voleva conoscere nemmeno il nome di coloro che facevano affari con lui, non lo coinvolgeva nessuna delle loro storie; e per questa ragione nessuno di loro gli voleva bene e lo apprezzava.
Ormai in prossimità del Natale, una notte, decise di fare una camminata lungo il paese dal momento che non riusciva a addormentarsi per il tanto tempo speso a contare i suoi danari. Giunto in prossimità della parrocchia udì delle grida d’allegria e voci gioiose di bambini e ragazze.
Subito pensò che fosse molto strano sentire tutte quelle urla in piena notte, ma allo stesso tempo la situazione lo incuriosì così tanto che decise di scoprire da chi provenissero e da dove.
Avvicinatosi al luogo di così tanti schiamazzi, sentì qualcuno che faceva il suo nome, che agognava un po’ di aiuto e che lo riteneva quasi come un fratello.
Elicandro non avendo fratelli o sorelle e nemmeno più i genitori vivi si stupì non poco di quelle parole.
Trascorse la notte, ascoltando alcuni racconti, certuni tristi, certuni allegri; episodi di vita vissuta fra ristrettezze e povertà, ma anche con felicità e amore.
Seppe che alcuni suoi vicini erano così poveri che andavano a rovistare nella spazzatura che produceva il mercante per sfamare i propri figli e che, di questa cosa, lo ringraziavano e lo veneravano. Poi venne a conoscenza di storie tristi d’amore, di malattie e di morte.
Fu proprio in quel momento che Elicandro si sentì un uomo perfido e senza speranza, per non aver mai capito cosa si celava dentro l’animo della gente che, in un modo o in un altro, vedeva quasi ogni giorno: cominciò a piangere.
Si commosse così tanto che le sue lagrime caddero copiose sul cespuglio dietro il quale si nascondeva.
E quei lucciconi non sparirono al mattino, ma proseguirono a splendere come perle.
Da quelle lagrime era nato il vischio.
Inserito da Loredana il 12/12/2013 11:50:27
Bella, bellissima, bella, bellissima. E applausi. Imito il Barbiere di Siviglia per esprimere il mio apprezzamento per questa favola così grande.