Editoriale

Silvio, Giulia e Papa Borgia

Conviene ripassare un po' di storia per capire che ... certi magistrati la ignorano

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ià gli incolti perbenisti adesso si domanderanno cosa abbiano in comune tra loro Alessandro VI Borgia, Silvio Berlusconi, Giulia Farnese e Ruby Rubacuori.

Molto. E basterebbe avere un minimo in più di conoscenza della storia– e di antropologia storica – per comprenderlo facilmente, ma dal momento che molti saranno certamente digiuni proviamo a darne contezza ed illuminazione.

Giulia Farnese – insieme ad altre giovani del suo tempo come Gaspara Stampa, Fiammetta, Lucrezia Porzia, Tullia d’Aragona, Beatrice la Spagnola, Maria Molza, Ortensia Greca, Donna Olimpia, Imperia, La Fornarina e la stessa Vannozza Cattanei - è stata l’amante giovanissima di Rodrigo Borgia, noto meglio come Papa Alessandro VI.

Originaria dell'alto Lazio, Giulia, presto chiamata “Giulia la Bella”, ci viene descritta di statura media, le forme aggraziate, la carnagione perlacea e grandi occhi di giaietto in un viso dolce, incorniciato da una lunga chioma corvina che secondo i canoni estetici del tempo veniva trasformata in quel colore aureo che si denominerà “rosso tiziano”. E’ la sua bellezza ad aprirle la strada del potere e della ricchezza, dando inizio alle fortune che segneranno il destino della casata dei Farnese.

La descrizione della sua giovanile bellezza ci è giunta grazie ad un corrispondente di Cesare Borgia. Le dame raccontavano che per evidenziare la sua carnagione, Giulia, dormisse in lenzuola di seta nera. Questa era Giulia La Bella, un’alchimia di freschezza, grazia e seduzione.

Educata come doveva esserlo una signora dell’epoca, nel rispetto dei valori, usi e consuetudini della raffinata aristocrazia del suo tempo, all’età di dieci anni Giulia restò orfana di padre. La madre ritenne così opportuno procedere con l’accordo preso anni prima con il cardinale Borgia e dare la propria figlia in sposa ad Orsino Orsini,  consentendole così di entrare a pieno titolo nella nobiltà romana. Le nozze vennero celebrate a Roma nel 1489, proprio nella dimora fortificata di Rodrigo Borgia, allora ancora cardinale. Giulia aveva 15 anni  e già da almeno un anno era diventata l’amante del futuro Papa; uomo che non disdegnava la bellezza muliebre ed i piaceri della carne - di tutti i peccati certamente i più comprensibili tranne che dagli invidiosi impotenti, allora come oggi – e che all'epoca del matrimonio di Giulia aveva già avuto quattro figli dalla sua amante Vannozza Cattanei.

Il cardinale Rodrigo, cinquantottenne, desiderò quella fanciulla così bella. Giulia, non ancora quindicenne, gli si offrì spontaneamente senza coercizione né violenza. La giovine Farnese divenne ben presto la nuova amante riconosciuta di Rodrigo Borgia, completamente preso nel cuore e nell’anima dalla passione per quella ragazza fino a farla risiedere nel palazzo di Santa Maria in Portico. E’ di quel periodo il dipinto noto come “La dama e l'unicorno” che è  molto probabilmente il ritratto della stessa Giulia Farnese.

Asceso al Sacro Soglio con il nome di Alessandro VI, Giulia ne divenne la concubina ufficiale. Le maldicenze sul conto della giovane cortigiana crebbero come le onde del mare, tanto che i romani presero ad appellarla col soprannome di “concubina papae” o con ironia “sponsa Christi”.

Alessandro, prodigo verso gli amici, prese ad elargire benefici e donazioni a tutti coloro che rientravano nella sua corte e tra costoro anche alla famiglia Farnese, in qualche modo "ricompensata" per le grazie, non soltanto di talamo, che Giulia concedeva al pontefice.

Ordunque è evidente adesso come nella Storia esistano similitudini, corsi e ricorsi.

