I LIBRI DI TOTALITÀ

Rassegna mensile di novità librarie. Luglio 2013

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie. Luglio 2013

POLITICA

 

Appello agli italiani per l’Assemblea costituente. Manifesto politico e programmatico per la rifondazione dello Stato (CESI, pagg. 130, Euro 15,00)

 

Il percorso da intraprendere per giungere alla rifondazione delle istituzioni, da più parti auspicata,  viene  individuato dal Centro studi Cesi nel documento Appello agli italiani per l’Assemblea costituente. Manifesto politico e programmatico per la rifondazione dello Stato. Il libro raccoglie anche i pareri di costituzionalisti ed esperti e ha l’obiettivo di far comprendere che un vero  lavoro costituente deve essere svolto da un organismo nuovo, oltre le procedure fissate dall’articolo 138 della Carta. Insomma, occorre un’Assemblea Costituente.  Gaetano Rasi, presidente del Cesi,  puntualizza che il «problema  centrale di oggi è quello di redigere una nuova originale Costituzione. È quindi preliminare la necessità di affrontare e impostare i grandi temi che si pongono per la rifondazione dello Stato al fine di dare al cittadino la possibilità di selezionare una propria dirigenza politica che sia in grado di esprimere programmi di medio-lungo periodo per il suo  progresso civile, oltre che per il suo benessere materiale contingente». Per Rasi, bisogna offrire al cittadino la possibilità di dare un voto «plurimo, consapevole e responsabile».  «Per questa ragione – dice ancora Rasi – la libertà del cittadino deve cominciare innanzitutto dalla sua  possibilità di eleggere, direttamente e senza ingerenze, quell’Assemblea che dovrà dargli una nuova Costituzione. In secondo luogo, la caratteristica della nuova democrazia dovrà essere quella di dare la possibilità al popolo di effettuare elezioni informate e selettive. Infine, la nuova democrazia dev’essere sostanziata da una dirigenza politica competente e dotata di senso dello Stato». Il Manifesto, conclude Rasi, quindi «è un insieme di indirizzi e di riflessioni basate sul rifiuto della negatività della politica del contingente, strumentale e inadeguata. Non vuole essere un progetto già articolato di norme, ma solo un documento che metta in evidenza le ragioni del cambiamento e i principi ai quali questo progetto costituzionale si dovrebbe ispirare».

                                                                     

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Giovanni Orsina, Il berlusconismo nella storia d’Italia (Marsilio, pagg. 239, Euro 19,50)

Questo libro non parla di Silvio Berlusconi. Non si chiede quali obiettivi egli abbia perseguito, non intende giudicarne il comportamento o stabilire se abbia governato bene o male. Scegliendo punti di osservazione e ipotesi interpretative finora trascurate, Giovanni Orsina affronta invece il berlusconismo: la sostanza del discorso pubblico del Cavaliere, come esso è stato accolto dal paese, perché ha avuto successo, perché non ha funzionato. Partendo dall'assunto che si sia trattato di un progetto ideologico e politico sufficientemente coerente, il libro ne analizza il nucleo fondante e l'elettorato di riferimento, in una prospettiva storica di lungo periodo e all'interno di un più generale contesto internazionale, ossia come "manifestazione particolarmente clamorosa, sia per intensità sia per durata, di tendenze che negli ultimi anni hanno caratterizzato pressoché tutte le democrazie". Se molti sono già stati i tentativi di avviare un discorso su basi storiche per renderne conto, "bisogna scavare di più - sostiene Orsina per comprendere da quali fragilità della nostra storia sia scaturito il berlusconismo, in quale modo esso abbia inteso rimediare a quelle fragilità, perché la sua proposta in quello specifico momento storico sia parsa ragionevole, e come mai infine la democrazia italiana si sia spinta così tanto più avanti delle altre lungo la via del 'postnovecento'".

 

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Stenio Solinas, Gli ultimi mohicani.-  Quel che resta della politica (Bietti, pagg. 130, Euro  13,00)

Partiti e militanti, intellettuali e ideologie, visioni del mondo, Destra e Sinistra... La fine del Novecento ha chiuso l'ultimo atto della politica, sostituita da un'economia come destino e una degradazione senza eguali come condizione normale. Amarcord generazionale, berlusconiani e antiberlusconiani, democrazia tecnocratica e democrazia telematica, "tripolarismi" e populismi: questi i segni di un tempo che ha ridotto la politica degli ideali - solo una fantasia, per le nuove generazioni .  La tragicommedia tutta italiana, osservata con occhio disincantato dagli "ultimi Mohicani", estranei al baratro odierno e fedeli a una prassi politica autentica e quanto mai inattuale.

