Udite o rustici

Firenze, Maggio musicale, l’Elisir d’amore, opera da … sentire

Nel complesso dunque la musica ha comunque vinto e il pubblico apprezzato, con applausi forse meno entusiasti del consueto ma non per questo meno convinti

di Domenico Del Nero

Firenze, Maggio musicale, l’Elisir d’amore, opera da … sentire

Un elisir a bulli e pupe, quello del Maggio in scena a Firenze da Venerdì 15 novembre.  La regia di Rosetta Cucchi trasporta la scena della  vicenda immaginata dal classicista Felice Romani  all’ingresso di una fattoria, sullo sfondo di un villaggio dal sapore ancora quasi arcadico, a una scuola d’arte americana dove “ ognuno degli studenti ha un sogno di gloria e fama, dove Adina è la più brava della classe e Nemorino lo “sfigato” della scuola, dove i bulli come Belcore fanno breccia nel cuore delle cheers leader molto bionde e un po’ sciocchine …” [1]

Funziona?  Non sembrerebbe, soprattutto per quanto riguarda il primo atto. Attualizzare un’opera è sempre una operazione rischiosa e dovrebbe comportare un valido aggancio con quello che è comunque il senso della storia rappresentata: così è stato, ad esempio, per il Macbeth  del 1847 rappresentato  sempre dal Maggio al teatro della Pergola nel giugno scorso.  La regia  poteva far discutere e non piacere, ma aveva una sua logica e un suo fascino. Ma si fa sinceramente molta fatica – soprattutto nel primo atto – a riconoscere negli scatenati studenti e nella ragazzotte più o meno discinte stile saranno famosi  un collegamento concreto agli ingenui contadini e paesani protagonisti dell’opera di Donizetti; e questo malgrado l’indubbia bravura e abilità del coro e delle comparse, in parte studenti “doc” di alcuni istituti fiorentini. Non basta scrivere a una lavagna “ode del mietitore”  per mantenere l’incanto del coro (peraltro benissimo eseguito)  che apre la scena subito dopo il preludio, dando all’opera la sua inconfondibile caratterizzazione. Ma il personaggio più “sacrificato” è stato senz’altro Dulcamara, il personaggio  “buffo” per eccellenza,   che da praticone furbastro e imbonitore si trasforma in attempato ex studente “che forse non è riuscito a realizzare il suo sogno di gloria e si è dovuto arrangiare con qualche espediente non sempre del tutto legale; ritorna davanti alla scuola e volente o nolente è costretto a rientrarvi.” [2].   E così la “carrozza dorata” in cui arriva “un signor forestiere” si trasforma in una moto stile  Harley Davidson e il “dottor miracolo” in un capellone che sta a metà tra lo spacciatore di “canne” (cosa tra l’altro abbastanza sgradevole da vedersi in scena) e il barbone. L’aria buffa Udite o rustici, anche se non male interpretata e soprattutto splendidamente eseguita dall’orchestra, ha perso così molto del suo smalto e della sua vis comica. E questa impressione di uno “scollamento” tra fossa d’orchestra e palcoscenico è emersa più volte, soprattutto nel primo atto.

Non certo per colpa dell’orchestra o tantomeno del direttore, il bravissimo Giuseppe La Malfa che ha mantenuto la sua promessa e ha dato all’opera un piacevolissimo taglio “rossiniano”, sottolineandone il brio e la verve senza per questo sacrificare i numerosi momenti lirici o patetici, come l’aria Una furtiva lacrima, assai migliore per esecuzione strumentale che per resa vocale. Altro punto debole (almeno del “secondo cast”, a cui si fa qui riferimento) è stato infatti il Nemorino di Alessandro Scotto di Luzio, tenore … sin troppo leggero che spariva del tutto nelle scene d’insieme; la soprano Auxiliadora Toledano ha invece dato una buona prova, con una voce squillante e ben sostenuta negli acuti e nelle fioriture.   Il  sergente Belcore (diventato uno strafottente  capo-bullo) ha trovato una buona realizzazione nella voce robusta e ben modulata del baritono coreano  Julian Kim, mentre Giulio Mastrototaro è stato un Dulcamara apprezzabile anche se non entusiasmante.

Nel complesso dunque la musica ha comunque vinto e il pubblico apprezzato, con applausi forse meno entusiasti del consueto ma non per questo meno convinti.   Da vedere dunque e soprattutto da … sentire.



[1] Rosetta CUCCHI, Note di Regia, in L’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti,Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 2013, p. 81.

[2] IDEM

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.

TotaliDizionario

cerca la parola...