Una giovane e bella ragazza sul finire del XV secolo si concede volontariamente, in quanto “cortigiana” e non prostituta, semmai “mantenuta”, ad un uomo di potere, anzi all’uomo di maggior potere dell’epoca in Europa: il Sovrano Pontefice della Cristianità.

Non soltanto quindi ne condivide il letto ma il tempo felice tra musiche, danze e feste, senza costrizione alcuna, ma traendone grande piacere seppur da una relazione con un uomo che sarebbe potuto essere benissimo suo padre. Oggi i borghesi più inclini all’iprocrisia puritana si straccerebbero le vesti gridando alla “pedofilia”.

Quanto è più volgare e falso il nostro ventunesimo secolo, democratico e liberale rispetto all’aureo rinascimento!

Notate la similitudine con gli eventi contemporanei adesso?

Allora, cinquecento anni fa, un Papa si giace con una giovane e la ricopre di ricchezze, viene aspramentente vituperato dai beghini moralisti dell’epoca ma nessuno osa certo deporlo per un simile fatto che riguarda, al più, la sua anima ma non ne intacca minimamente ogni attributo di potere né spirituale né temporale.

L’infame, ipocrita, farisaica, invidia contemporanea invece, mediante l’uso violento di un vero e proprio “braccio politicamente armato” quale è certa magistratura oggi, approfitta della passione affettiva di un “moderno principe” per una giovane donna per incatenarlo e condannarlo con la più infamante, e fasulla, delle accuse.

Come Giulia La Bella, Ruby non è vittima di alcuna costrizione, lei è l’equivalente di una “cortigiana” contemporanea non di una baldracca da trivio. Non è stata pagata ma, come qualsiasi cortigiana della storia, ha ricevuto doni ed elargizioni, Questo fatto fondamentale fa sì che non si possa parlare di prostituzione. E’ il nostro paese affetto da sessuofobia per ciò che riguarda gli altri e mai sé stessi, e ci si accanisce contro Berlusconi, ma nessuno ha mai gridato allo scandalo per Togliatti e Nilde Iotti o per la differenza di età tra Moravia e Carmen Llera. E’ nel diritto di un uomo, se lo può e lo ritiene, far regali e donazioni alla propria amante, semmai chi dovrebbe avere qualcosa da ridire non è un magistrato ma la consorte legittima, qualora si sentisse tradita ed offesa.

La prostituzione ha caratteristiche saltuarie, episodiche e non ammette consequenzialità, telefonate, frequentazioni, pranzi, conoscenze. Chi va con una prostituta non la invita a cena, soprattutto non le dà decine di migliaia di euro con una regolarità settimanale che semmai si riserva alle mogli e proprio alle amanti mantenute, ovvero alle “cortigiane”.

Come per Papa Borgia, Berlusconi non ha mai ritenuto Ruby una prostituta, visto che Ruby non lo era, ma compagna di un rapporto amicale, affettuoso, di amore con una minorenne forse. E chi dice che un uomo “anziano” non possa amare una molto più giovane di lui, se costei è liberamente consenziente?

Questo è il paese in cui viviamo ormai, appunto ben lungi da quell’età delle meraviglie che tra Quattro e Cinquecento lo ha reso grande, con magnifici uomini e splendide donne, un paese dove prima splendeva d’oro e bellezza ed adesso giace, opaco e tristo, nella pochezza intellettuale e d’anima degli attuali governanti.

Ridateci lo splendore di un tempo, i suoi Signori e soprattutto le loro Cortigiane, ridateci un Nuovo Rinascimento!

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 17/06/2013 12:30:11

    Viva il Rinascimento e speriamo arrivi il Rinascimento.2.0 ma la similitudine Papa Borgia-Cavaliere Berlusconi mi sembra perlomeno azzardata.

  • Inserito da Max il 17/06/2013 12:23:00

    Quando manca la cultura la civiltà arranca e si crogiola nel vivere nella banalità del nozionismo nella supponenza di essere colta.

  • Inserito da ines doffini il 17/06/2013 12:20:16

    Desidero tornare indietro di qualche secolo e vedere gli splendori di Roma ....

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