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788882482985 Gli ultimi mohicani. Quel che resta della politica Partiti e militanti, intellettuali e ideologie, visioni del mondo, Destra e Sinistra... La fine del Novecento ha chiuso l'ultimo atto della politica, sostituita da un'economia come destino e una degradazione senza eguali come condizione normale. Amarcord generazionale, berlusconiani e antiberlusconiani, democrazia tecnocratica e democrazia telematica, "tripolarismi" e populismi: questi i segni di un tempo che ha ridotto la politica degli ideali - solo una fantasia, per le nuove generazioni - a tragicommedia tutta italiana, osservata con occhio disincantato dagli "ultimi Mohicani", estranei al baratro odierno e fedeli a una prassi politica autentica e quanto mai inattuale. 11,05 new EUR in_stock

 

 

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Fabrizio Di Ernesto, Giri di valzer (Anteo, pagg. 109, Euro 10,00

 

La politica estera italiana può essere vista sotto quattro diversi punti di vista: politico, militare, economico e finanziario. La linea politica e quella finanziaria oggi sono legate a filo doppio a quell'Unione europea che tramite l'Euro, il Mes, il Fiscal compact ha sostanzialmente svuotato il nostro Parlamento di ogni sovranità politica e monetaria rendendoci succubi delle decisioni prese a Bruxelles da un ristretto gruppo di tecnici che operano in rappresentanza di determinate lobby. La politica militare invece è totalmente dipendente a quella imposta dagli USA tramite la Nato e l'Onu, senza considerare poi l'Eurogendfor, la nuova politica sovranazionale creata da alcuni Stati europei con poteri e competenze pressoché illimitate- Solo in campo economico l'Italia ha maggiore libertà di movimento anche se accordi commerciali con paesi come l'Iran e la Siria vengono sempre osteggiati. Il bilancio appare quanto mai negativo, con il nostro che oggi appare un paese in via di sottosviluppo.

 

                                                                     

 

MONDO

 

Roberto Brunelli, Angela Merkel – La sfinge -  Fenomenologia eretica di una cancelliera (Imprimatur, pagg. 256, Euro 13,50)

 

Chi è Angela Merkel? La cancelliera conservatrice di stampo cristiano però capace di inattese fughe in avanti nel campo progressista, oppure la leader postmoderna in cui il freddo calcolo delle opportunità prevale su ogni dimensione valoriale? La donna il cui destino è quello di cambiare, oltreché la Germania, la storia d’Europa, la zarina postmoderna sempre vestita uguale a cui è stato assegnato un ruolo internazionale senza precedenti nella storia politica tedesca del dopoguerra, o la donna che sta trascinando – come in molti sostengono – l’Europa verso un declino inarrestabile, strangolata dal dogma della cosiddetta austerità? Questo libro cercherà di rispondere ad alcune di queste domande.

 

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Giorgio Galli, L’impero antimoderno – La crisi della modernità statunitense da Clinton a Obama (Bietti, pagg. 110, Euro 14,00)

 

In questo pamphlet, Giorgio Galli ci conduce alla scoperta dell'impero americano, tra le contraddizioni di una democrazia rappresentativa che sembra essere entrata in una crisi irreversibile (che potrebbe però condurre a esiti insospettabili), la follia delle stragi armate e il sorgere di movimenti estremisti spesso inquietanti, ma con cui la riflessione politica deve fare i conti - il tutto, a partire da testi controversi, spesso tralasciati dalla cultura "ufficiale". Se l'uomo del XXI secolo vuole tornare ad essere protagonista del proprio tempo, deve confrontarsi con quella crisi della modernità della quale la situazione americana è un indice assai significativo. Non si critica la modernità senza parlare degli Stati Uniti - questo il filo rosso che lega le analisi di Giorgio Galli.

 

INCHIESTE

 

Michele Taddei, Scandalosa Siena – Dalla vicenda Mps alla crisi politica (Cantagalli, pagg. 207, Euro 14,00)

 

Siena e il suo annus horribilis: dallo sciopero di migliaia di bancari montepaschini per le strade medievali al commissariamento del Comune per una congiura di palazzo fino al pasticcio brutto delle primarie del centrosinistra celebrate due volte in pochi mesi. Senza tralasciare lo scandalo Mps, l’inchiesta giudiziaria sull’acquisizione di banca Antonveneta, le monetine lanciate all’ex presidente della Banca, l’indebitamento della Fondazione. Avvenimenti inediti e clamorosi per una città che si sentiva immune da certe vicende e ne è rimasta travolta. Le cronache dei dodici mesi che hanno sconvolto Siena, attraverso la lente di Michele Taddei, sono istantanee di fatti che diventano filmato, rivelando il malessere profondo di una città di provincia, feudo della sinistra sin dal dopoguerra, che da sempre ha goduto di un felice isolamento. E che oggi si scopre improvvisamente protagonista di una storia tutta italiana.

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Domenico Moro, Club Bilderberg  (Aliberti, pagg. 171, Euro 14,00)

Non sono pochi i premier e i banchieri centrali che, prima di diventare tali, sono entrati a far parte del Bilderberg o della Trilaterale. Tra questi, Draghi e Monti. L'esistenza di queste organizzazioni pone questioni decisive come quella del controllo democratico sui processi decisionali pubblici. È possibile gestire le sfide della mondializzazione con forme di coordinamento composte da élites ristrettissime? Élites selezionate solo in virtù della propria enorme ricchezza, che appartengono a pochi Paesi, non sono elette da nessuno né delegate da alcuna autorità pubblica, agiscono in modo segreto e sono ispirate al dogma del mercato autoregolato. Le recenti vicende dell'euro dimostrano quanto una gestione affidata a ristrette élites mercatistiche sia portatrice di caos. L'obiettivo di questo libro è analizzare l'organizzazione internazionale delle élites transnazionali, le basi economiche del loro potere, gli orientamenti e i modi attraverso i quali riescono a influenzare gli altri livelli di potere, a partire dagli Stati-nazione.

