Acqui Storia

Premio Acqui, gli accademici insorgono

Tutti contro tutti per il riconoscimento del libro di De Mattei

di  Totalità

Premio Acqui, gli accademici insorgono

Gli storici contemporaneisti sono in subbuglio per l’Acqui Storia. Immaginate le chiacchiere le telefonate allarmate, le informazioni più o meno veritiere, i commenti acidi devono essere intercosi fra gli illustri accademici italiani.

Il presidente della giuria del Premio, Guido Pescosolido, si è dimesso al momento della votazione finale che doveva selezionare il vincitore in una cinquina precedentemente scelta dalla giuria da lui stesso presieduta e dunque approvata senza riserve.

Motivo delle dimissioni: il più votato della suddetta cinquina era stato il libro di Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau editore), ritenuto dal presidente Pescosolido un testo viziato da un’aperta militanza anticonciliare contraria allo spirito di una storiografia libera da pregiudizi.

Se Pescosolido avesse presieduto una giuria di dilettanti dai quali fosse stato messo in minoranza, si sarebbero potute comprendere le dimissioni: non sempre la maggioranza, soprattutto se non è qualificata, ha ragione.

In realtà la giuria dell’Acqui Storia è qualificatissima, composta al 90% da colleghi di Pescosolido: Francesco Perfetti e Giuseppe Parlato sono professori ordinari di Storia Contemporanea, Massimo de Leonardis insegna storia delle Relazioni internazionali, Aldo A Mola insegna a Bruxelles, infine unico non accademico di professione ma professore a contratto alla Lumsa, il Vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano.

La votazione finale dunque ha premiato a maggioranza il libro di de Mattei e Pescosolido si è dimesso dichiarando ai giornali che si trattava di una votazione che non teneva conto del merito accademico, ma dell’orientamento ideologico dell’autore. A sostegno del presidente dimissionario è intervenuta la Sissco, ovvero la Società per lo studio della storia contemporanea che ha dato la propria solidarietà, a Pescosolido come se si trattasse di protestare contro un’ingiustizia commessa nei confronti del Presidente (si sarebbe capito se Pescosolido fosse stato cacciato dalla giuria perché in disaccordo con la votazione, ma si è solo liberamente dimesso). L’argomentazione addotta dalla Sissco è stata che il libro di de Mattei ottenendo il premio ha acquisito punti, come previsto dalla legge, per un futuro concorso universitario per titoli (l’autore contestato è professore associato e dunque prima o poi farà un concorso per ordinario).

A parte lo stravagante richiamo ad un assoluto rigore storiografico scevro da ogni interpretazione in odore di ideologia (stravagante perché viene invocato solo quando ci si trova di fronte ad un autore non è schierato con la storiografia corrente  allergica al cosiddetto revisionismo e a tutto ciò che profumi di non allineato a quanto si produce da oltre sessant’anni), a parte la pretesa anch’essa stravagante, che i criteri di scelta per l’attribuzione di un premio siano omologati a quelli di un concorso accademico; a parte tutto ciò che non è poco né trascurabile nasce un grave dubbio: non sarà che gli storici contemporaneisti facciano di tutto per assicurarsi che i vertici del loro “corpo accademico” non vengano “inquinati” da ordinari non allineati e magari sì, reazionari e anticonciliari?

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