Lagrime e rammarico

La vera e unica leggenda del vischio

di Il Raccontafavole

La vera e unica leggenda del vischio

Tanti e tanti anni fa, in un piccolo paese dell’appennino toscano, abitava un ricco e facoltoso commerciante di tesori nascosti che si chiamava Elicandro.

L'uomo viveva sempre da solo, a parte la cameriera e il giardiniere, e mai ebbe a sposarsi né mai ebbe un solo amico.

Aveva trascorso tutta la vita da una nazione all’altra in cerca di tesori, e a causa di questa sua immensa ricchezza era diventato avido e gretto, anteponendo sempre la prosperità a ogni rapporto umano.

A lui interessava solo accumulare sempre più benessere e agiatezza; gli affari davanti a tutto.

Le notti, sovente, le passava in bianco, poiché spinto dalla sua insaziabilità andava a contare le ricchezze che teneva ben nascoste in un forziere enorme.

Questa sua bramosia di grandezza lo portava a comportarsi anche da disonesto profittando della semplicità di altri commercianti; ma questo a Elicandro non interessava, perché era completamente indifferente a tutto ciò che lo circondava.

Basti pensare che non voleva conoscere nemmeno il nome di coloro che facevano affari con lui, non lo coinvolgeva nessuna delle loro storie; e per questa ragione nessuno di loro gli voleva bene e lo apprezzava.

Ormai in prossimità del Natale, una notte, decise di fare una camminata lungo il paese dal momento che non riusciva a addormentarsi per il tanto tempo speso a contare i suoi danari. Giunto in prossimità della parrocchia udì delle grida d’allegria e voci gioiose di bambini e ragazze.

Subito pensò che fosse molto strano sentire tutte quelle urla in piena notte, ma allo stesso tempo la situazione lo incuriosì così tanto che decise di scoprire da chi provenissero e da dove.

Avvicinatosi al luogo di così tanti schiamazzi, sentì qualcuno che faceva il suo nome, che agognava un po’ di aiuto e che lo riteneva quasi come un fratello.

Elicandro non avendo fratelli o sorelle e nemmeno più i genitori vivi si stupì non poco di quelle parole.

Trascorse la notte, ascoltando alcuni racconti, certuni tristi, certuni allegri; episodi di vita vissuta fra ristrettezze e povertà, ma anche con felicità e amore.

Seppe che alcuni suoi vicini erano così poveri che andavano a rovistare nella spazzatura che produceva il mercante per sfamare i propri figli e che, di questa cosa, lo ringraziavano e lo veneravano. Poi venne a conoscenza di storie tristi d’amore, di malattie e di morte.

Fu proprio in quel momento che Elicandro si sentì un uomo perfido e senza speranza, per non aver mai capito cosa si celava dentro l’animo della gente che, in un modo o in un altro, vedeva quasi ogni giorno: cominciò a piangere.

Si commosse così tanto che le sue lagrime caddero copiose sul cespuglio dietro il quale si nascondeva.

E quei lucciconi non sparirono al mattino, ma proseguirono a splendere come perle.

Da quelle lagrime era nato il vischio.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 12/12/2013 11:50:27

    Bella, bellissima, bella, bellissima. E applausi. Imito il Barbiere di Siviglia per esprimere il mio apprezzamento per questa favola così grande.

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