 

PENSIERO POLITICO

 

Dario Caroniti, Le radici teoriche del nuovo conservatorismo - Gli Stati Uniti d'America di  Eric Voegelin e Leo Strauss  (Aracne, pagg. 104, Euro 10,00)

 

Non richiamandosi affatto a una tradizione da difendere, espressione di una antica saggezza, quanto a una diversa modernità, incarnata dall'esperienza storica, istituzionale e politica degli Stati Uniti, i nuovi conservatori americani fondano principi e valori sulla ragionevolezza umana, ma attribuiscono loro un carattere assoluto e trascendente. Gli stessi principi e valori che sono tipici della civiltà occidentale, ma messi in contestazione da quel modello di modernità che si è invece affermato nell'Europa continentale. In modo consapevole e approfondito due filosofi della politica, emigrati negli Stati Uniti per fuggire dal nazionalsocialismo, Eric Voegelin e Leo Strauss, hanno elaborato una interpretazione dell'ordine politico americano che viene qui esposta mettendo in relazione il loro pensiero con la svolta conservatrice post reaganiana e le interpretazioni machiavelliane della politica. Una originale lettura voegeliniana della rappresentanza esistenziale della democrazia americana spiega infine la diversa modernità degli Stati Uniti. In appendice il saggio di Eric Voegelin, Una relazione formale con il misticismo puritano, sul rapporto tra il mistico puritano Jonathan Edwards e la filosofia di W. James, Peirce e Santayana.

 

 

ECONOMIA

 

Giacinto Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario  (Solfanelli, pagg. 84, Euro 8,00)

 

L’indagine di Giacinto Auriti, oltre a colmare una lacuna della dottrina di diritto internazionale, presenta la novità di una ricerca di scienza monetaria svolta da un giurista anziché da un economista. Al fine di prevenire l’accusa di superficialità o di invasione di un campo di indagine di altra disciplina, l’autore precisa che non è possibile spiegarsi la struttura, la funzione e l’essenza stessa dello strumento monetario, senza muovere da considerazioni strettamente giuridiche. Come è noto, le definizioni finora proposte della moneta sono riconducibili tutte alle due ipotesi di “valore creditizio” e “valore convenzionale”. Poiché, sia il credito che la convenzione sono delle fattispecie giuridiche, è ovvio che sfugge al controllo scientifico dell’economista ogni possibilità di una analisi approfondita della fattispecie. Se a ciò si aggiunge che la moneta si manifesta in quella forma particolare per cui il simbolo viene considerato di “corso legale”, ci si accorge che l’istituzione e la rilevanza giuridica che il simbolo monetario assume nei confronti della coscienza sociale fanno sì che il valore monetario si oggettivizzi come bene in virtù di un procedimento creativo che è esclusivamente giuridico.


CHIESA CATTOLICA

 

Cristian Martini Grimaldi,  Ero Bergoglio, sono Francesco - Il primo reportage sul Papa dalla fine del mondo (Marsilio, pagg. 112, Euro 12,00)

Un reportage da Buenos Aires, tra immagini e parole, nelle stesse ore in cui il nuovo papa Francesco sale al soglio pontificio. L'autore parte verso quella "fine del mondo", evocata proprio dal Santo Padre il giorno della sua elezione, per constatare quanto sapore di frontiera si respiri realmente in quella terra. E scopre una realtà sociale alquanto inquieta. L'Argentina è un paese che potrebbe sfamare oltre trecento milioni di individui ma che al suo interno contiene sacche di povertà assoluta. Un paese dove la delinquenza di strada è fenomeno comune anche nei quartieri più rinomati e dove il paco (la droga) miete giovani vittime. Nel libro vengono intervistati due parroci di periferia che, anche attraverso il contributo personale di papa Francesco, oggi si dedicano al recupero e al reinserimento sociale di questi ragazzi. Jorge Mario Bergoglio nel suo percorso, prima di provinciale dei gesuiti, poi come vescovo ausiliare di Buenos Aires e quindi come cardinale, è sempre stato vicino agli emarginati. Ha fatto della predicazione del Vangelo il cuore stesso del suo stile di vita. Uno stile sobrio, semplice, umile. Molti degli aneddoti riferiti confermano questa immagine arricchendola di nuove storie e curiosità. Quello che emerge è il ritratto di un uomo che comunica più con le azioni che con le parole, rifugge dalle teorizzazioni, e quando parla utilizza spesso esperienze personali, storie realmente accadute, perché è solo attraverso la testimonianza di vita vissuta che si può trasmettere la vera esperienza del Vangelo.

 

 

TEMPI MODERNI

 

Daniela Ranieri,  AristoDem – Discorso sui nuovi radical chic (Ponte delle Grazie, pagg. 275, Euro 16,00)

Chi sono gli aristodem, gli aristocratici democratici, nuovi radical chic postideologici, e anzi «post-tutto», ma in teoria di sinistra, della già fatiscente terza repubblica? Le incoerenze politiche, i viaggi e i luoghi del cuore, le ossessioni culinarie, enologiche e artistiche, l’infatuazione terzomondista, i libri preferiti e i filmetti pieni di pathos...: capitolo per capitolo questo «pamphlet letterario», costruito come un racconto, o come uno psicodramma, attorno agli iperbolici personaggi della cinquantenne Luciana, del compagno Glauco, della figlia Gaia e dei loro esilaranti compagni – Augusta, Lalla, Similaun, Froidiana... – seziona con crudele divertimento i loro moralismi in ritardo e i loro inspiegabili lassismi, i loro cliché e le loro velleitarie aspirazioni: le loro inutili contorsioni da pseudo-intellighenzia che si vorrebbe radicale e si rivela invece profondamente moderata, si vorrebbe vicina ai «nuovi proletari» ed è inconsapevole del proprio esclusivo privilegio. Ribaltando ogni luogo comune intorno a questi radical chic delle terrazze metropolitane, disegnandone un ritratto irresistibile e spietato che echeggia Gadda e Arbasino, Daniela Ranieri, la più raffinata e corrosiva fra i nuovi scrittori italiani, pianta una pietra miliare sul sentiero della satira letteraria, rinnovando il nobile e antico genere per i nostri anni inquieti, zeppi di cattiva coscienza e di deliranti superfluità.

 

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Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio. La mia vita con un padre gay (Ares, pagg. 240, Euro 14,00)

Da bambina, poi da adolescente e da giovane donna, Dawn Stefanowicz vive il trauma di una famiglia composta da un padre omosessuale, con il suo entourage di partners sessuali freneticamente rinnovato, e da una madre depressa e complice. Raccontando non solo i fatti cronologici della propria esperienza, ma anche i conflitti emotivi che ha dovuto vivere e le battaglie che ha vinto per diventare la donna che è oggi, moglie e madre felice, l’autrice offre così un’indagine unica nel «mondo nuovo» della genitorialità di persone omosessuali. «Un vissuto», scrive lo psichiatra Gerard van den Aardweg nella Prefazione, «che io stesso ho, purtroppo, avuto modo di riscontrare in tanti anni di attività professionale e che mi porta a mettere in guardia da una nuova, inaudita forma di abuso sui minori, legalizzata e promossa dagli Stati che hanno abbracciato un’ideologia del tutto falsa, per la quale ogni tipo di vissuto e ogni forma di convivenza vengono considerati leciti ed equivalenti».

STORIA

Massimo Fini, Nerone – Duemila anni di calunnie (Marsilio, pagg. 272, Euro 12,00)

Nessun personaggio storico, se si esclude, forse, Adolf Hitler, ha mai goduto di così cattiva stampa come Nerone. Alcuni autori cristiani ritennero che fosse addirittura l'Anticristo. In realtà, Nerone fu un grandissimo uomo di Stato. Durante i quattordici anni del suo regno l'Impero conobbe un periodo di pace, di prosperità, di dinamismo economico e culturale quale non ebbe mai né prima né dopo di lui. Certamente fu un megalomane, un visionario, un esibizionista, un inguaribile narciso e, con tutta probabilità, uno psicolabile schiacciato prima da una madre autoritaria e castratrice e poi dall'enorme peso che, a soli diciassette anni, per le ambizioni di Agrippina, gli era stato scaricato sulle spalle, mentre lui avrebbe forse preferito dedicarsi alle arti predilette. Quel che comunque è certo è che questo imperatore chitarrista, cantante, poeta, attore, scrittore, auriga, curioso di scienza e di tecnica, fautore delle più ardite esplorazioni, fu un unicum non solo nella storia dell'Impero romano. Pensando «in grande stile», e cercando di modellare il mondo sulle proprie intuizioni e immaginazioni, fu un monarca assoluto che usò del proprio potere in senso democratico: non governò solo in nome del popolo, come voleva l'ipocrisia augustea, ma per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano. E per avere il consenso del popolo - oltre che, beninteso, progettare e attuare misure molto concrete - inaugurò quella che oggi chiameremmo la politica-spettacolo. Le élite economiche e intellettuali del tempo non lo capirono, oppure lo capirono fin troppo bene e per questo lo osteggiarono ferocemente costringendolo, alla fine, al suicidio.

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David Nicolle, La battaglia di Poitiers (Libreria Editrice Goriziana, pagg. 155, Euro 20,00)

Nei primi decenni dell’VIII secolo gli eserciti islamici dilagarono in Europa dopo essere penetrati nella penisola iberica, minacciando il territorio dei franchi e dei burgundi con incursioni sempre più feroci. Nella battaglia di Poitiers, nota anche come battaglia di Tours, le forze cristiane al comando del franco Carlo Martello (nonno di Carlo Magno) affrontarono le imponenti forze d’invasione islamiche. Ai vincitori franchi fu in seguito attribuito il merito di aver salvato il cristianesimo in quanto fede dominante in Europa. Sulla base di fonti dell’epoca, questo libro si propone di ricostruire la battaglia, collocandola nel suo contesto storico, riesaminandone le origini e gli strascichi, e cercando altresì di dare una risposta alla questione se davvero Carlo Martello abbia “salvato l’Europa”.

 

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Massimo Viglione,  La Vandea italiana - La storia dimenticata dei martiri che difesero l'Italia (Effedieffe, pagg. 336, Euro 16,40)

 

È il 1796: il giovane generale Napoleone Bonaparte guida l’esercito rivoluzionario francese contro le potenze monarchiche europee, ed invade l’Italia. L’intero popolo italiano insorge in armi contro l’invasore giacobino, terrorista, repubblicano e ladro. Da quel momento, per diciotto lunghi anni, in tutta le penisola, il popolo condurrà una vera e propria crociata in nome dei valori della civiltà, della tradizione, in difesa della società cattolica e monarchica. Proprio come nella francese Vandea, proprio come avverrà in Spagna. Questa pagina di storia italiana, mistificata e volutamente occultata, del tutto sconosciuta al grande pubblico ed inesistente in qualsiasi manuale scolastico, viene qui presentata armoniosamente, basandola su un materiale storico vastissimo. Ne scaturisce un quadro meraviglioso d’eventi epici e drammatici che coinvolgono l’Italia intera, dal Tirolo alla Sicilia: le “Pasque Veronesi”, la rivolta di Lugo, la spedizione del cardinal Ruffo, l’armata aretina, la rivolta dei Lazzari, la guerriglia in Liguria e Piemonte, condotti da uomini eroici come Fra’ Diavolo, lo Sciabolone, il Rodio, fino ad arrivare all’eroe per antonomasia di tutta la Controrivoluzione antinapoleonica, il tirolese Andreas Hofer e senza dimenticare lo spirito e l’esempio di grandi santi come san Gaspare Bertoni, san Gaspare del Bufalo, Pio Brunone Lanteri e Amadio Bertoncelli.

                                                                       

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Sergio Luzzatto, Partigia – Una storia della Resistenza  (Mondadori, pagg. 373, Euro 19,50)

 

"Partigia" erano - secondo un modo di dire piemontese - i combattenti della Resistenza spregiudicati nell'uso nelle armi: decisi, e svelti di mano. A loro Primo Levi ha intitolato una poesia del 1981. Narratore formidabile, Levi ha steso però un velo di silenzio sulle settimane da lui trascorse come ribelle nella valle d'Aosta dell'autunno 1943, prima della cattura e della deportazione ad Auschwitz. Non ha alluso che di sfuggita a un "segreto brutto". Il  segreto, che lo stesso Levi, morto suicida nel 1987, non rivelò mai apertamente, accennò soltanto indirettamente, è questo: il 9 dicembre 1943, al Col de Joux, sopra Saint-Vincent, due giovanissimi partigiani, Fulvio Oppezzo, di 18 anni, e Luciano Zabaldano, di 17, vengono fatti uscire dalla baita di Frumy, dov'è rifugiata la banda di Levi, e uccisi dai loro compagni partigiani con il “metodo sovietico”: mitragliati alle spalle, a freddo, senza parole, senza processo. La colpa dei due ragazzi? Avere rubato cibo o altre cose ai valligiani. Levi – che non sparò, ma che insieme ai capi decise l'esecuzione sommaria - sarà arrestato pochi giorni dopo in un rastrellamento dei nazifascisti, imbeccati da una spia, quindi portato a Fossoli e da lì ad Auschwitz verso una storia che conosciamo bene.

Scavando in quel segreto, e allargando lo sguardo dalla valle d'Aosta all'Italia del Nord-Ovest Sergio Luzzatto racconta - attraverso una storia della Resistenza - la storia della Resistenza. Il dilemma della scelta, quale si pose dopo l'8 settembre ai giovani di una nazione allo sbando. L'amalgama di passioni e di ragioni dei refrattari all'ordine nazifascista. Il problema della legittimità e della moralità della violenza.

STORIA DELLE DESTRE

Massimiliano Capra Casadio,  Storia della nuova destra – La rivoluzione metapolitica dalla Francia all’Italia (1974-2000) (Clueb, pagg. 296, Euro 26,00)

Negli anni Settanta, all'interno delle formazioni giovanili del MSI, prese lentamente vita una corrente politica che s'ispirava alla Nouvelle Droite francese, e ne importò metodi e contenuti, intrattenendo con essa rapporti di scambio e collaborazione tanto che, in ambito storiografico e politologico, si può legittimamente parlare di una Nuova Destra italiana come entità culturale indipendente e come soggetto politico. Questo saggio si propone di ricostruire la storia di un filone di pensiero che, sull'onda della riflessione operata in Francia dal gruppo di Alain de Benoist, tentò di ripensare, rielaborare e, per diversi aspetti, rivoluzionare il tradizionale impianto politico della categoria della destra, cercando di dare corpo ad una filosofia politica che può definirsi come un'innovativa forma di conservatorismo, o meglio di rivoluzione conservatrice.

 

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Pietro Comelli e Andrea Vezzà, Trieste a destra  (Il Murice, pagg. 427, Euro 22,00)

Un viaggio nella destra a Trieste, la storia di un ambiente politico e umano complesso che inizia dal primo dopoguerra con i postfascisti del Movimento Sociale Italiano, prosegue con la svolta di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale, fino alla fusione nel Popolo della Libertà e lo "strappo" dei finiani di Futuro e Libertà.Attraverso gli archivi delle diverse epoche e numerosi documenti privati, il libro analizza un arco temporale di sessant'anni che non ha significato solo saluti romani, scontri di piazza, estremismo dei gruppi extraparlamentari e nazionalismo, ma la consapevolezza di un ruolo particolare della destra triestina: quello di essere stata al centro dell'attenzione nazionale nell'immediato dopoguerra, durante i moti del '53 e il ritorno di Trieste all'Italia nel '54, proseguito con la carica popolare e l'egemonia in alcuni ambienti della borghesia cittadina negli anni Sessanta. Fino alla scelta di riservare una sede solo ai giovani, il "covo" del Fronte della Gioventù di Via Paduina, che faceva di Trieste una delle poche realtà egemonio nel panorama politico degli anni Settanta. E' la storia di una destra che viene da lontano e ciclicamente riesce a dividersi al proprio interno, prendendo strade diverse, raffreddando storie comuni e legami di amicizia consolidati nel tempo.

REPRINT

Giovanni Preziosi, La Germania alla conquista dell’Italia. La finanza errante. A cura di Massimo Pacilio (Edizioni di Ar, pagg. 232, Euro 35,00) Edizione in 300 esemplari. 

 


All’inizio del secolo scorso, l’appartenenza ad una nazione rappresentava una delle componenti fondamentali nelle strategie della finanza, ancora bisognosa – molto più di quanto lo sia oggi – di grandi eserciti, che ne sostenessero i piani. Con il definirsi della natura transnazionale della finanza, numerose “sovrastrutture”, di cui essa si era fino allora servita, mostravano la loro inadeguatezza. Proprio allo scopo di liberarsi da quei vincoli che ne rallentavano l’espansione, essa fece sempre più ricorso al suo strumento prediletto: la “società anonima”, con cui realizzava un ampio e capillare controllo sull’economia produttiva. Parallelamente, cercava strade nuove per abbattere le frontiere e consentire ai capitali di muoversi oltre i confini di qualsiasi Stato. Nell’analisi di Preziosi non potevano essere, pertanto, separati i due ambiti, finanziario e nazionalistico, dal momento che, nel 1916, l’intrinseco vincolo tra essi era il frutto della necessità del primo di adattarsi ad un contesto culturale e politico in cui prevaleva il secondo. Lo spirito di adattamento costituiva la caratteristica più evidente della finanza, come – in seguito – lo stesso Preziosi non eviterà di sottolineare: in Germania nazionalista, in Francia pacifista, in Italia neutralista, la finanza, descritta da Preziosi, poteva dare il suo sostegno ad ogni personaggio o movimento che si fosse accordato, anche inconsapevolmente, ai suoi scopi. Attraverso le partecipazioni alle principali società operanti nei settori strategici dell’industria, i capitali tedeschi controllavano l’economia italiana. Poteva, dunque, ancora sussistere una sovranità nazionale se l’economia era indirettamente in mano straniera? Quello di Preziosi si rivela, con straordinaria capacità predittiva, uno dei quesiti centrali per comprendere la natura e l’origine dei poteri attuali.

 

FILOSOFIA

Aldo Giovanni Ricci, La magnifica illusione. Marx tra formule, dialettica e profezie (Palombi, pagg. 1465, Euro 12,00)

Il volume di Aldo Giovanni Ricci presenta l'avventura intellettuale di Marx come un lungo viaggio, sulla scia del pensiero hegeliano, alla ricerca dell'alienazione del mondo moderno, individuata nella proprietà privata e negli sviluppi che ne derivano nell'era del capitalismo. Marx, nel Capitale, ci mostra un "mondo a testa in giù", per usare le sue parole, un mondo dove le merci prodotte vivono di vita propria e i salariati che le producono diventano mezzi del capitale per crescere su se stesso. Nell'alienazione della produzione di merci trovano le loro radici anche la separazione tra società civile e Stato politico, e le astrazioni della religione, dove l'uomo mette in Dio ciò che toglie a se stesso. Il punto d'approdo della profezia di Marx è un mondo supersviluppato sul piano produttivo e scientifico, la conclusione della storia nella salvezza universale e nella riconquista del paradiso perduto, con la fine di ogni contrasto e quindi con il venire meno dello Stato e della stessa politica. Ma il buio del secolo breve appena trascorso ha ampiamente dimostrato che la civitas Dei non è di questo mondo e che le risposte alla crisi della politica, almeno finché non vivremo in un mondo di puri spiriti, possono venire solo dalla politica stessa.

 

LETTERATURA

Aleksander Solzenicyn, Tre racconti (Jaca Book, pagg. 128, Euro 10,00)

 

L’ultimo Solgenitsin tradotto in italiano è un ritratto impareggiabile dell’intellettuale di regime. Non solo quello sovietico di prima  della fine del comunismo, ma quello politically correct dell’Italia e dell’ Europa di oggi. In tre racconti finora inediti , il grande testimone del totalitarismo  comunista, Premio Nobel per la letteratura, contrappone con la scrittura  essenziale del suo “Una giornata di Ivan Denisovic” (1962) la lettera di un  ragazzo, figlio di kulaki (contadini) prossimo alla morte in un campo di lavoro  forzato, all’atmosfera frivola, cinica e, nel fondo, disumana di una

Dacia  dove un noto intellettuale progressista,  perfettamente integrato nel regime, sorseggiando tè ed assaggiando una delicata  confettura di albicocca, discute di stili letterari con un docente di  sceneggiatura ed un critico. Solo a fine conversazione l’intellettuale fa un  veloce cenno alla lettera ricevuta, nella quale il ragazzo chiedeva qualche  genere di prima necessità per poter sopravvivere. Una lettera – commenta – che  merita di essere presa ad esempio di “realismo letterario”. Il suo esclusivo  interesse è la cifra di scrittura, il resto della realtà è cinicamente abolito  per non mettere a repentaglio la sua vita dorata. “Ma lei risponde a questa  gente?”, non può fare a meno di chiedergli uno dei suoi interlocutori. “Ma no,  perché dovrei? E poi, non è la cosa importante. L’importante è la trovata  linguistica”.

 

 

CLASSICI

 

Joseph de Maistre, Stato di natura. Contro Jean Jacques Rousseau (Mimesis, pagg. 70, Euro 10,00)

 

Lo stato di natura rousseauiano è un piano concettuale, una zona di riferimento definita da una fondamentale incapacità da parte dell’uomo di pervenire a se stesso. L’individuazione di un periodo di latenza di tutte le facoltà umane (lógos, téchne e nómos) sospende il nesso causale attraverso cui il diritto sembra doversi riferire alla vita come un destino e l’ordine sociale discendere dalla natura dell’uomo prima di ogni patto: lo stato di natura è la minaccia che per il controrivoluzionario Joseph de Maistre si tratta ad ogni costo di scongiurare, l’arma puntata alle tempie del diritto naturale. Sulla scena di questo feroce e festoso pamphlet che apparve a titolo postumo, Maistre oppone «l’azione della legge divina» al «carattere satanico della Rivoluzione».

 

 

TESTIMONIANZE

 

Eugenio Corti, I più non ritornano Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43) (Ares, pagg. 336, Euro 12,90)

 

I più non ritornano è il diario dell’odissea del ventunenne tenente d’artiglieria Eugenio Corti, uno dei quattromila italiani (su 30mila) che riuscirono a scampare dalla sacca di Arbusov nella Campagna di Russia. Il libro apparve in Italia nel 1947, e quella di Corti fu, in assoluto, la prima voce a raccontare l’inferno bianco della tragedia dell’Armir. Nella partecipata Introduzione, Luca Doninelli ha sottolineato il cuore della ricerca dell’autore del Cavallo rosso: «I più non ritornano impone al lettore di rintracciare, per prima cosa, i termini della narrabilità degli eventi reali in esso riportati. Leggendolo, vengono in mente l’ultimo Eliot con le sue parole irritanti (“E il Figlio dell’Uomo non fu crocefisso una volta per tutte/ il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte, / le vite dei Santi non vennero donate una volta per tutte (...). E se il Tempio dev’essere abbattuto / dobbiamo prima costruire il Tempio”), le immagini del Terzo Segreto di Fatima, e tutto quello che ci piacerebbe dimenticare. Perché a tutti piacerebbe un Comunismo senza Gulag, una Resistenza senza foibe, un’America senza Hiroshima. Ma sarebbe una menzogna, anche se si capisce che evitare la menzogna significa guardare cose che ci farebbero girare d’istinto la testa da un’altra parte. I più non ritornano è pieno di cose che fanno girare la testa dall’altra parte, e Corti non prova nessun piacere sadico nel raccontarcele. Semplicemente, ci istruisce circa una possibilità nuova, quella di guardare l’orrore e raccontarlo, testimoniarlo, senza dover cadere nella disperazione, portando l’intelligenza umana fin sul margine di quell’impossibile speranza da cui scaturisce, finalmente incensurata, tutta la narrazione del mondo».

 

PERSONAGGI

 

Stefano Giuliano, J.R.R. Tolkien - Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli (Bietti, pagg. 346, Euro 22,00)

 

Il grande successo di Tolkien sembra dimostrare che anche nell'attuale società occidentale hanno ancora un senso i miti e le storie di eroi. Le avventure di Elfi e Hobbit richiamano antichi modelli di comportamento, ripensati però per il presente, come risposte ai problemi dell'età contemporanea. I rapporti tra individuo e potere, i limiti del sapere scientifico e tecnologico, gli effetti dell'industrializzazione sulla natura: questi alcuni degli argomenti affrontati da questo studio in una nuova edizione ampliata e aggiornati. Il percorso di Frodo, fragile Hobbit, diventa metafora della condizione dell'uomo di oggi, preda di spinte contrastanti che ne minano le certezze e le convinzioni.

                                                                      ***

 

Giovanni Ansaldo, Stile piemontese (Aragno Editore, pagg. 113, Euro 12,00)

 

Stile piemontese è un insieme di atmosfere dalle quali affiora il rimpianto per un mondo perduto. Giovanni Ansaldo, conservatore romantico, con l’attenzione e l’ammirazione per la vita privata e il corso politico di «due presidenti», di due «personaggi», tali Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi, in epoche diverse emblematici della ‘Provincia Granda’, fa intravedere in trama un contesto umano e sociale, il gioco delle idee e dei comportamenti di un appartato e discreto lembo d’Italia. Attraverso Giolitti e Einaudi, Ansaldo rende omaggio alla più subalpina fra le province subalpine.

 

ARTE

Mario Sironi, Scritti inediti (1927 – 1931) (Abscondita, pagg. 92, Euro 12,00)

Sono raccolti in questo volume una quarantina di testi di Sironi, apparsi sul "Popolo d'Italia" fra il 1927 e il 1931, e da allora mai più ripubblicati. Sono articoli di profondo interesse perché si soffermano su alcuni protagonisti dell'arte italiana (Fattori, Gola, Wildt) o scoprono precocemente artisti allora agli esordi (Fontana, Sassu, Manzù, Cantatore, De Amicis, Regina, Andreoni, Di Terlizzi e molti altri). Anche le cronache d'arte che riguardano pittori dimenticati, però, presentano motivi di forte interesse, perché danno l'occasione a Sironi di trattare problemi stilistici (il superamento del verismo e dell'impressionismo, la critica al divisionismo e al secessionismo, il dialogo fra modernità e classicità, il valore non decorativo del colore) o ideologici (il rapporto fra arte e fascismo). Nella postfazione, infine, Elena Pontiggia riesamina l'intero corpus di scritti di Sironi espungendo molti falsi. Dimostra infatti che una decina di articoli, attribuiti all'artista nell'ormai classica antologia di testi sironiani del 1980, sono in realtà di altra mano.

ARCHITETTURA

 

Alberto Novati e Aurelio PezzoIla,  Il mutevole permanere dell'antico. Giuseppe Terragni e gli architetti del razionalismo comasco (Araba Fenice, pagg. 212,  Euro 35,00)

Sono ancora utilizzabili, per la costruzione dello spazio contemporaneo, quelle antiche matrici architettoniche che hanno contribuito a dar forma alla  civiltà occidentale?  Lavorando pazientemente, come personaggi interessati alle  vicende, Alberto Novati e Aurelio Pezzolla hanno  condotto una serie di incursioni, nell'ambito della storia del  linguaggio architettonico e degli insediamenti, per saggiare il modo del  "permanere-mutevole" delle matrici all'interno delle figure architettoniche  prodotte in un determinato tempo e spazio. Verso Giuseppe Terragni in un  viaggio nel continuo confronto generazionale, nel tentativo di fare proprie e  attualizzare le eredità dei padri. Un viaggio nella città del razionalismo  comasco, accompagnato da figure amiche, quali il compagno di studi Renato  Tomirotti ed il Professore, Enrico Mantero.

 

FANTASTICO

Andrea Augello, I draghi d’Italia  (Gaffi Editore, pagg. 228, Euro 16,00)

 

Andrea Augello ci regala, attraverso uno studio accurato, un libro a che ripercorre le tracce della figura fantastica del drago, fino a scovarne i luoghi dove questo si nasconde. "I draghi d'Italia" raccoglie sette leggende che hanno per protagonista il temibile animale sputa fuoco (figura fantastica o reale?); ne viene fuori il racconto della lotta secolare tra l'essere umano e i suoi demoni. A corredo iconografico una serie di immagini (dai quadri rinascimentali fino ai cartoni animati e ai romanzi fantasy) che ne ritraggono le scene più cruente. Il libro è anche una guida turistica completa di mappe e indicazioni cartografiche utili a chi voglia andar per draghi, lì dove se ne sono registrate le tracce.

Lì un affresco, qua un dente di drago conservato in una cripta, là ancora un San Giorgio che si confonde con un altro santo: si può costruire un itinerario “dragonesco” in Italia, attingere alle leggende che ne sono il fragile e recuperato tessuto, comprendere che il nostro non è solo il paese degli spaghetti e dei mandolini ma anche il luogo dove è rimasta sedimentata tanta cultura indoeuropea.

Descrizione completa

Descrizione parziale

FUMETTI

Nazareno Giusti, “Non muoio neanche se mi ammazzano” – Vita di Giovannino Guareschi (Hazard Edizioni, pagg. 128, Euro 14,00)

Scrittore, giornalista, caricaturista e umorista, Guareschi è universalmente noto come autore della saga di Peppone e Don Camillo, nata dalla sua penna nella serie di romanzi del “Mondo piccolo”, iniziata nel 1948, e della quale la trasposizione cinematografica del regista francese Julien Duvivier, che si avvalse delle interpretazioni dei popolari attori Gino Cervi e Fernandel, decretò il successo internazionale, facendone uno degli scrittori italiani più letti e tradotti nel mondo.  Molto meno nota è la sua personale vicenda umana, che Nazareno Giusti ripercorre nei due volumi a fumetti che compongono l’opera, utilizzando documenti autobiografici editi e inediti. Giusti approfondisce, in particolare, la vicenda dell’internamento nei campi di prigionia tedeschi negli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale, e la storia del processo e della condanna per diffamazione nei confronti di Alcide De Gasperi. Ma le sue tavole non si limitano soltanto a tracciare questa storia di vita piuttosto misconosciuta. In ognuno dei 17 capitoli che compongono i due volumi, attraverso l’uso di un diverso colore “dominante” e un attento intercalare di citazioni da scritti, interviste, resoconti di cronaca locale ecc., Nazareno Giusti riesce a comunicare tonalità emotive forti e inaspettate, che gettano una luce nuova sulla forte personalità di Guareschi e sui suoi modi scanzonati, esaltandone i tratti più lirici e drammatici: l’attaccamento ai luoghi di origine, alle loro atmosfere e ai loro paesaggi, alla dimensione affettiva all’interno come all’esterno della cerchia familiare, il profondo sentimento religioso unito a un’altrettanto profonda considerazione della dignità umana come risorsa vitale

STILI

Fabriano Fabbri, L’orizzonte degli eventi – Gli stili della moda dagli anni sessanta a oggi (Atlante, pagg. 216, Euro 29,00)

Cosa succede se applichiamo alla moda i criteri interpretativi propri dell'arte? Cosa succede se consideriamo i grandi stilisti contemporanei per quel che sono, artisti a tutti gli effetti?

La moda negli ultimi cinquant'anni è cambiata profondamente. Nuovi consumatori si sono affacciati sul mercato facendo della moda un fenomeno di massa, mentre la cultura giovanile manifestava anche nel look la necessità di rompere col passato, di farla finita con regole che non rappresentavano più le istanze della modernità. L'orizzonte degli eventi pone in relazione l'universo della moda, gli stilisti emergenti, le tendenze e i materiali con gli esiti più interessanti dell'arte contemporanea e i fenomeni più incisivi della cultura pop.

Stilisti come Pierre Cardin, André Courrèges, Ungaro e Paco Rabanne a Parigi; Fiorucci, Versace, Moschino, Dolce & Gabbana in Italia da sempre ribaltano le convenzioni. L'orizzonte degli eventi spiega come la moda radicale abbia ripreso a sfidare i preconcetti, e come le nuove capitali della moda (Giappone, Paesi Bassi, Brasile) contribuiscano a moltiplicare i richiami all'avanguardia artistica e ad annullare le barriere fra cultura "alta" e "bassa".

 

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